Dal Nord al Sud Italia, Puglia compresa, il fenomeno delle «fake reviews» (false recensioni) sta tenendo 0 mondo del commercio con il fiato sospeso. Sono diventate l’incubo di ristoratori e albergatori, che temono ogni giorno di poter essere giudicati e a volte anche diffamati da consumatori pretenziosi che, attraverso false recensioni pubblicate online, rischiano di compromettere la reputazione professionale di migliaia di operatori del commercio in termini reputazionali ed economici, se si pensa che le recensioni in generale hanno un impatto che può arrivare anche fino al 30% sul fatturato, alterando le corrette dinamiche di concorrenza.
Le «false recensioni» rappresentano una vera e propria spada di Damocle sulla gestione delle attività commerciali, soprattutto nel settore della ristorazione e del turismo. Secondo i dati del Ministero delle imprese e del Made in Italy, il 70% dei consumatori basa la scelta del ristorante sulle recensioni online, e secondo l’Ufficio studi della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio, il 65% dei consumatori legge le recensioni prima di scegliere un locale: di questi, il 66% le ritiene decisive per la scelta del locale dove recarsi.

Se poi si considera che l’82,8% dei ristoratori ritiene le recensioni molto-abbastanza importanti, si comprende facilmente perché questi sono esposti ai ricatti di chi vuole vendere recensioni false (siti di recensioni). Nel 2024, inoltre, ben l’8,6% delle recensioni pubblicate è risultato falso (dati TripAdvisor).
Anche il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha rimarcato l’importanza di «proteggere imprese e consumatori da contenuti ingannevoli, per fare un passo avanti nella costruzione di un mercato digitale più trasparente e affidabile e l’impegno a continuare il lavoro con determinazione, per costruire un testo efficace e coerente con la normativa europea».
Dall’analisi di questi dati nasce la proposta normativa italiana, contenuta nel Capo IV del Disegno di Legge annuale sulle Piccole medie imprese.
«Le recensioni dei consumatori rappresentano un elemento chiave nel processo decisionale di acquisto – ha spiegato il presidente di Confcommercio Puglia, Vito D’Ingeo – ma secondo un’indagine recente, un consumatore su due ha dichiarato di non riuscire a verificare se le recensioni pubblicate provengano da clienti reali e in che modo vengano raccolte. Nonostante le attuali normative dell’Unione Europea, come la Direttiva sulle pratiche commerciali sleali e il Digital Services Act, il problema delle rei manipolate rimane diffuso».
«Il Governo – ha aggiunto – ha avuto il merito di affrontare con coraggio un tema troppo a lungo ignorato. Ora è fondamentale non arretrare di fronte alle pressioni delle grandi piattaforme internazionali».
La proposta normativa italiana, attualmente incardinata presso il Senato, prevede la limitazione temporale per la pubblicazione delle recensioni (entro 15 giorni dalla finizione del servizio), la necessità di verificarne l’autenticità, fino al diritto per le imprese recensite di replicare e chiedere la rimozione di commenti ingannevoli o superati. Per la prima volta, si riconosce alle imprese un diritto all’oblio digitale e si vieta esplicitamente il commercio di recensioni.
Fipe, insieme ad Hotrec, l’associazione europea di riferimento per il turismo, hanno deciso di sostenere la proposta italiana attraverso contributi tecnici e la campagna «Stop fake reviews», per ribadire l’urgenza di un quadro normativo più trasparente ed efficace. «Serve una normativa chiara che tuteli sia i consumatori che gli esercenti, promuovendo ima concorrenza basata sul merito e non sulla manipolazione delle opinioni – ha commentato Nicola Pertuso, presidente Fipe Confcommercio Bari-BAT».
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