Partito ieri, il cammino di un gruppo di venti turisti, in gran parte dal Veneto, sulla Via Francigena Micaelica, da Celle San Vito a Monte Sant’Angelo. Si tratta del primo viaggio organizzato da un tour operator specializzato in cammini su questo itinerario, a testimonianza del crescente interesse del mondo del turismo lento verso questo pezzo di Via Francigena in Capitanata.
Merito dell’interesse del tour operator emiliano Appennino Slow e della guida escursionistica e turistica foggiana Francesco Martino, che accompagna il gruppo ed ha curato l’itinerario. I partecipanti, riuniti domenica simbolicamente sotto l’arco di Traiano a Benevento, inizieranno a camminare dalla masseria San Vito, antica taverna e stazione di sosta lungo la Via Traiana, denominata allora Mutatio Aquilonis. Giunti a Celle San Vito, alcuni camminatori abitanti di San Vito di Cadore, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, porteranno i saluti della loro comunità alla sindaca insieme ad alcuni doni, per iniziare un dialogo tra i due paesi legati, oltre che dal nome del santo martire, dalla collocazione montana e da una storia linguistica particolare, il ladino da una parte ed il franco-provenzale dall’altra.
Il cammino proseguirà poi verso Troia e Lucera, attraversando il Tavoliere per San Severo ed entrando nel Gargano dal santuario di Stignano. Da San Giovanni Rotondo fino a Monte Sant’Angelo il gruppo effettuerà una deviazione per sostare una notte all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, e provare l’esperienza di una vera accoglienza pellegrina in un luogo intriso di spiritualità. Sabato l’arrivo al Santuario di San Michele e poi una visita a Foggia prima di ripartire l’indomani. “La Via Francigena rappresenta un’importante opportunità di sviluppo del turismo lento e di sostegno alle aree interne – racconta la guida Francesco Martino – la provincia di Foggia è quella con più chilometri e tappe in Italia, circa 265 km e 13 tappe distribuite su tre itinerari. In particolare la variante micaelica da Troia a Monte Sant’Angelo è uno dei tratti più belli di tutto il cammino europeo, l’unico in Italia ad attraversare un parco nazionale, quello del Gargano.
L’organizzazione di pacchetti viaggio di una settimana su questo cammino dà l’opportunità al territorio di sviluppare un’economia sostenibile, dalle accoglienze alla ristorazione, alle ditte di trasporto per transfert e trasporto bagagli, alle guide locali e ai siti culturali visitati. Cruciale in questo senso può essere anche l’aeroporto di Foggia come hub per arrivo e partenze di gruppi”.
Cosa c’è da fare ancora per promuovere questo itinerario? “La Regione ha cominciato a investire sul percorso, con l’installazione di nuova segnaletica e la realizzazione di due ostelli, a Celle San Vito e Monte Sant’Angelo. Molto però resta ancora da fare, nella sistemazione e manutenzione, alcune tappe come quella da San Severo a Stignano, presentano ancora forti criticità. La via litoranea da Monte Sant’Angelo verso Margherita di Savoia non è ancora attrattiva ed è un peccato.
Necessario è un coordinamento tra i comuni, la provincia e la Regione per una promozione specifica del cammino come prodotto turistico. Per questo è necessario coinvolgere i professionisti del turismo, come le guide escursionistiche che conoscono i cammini e le esigenze dei camminatori. Non basta il contributo pur vitale di associazioni ed esperti locali. Un’ipotesi potrebbe essere la creazione di una DMO della Francigena in Capitanata, come è stato fatto in altre regioni come il Lazio”
Le DMO (Destination Management Organization) sono soggetti di natura pubblica o pubblico-privata responsabili della gestione e promozione di una determinata destinazione turistica. Si occupano di promuovere, commercializzare e gestire i flussi turistici coinvolgendo gli attori del territorio. “Ancora non si capisce l’importanza di questo itinerario e le opportunità che offre. Camminare lungo questa via consente un’immersione in una varietà di paesaggi unica, in una storia millenaria, permettendo di incontrare diverse comunità.
Ad esempio, la possibilità di poter sostare all’ex convento di Stignano, che ora ospita un Centro di Accoglienza Migranti, è un’occasione unica di incontro umano tra chi viaggia per scelta e chi lo ha dovuto fare per necessità. Perché un cammino non è solo semplice svago o vacanza, ma un’esperienza che può cambiare la vita”.