Una mitragliata di polemiche con un solo leitmotiv: «il mare è di tutti». Ma lui non si scompone davanti a quelle che definisce «bugie, solo bugie colme di slogan e vuote di contenuti perché alcuni non sanno o non si preoccupano di leggere le carte». Stefano Lacatena, consigliere regionale delegato al Paesaggio e all’Urbanistica, ci parla della sua bozza di legge per rimettere mano alla disciplina del demanio in Puglia. Consigliere Lacatena, pochi giorni fa ha presentato la sua bozza per riformare il Piano regionale delle Coste. Perché ha deciso di avviare questo lavoro? Partiamo dalle motivazioni. «Vorrei far parlare i numeri: in Puglia i Comuni costieri sono 69 e di questi solo 8 hanno approvato il Piano comunale della Costa. Ciò significa che abbiamo un problema e noi legislatori sappiamo anche qual è: le procedure per l’approvazione dei Piani comunali sono a dir poco farraginose e impediscono a un’amministrazione locale di imbarcarsi nell’impresa impossibile. Questo è un problema enorme perché i Piani comunali sono garanzia di tutela del paesaggio e della costa e sono anche garanzia assoluta della giusta suddivisione tra spiagge in concessione e spiagge libere. Perciò, ho voluto mettere mano alla normativa attuale che si compone del Piano regionale delle Coste e della legge 17/2015: ce lo hanno chiesto a gran voce (e giustamente) i Comuni».
Come si è sviluppato l’iter di redazione della bozza? La domanda non è di scarsa importanza, considerando le critiche.
«Infatti, perché questo testo non l’ha scritto “Lacatena” nelle sue segrete stanze e con pochi intimi: è il risultato di mesi di tavoli di confronto con l’Anci Puglia e con tutte le associazioni. Nonostante sia già un testo ampiamente condiviso, ho detto da subito che si tratta di una bozza ancora aperta a qualsiasi contributo che deve pervenire agli uffici entro e non oltre il 26 maggio. È evidente, quindi, la natura pretestuosa della maggior parte delle critiche, soprattutto di quelle che sono arrivate a sorpresa da coloro che avrebbero potuto palesare il loro pensiero in occasione delle riunioni. Ma di questo me ne faccio serenamente una ragione, ciò che non posso proprio sopportare sono le bugie raccontate ai cittadini. Quelle no, non le accetto».
A cosa si riferisce?
«Mi riferisco al cuore delle polemiche, ovvero la questione che verte sulle percentuali di costa da destinare a spiagge libere e in concessione. Nella bozza che ho presentato – e l’ho detto più volte anche durante rincontro pubblico di presentazione del testo – non vi è alcuna decisione di modificare il rapporto 60-40 attualmente in vigore. Non c’è proprio scritto da nessuna parte. L’unico tema posto all’attenzione degli stakeholders è quello della spiaggia libera con servizi, ma non altro. Chi ha voluto strumentalizzare questo aspetto, evidentemente vuole rimanere nello stato attuale e non dare un contributo alla Puglia».
Lei ha anche dichiarato che, in assenza di massima condivisione, non andrà avanti con l’iter legislativo.
«Certo, l’ho detto e lo ribadisco. Ma chi si renderà autore di questo risultato dovrà poi spiegarlo ai Comuni, che ci chiedono aiuto per la pianificazione, e ai cittadini che vogliono regole chiare a tutela dell’ambiente, del paesaggio e del loro diritto alla libera fruizione del mare. Chi è contro una legge che favorisce la pianificazione comunale della costa è contro la libera fruizione del mare. È bene che i pugliesi lo sappiano».
C’è chi addirittura invita a rinviare tutto alla prossima legislatura…
«Lo so bene e mi sembra l’aborto della politica. Se non ci si vuole assumere la responsabilità di lavorare e produrre, chi ha fatto questa dichiarazione dovrebbe dimettersi o rinunciare immediatamente allo stipendio da rappresentante istituzionale. Io sono abituato a lavorare, ancor più quando sono pagato con i soldi dei cittadini, e non ho paura di assumermi responsabilità. So che è un tema spinoso, ma l’atteggiamento di chi mette la testa sotto la sabbia è la morte della buona politica».
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