Assolto e scarcerato dai domiciliari dopo 20 mesi di carcerazione preventiva Fabio Vario, 35 anni, commerciante viestano, arrestato in flagranza il 25 settembre 2023 nel centro garganico per detenzione ai fini di spaccio di 11 chili di hashish e marijuana inviati dalla Spagna dall’ex boss Marco Raduano e dal suo luogotenente Gianluigi Troiano, all’epoca dei fatti latitanti e ora pentiti.
Sono state proprio le dichiarazioni dei due collaboratori di Giustizia a scagionare Vario; Raduano e Troiano hanno raccontato che il giovane garganico non sapeva cosa ci fosse nel pacco che aveva ritirato solo per fare un favore a Troiano su richiesta di quest’ultimo, e per consegnarlo all’effettivo destinatario, un altro viestano.
La corte d’appello di Bari ha così ribaltato la sentenza di primo grado di condanna a 3 anni pronunciata dai giudici di Foggia e assolto Vario, come chiedeva il difensore, l’avv. Francesco Santangelo; il pg aveva chiesto la conferma del verdetto di primo grado. L’imputato che sin dal momento dell’arresto in flagranza si disse innocente, è quindi tornato libero: inizialmente finì in carcere, poi ai domiciliari ora revocati.
Marco Raduano, 42 anni, al vertice dell’omonimo clan alleato del gruppo Lombardi/Ricucci/La Torre nella guerra di mafia garganica con i rivali Li Bergolis/Miucci; e Gianluigi Troiano, compaesano di 32 anni, sono stati a lungo latitanti. Raduano dal 24 febbraio 2023 quando evase dal carcere di Nuoro dove scontava 19 anni per traffico di droga, al primo febbraio 2024 quando fu catturato a Bastia in Corsica; Troiano dall’11 dicembre 2022 quando evase dai domiciliari a Campomarino dove scontava 9 anni anche lui per traffico di droga, al 31 gennaio 2024 quando fu arrestato in Spagna, vicino Granada.
Nei mesi successivi si sono pentiti e hanno confessato il coinvolgimento nella guerra di mafia, in omicidi e traffici di droga.
Hanno anche confessato che mentre erano latitanti in Spagna a settembre 2023 inviarono un carico di droga di 8 chili e mezzo di hashish (da cui si potevano ricavare 95mila dosi) e di 2 chili e 400 grammi di marijuana (da cui si potevano ottenere 14600 dosi), che fu intercettato a Vieste dai carabinieri con l’arresto in flagranza di Vario subito dopo aver aveva ritirato il pacco da un corriere. Per questa importazione di droga e per altri reati i due collaboratori di Giustizia sono in attesa di giudizio davanti al gup di Bari nel processo abbreviato Cripto a 7 viestani accusati a vario titolo di spaccio, favoreggiamento della latitanza dei due mafiosi, incendio dell’auto della madre di un collaboratore di Giustizia, interrogati nel processo d’appello su richiesta dell’avv. Santangelo, Raduano e Troiano hanno detto che il destinatario del pacco era un altro viestano che non riuscirono però a contattare; da qui la decisione di rivolgersi a Fabio Vario, chiamato da Troiano perché ritirasse il plico di cui non conosceva assolutamente il contenuto.
Proprio ciò che disse Vario ai carabinieri quando lo fermarono mentre era sul lungomare Europa di Vieste a bordo di una “Fiat Multipla” con il pacco aveva ritirato dal corriere: il giovane spiegò agli investigatori d’aver fatto un piacere a un conoscente e che doveva consegnare il pacco a un compaesano, l’effettivo destinatario della consegna. Carabinieri, pm e gip non gli credettero e scattò l’arresto con detenzione in carcere. Sulla scorta delle dichiarazioni dei due pentiti. Vario ha visto ora riconosciuta la propria innocenza ed è tornato un uomo libero.
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