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TURISMO IN PUGLIA, NEL SETTORE MANCANO 30 MILA ADDETTI. «I GIOVANI PREFERISCONO L’EDILIZIA»

Allarme di Confesercenti e Confindustria. Difficoltà da parte della stragrande maggioranza delle strutture ricettive pugliesi di offrire contratti di lunga durata, essendo esse stesse attività per lo più stagionali.

Con l’avvio della stagione turistica, puntuali emergono fragilità e crucci degli albergatori pugliesi, alle prese, tra l’altro, con una carenza di personale che, secondo recenti stime di Assoturismo Assohotel Confesercenti Puglia, quest’anno tocca la considerevole cifra di circa 30 mila addetti, parte dei quali, pur avendo esperienza nel settore dell’accoglienza, sembra preferiscano trasmigrare in altri ambiti come l’edilizia.

Si tratta di un dato «assai realistico», a sentire il presidente regionale dell’associazione, Giancarlo De Venuto, «considerando che in ognuna delle nostre strutture la carenza di personale fa segnare una media di circa tre unità, con punte che possono superare questa cifra laddove il reclutamento dei lavoratori diventa più impegnativo per via della stagionalità dei contratti».

Il settore turistico sembra non essere attrattivo, soprattutto perché l’occupazione è, per circa il 70%, di carattere stagionale. Finito il periodo lavorativo, il lavoratore può percepire il contributo della disoccupazione solo per il 50% del periodo lavorato negli ultimi due anni. Con questo sistema i lavoratori riescono a ottenere al massimo sei mensilità. Perciò molti di loro cambiano completamente settore, spostandosi soprattutto nell’edilizia.

La penuria di lavoratori «riguarda pressoché tutte le figure professionali, dalla ristorazione al ricevimento, passando per il settore informatico che ormai è imprescindibile in quanto imposto dallo sviluppo tecnologico al quale l’ambito dell’accoglienza alberghiera non può sottrarsi», rimarca De Venuto. L’ostacolo principale alla copertura dei posti vacanti in hotel, campeggi, b&b sarebbe la difficoltà da parte della stragrande maggioranza delle strutture ricettive pugliesi di offrire contratti di lunga durata, essendo esse stesse attività per lo più stagionali.

«In realtà, la problematica relativa al personale è strettamente legata alla destagionalizzazione, concetto da tempo evocato – sottolinea Giancarlo De Venuto – e finora mai supportato da azioni concrete, neppure in questi ultimi anni caratterizzati dall’allungamento della stagione turistica dovuto anche ai cambiamenti climatici. Possiamo, infatti, godere di periodi favorevoli sotto il profilo meteorologico a ridosso dell’estate, sia in primavera, sia in autunno. Circa il 70 per cento delle nostre strutture alberghiere – aggiunge De Venuto – è a carattere stagionale e può offrire contratti che, alla scadenza, consentono al lavoratore di percepire generalmente l’assegno di disoccupazione al massimo per sei mesi. Un handicap piuttosto pesante».

De Venuto allarga il campo anche al sistema formativo di settore: «Gli istituti alberghieri sono legati a schemi ormai superati. Occorre fare un passo avanti notevole se si vogliono superare i problemi che riguardano la professionalità degli operatori del turismo. Esistono anche dei master interessanti, promossi dalle università. Ben vengano queste iniziative che innalzano il livello di professionalità e conoscenze, ma tutto questo non basta».

Il vicepresidente di Confindustria Lecce, Fernando Nazaro, egli stesso operatore alberghiero, è chiamato in prima persona a impegnarsi nella difficile opera di sciogliere i nodi che negli anni continuano ad avviluppare il settore turistico. Un comparto che, malgrado tutto, gioca un ruolo non certo trascurabile nell’economia pugliese. «Il turismo non vive di sola bellezza – argomenta Nazaro – e se da un lato le suggestioni del paesaggio, della cultura, del buon cibo e del buon vino non mancano di certo alla Puglia, uno dei problemi più urgenti del settore è la carenza di personale qualificato».

corrieredelmezzogiorno