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I TRE PAPI PUGLIESI

La Puglia può essere considerata terra di radicata religiosità, culla di Santi. Ma si conferma, nella sua radicata religiosità, anche terra di Papi, avendone dati ben tre alla Santa Romana Chiesa. Lo ha documentato lo storico Matteo Fantasia, nel  volume “I Papi Pugliesi” (Schena editore, 1987), portando alla luce una verità sconosciuta al grande pubblico.

Bonifacio IX  (Pietro Tomacelli), nato a Casarano in Salento, fu papa dal 1389 al 1404; Innocenzo XII (Antonio Pignatelli), nato a Spinazzola, dal 1691 al 1700; Benedetto XIII (Vincenzo Maria Orsini), nato a Gravina di Puglia, dal 1724 al 1730.

Questi tre Pontefici pugliesi hanno lasciato un’impronta notevole nella storia della Chiesa cattolica, contribuendo in modo significativo al suo sviluppo. Furono protagonisti delle sue vicende, talora turbinose. 

Bonifacio IX fu Papa durante lo Scisma d’Occidente. Salito al soglio pontificio a soli 45 anni, i giudizi storici su di lui sono contrastanti. Negativi: cultura limitata, superficialità e favoritismo familiare (fu tacciato di nepotismo, simonia). Positivi: Fliche, Martin e Castiglione lo descrivono come giovane, casto, desideroso di pace e carità.

Il recupero e la riabilitazione della sua memoria storica sono avvenuti grazie al vescovo Antonio Sanfelice (1717), uno dei più illustri pastori della diocesi di Nardò. Correva l’anno 1717 quando, durante la sua visita pastorale, per ricordare il battesimo di questo illustre figlio salentino “ordinò che fosse rinnovato il ricordo quasi distrutto dell’ottimo principe che immortalmente meritò dell’orbe cristiano e della Chiesa”, facendo sostituire l’epigrafe quasi distrutta dal tempo, che era stata apposta tre secoli prima. Dice l’iscrizione, tradotta dal latino: “(…) Fermati o forestiero e ammira il decoro di questo tempio: qui Bonifacio IX Tomacelli pontefice massimo nato da genitori signori dell’uno e dell’altro Casarano col sacro battesimo fu purificato; questa chiesa primieramente venerò come madre colui che poi in Terra fece le veci del sommo Dio“. 

Papa Innocenzo XII, nato Antonio Pignatelli, si contraddistinse per una brillante carriera ecclesiastica: sacerdote dell’ordine dei Gesuiti, con laurea in diritto canonico e civile,  

La sua preparazione teologica e giuridica consentì a molti pontefici di averlo stretto collaboratore, soprattutto nelle questioni difficili da dirimere. Fu ambasciatore e fine diplomatico, nunzio apostolico a Varsavia e Vienna. Purtroppo, questa carriera che sembrava essersi avviata verso una folgorante ascesa, fu interrotta quando Clemente X, papa Altieri, nominò Pignatelli vescovo residenziale a Lecce, dove restò per 12 anni. Del suo episcopato in terra leccese si ricordano alcune importanti opere destinate alla cattedrale: tre porte nuove realizzate a sue spese, il restauro della campana grande e la dotazione di ricchi paramenti sacri e di due paliotti d’argento. Il suo ricordo fu sempre esaltato, tanto che alla sua morte, avvenuta il 28 ottobre del 1700, proprio a Lecce furono celebrate solenni esequie. 

Pignatelli fu Legato pontificio a Faenza e a Bologna, ma fu Napoli (dove operò come vescovo dal 1686 per quattro anni,  facendo emergere le sue doti di attento conoscitore delle problematiche politiche), la sede che lo lanciò per l’ascesa alla carica più importante e più prestigiosa nella vita della Chiesa.

Dopo lunghi mesi di conclave, ben sei, il 12 luglio 1691, Antonio Pignatelli divenne il successore di Pietro. Non fu eletto all’unanimità, ma si mostrò all’altezza del compito, seppe dare prova di governo, combattendo il nepotismo e ogni forma di corruzione e di sopruso nei confronti dei poveri, nominando un avvocato che prendesse le loro difese. La sua attenzione verso gli ultimi si concretizzò, inoltre, con la ristrutturazione dell’orfanotrofio San Michele a Ripa a Roma, che ampliò in modo da poter accogliere ed ospitare 300 ragazzi tolti dalla strada e avviarli al lavoro. 

Innocenzo XII morì il 27 settembre 1700, durante il Giubileo del 1700. Il processo di canonizzazione per portarlo agli onori degli altari fu ostacolato da motivi politici (aveva avuto degli scontri violenti con Luigi XIV a causa del gallicanesimo).

Papa Benedetto XIII, nato Pierfrancesco Orsini; divenuto domenicano come Vincenzo Maria, vestì l’abito domenicano contro la volontà della famiglia. Fu nominato cardinale a 22 anni. Vescovo di Manfredonia, Cesena e Benevento, si distinse per l’impegno sociale e per  la creazione dei “Monti frumentari” (banche del grano). 

Il giornale di Napoli «Avvisi Pubblici» n. 27 del 4 luglio 1724 annunciò così la nomina di Orsini al pontificato: «E’ stato tale e tanto il giubilo inteso dalla Cittadinanza dello stato di Solofra per la esaltazione al soglio Pontificio del di loro primo natural Padrone, oggi Sommo Pontefice, che per dieci giorni continui quel pubblico lo manifestò con estraordinaria allegrezza facendo vedere pareggiare la notte col giorno per la quantità ben grande de’ lumi, ed altri fuochi di gioia accesi nelle publiche strade, e nei palagi, in molti dei quali vedevasi esposto il ritratto di S. Santità, e facendo sentire un continuo rimbombo di mortaretti, salve d’archibuggi, e di varie sorti di fuochi artificiali».

Vissuto in povertà e semplicità, Benedetto XIII durante il Pontificato fece ricostruire la città di Benevento dopo il terremoto del 1688. Fu ritenuto uno spirito umile e caritatevole; il suo tratto distintivo fu l’attenzione costante ai bisogni dei poveri e alla riforma del clero. Ma il suo fu un pontificato molto “discusso”. Tra i demeriti, la persecuzione contro Pietro Giannone. Morì il 21 febbraio 1730. Per non disturbare il popolo romano, impegnato nelle strade a festeggiare il Carnevale, per lui non suonarono neppure le campane a morto.   

teresa maria rauzino

l’edicola