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LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA PER DAVIDE CARPANO: “AGEVOLÒ IL CLAN LI BERGOLIS-MIUCCI”

Con la sentenza n. 16107 depositata, la Corte di Cassazione, Quarta Sezione Penale, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Davide Carpano, confermando così la condanna a otto anni di reclusione inflitta in secondo grado dalla Corte d’Appello di Bari per detenzione e spaccio di stupefacenti aggravati dal fine di agevolare un’associazione mafiosa.

I giudici supremi, presieduti da Emanuele Di Salvo e con la relazione affidata a Lucia Vignale, hanno ritenuto legittima la motivazione fornita dai magistrati di merito, i quali avevano evidenziato il legame tra l’attività di narcotraffico gestita da Carpano e l’interesse diretto del clan mafioso “Li Bergolis-Miucci” a mantenere il controllo dello spaccio nel territorio garganico, in particolare a Vieste.

Secondo la ricostruzione giudiziaria, Davide Carpano – pur ristretto agli arresti domiciliari – avrebbe partecipato all’organizzazione di una consegna di quasi 100 grammi di cocaina, avvalendosi dell’aiuto di familiari e affiliati detenuti come Enzo Miucci e Claudio Iannoli, in grado di operare anche dall’interno del carcere grazie all’uso illecito di telefoni cellulari. Il piano prevedeva la distribuzione della droga in favore del sodalizio criminale, garantendo così il flusso di denaro utile al mantenimento del gruppo mafioso e dei familiari di affiliati detenuti o deceduti.

A nulla sono valse le argomentazioni della difesa, che aveva sostenuto l’assenza di un reale legame tra Carpano e il clan mafioso, richiamando precedenti giudiziari in cui l’imputato era stato invece inquadrato in gruppi rivali, tra cui quello capeggiato da Marco Raduano. Gli avvocati avevano inoltre cercato di ridimensionare il ruolo dell’imputato, sostenendo che agisse come piccolo spacciatore indipendente, ignaro degli interessi mafiosi sottesi all’operazione.

Ma la Suprema Corte ha ritenuto la motivazione dei giudici di merito «logica, coerente e non manifestamente illogica», richiamando le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che, in maniera convergente, hanno indicato Miucci, Iannoli e Pettinicchio come elementi organici al clan “Li Bergolis”, attivo da anni nel controllo delle piazze di spaccio e legato da vincoli di sangue alla famiglia Li Bergolis.

Nonostante il tentativo della difesa di evidenziare le contraddizioni tra i diversi filoni investigativi, la Cassazione ha ritenuto prevalente il quadro indiziario offerto dalle intercettazioni e dalle testimonianze dei pentiti, che confermerebbero la consapevole adesione di Carpano al progetto criminale.