A metà giugno la requisitoria del pm Cardinali, sentenza attesa in autunno. In aula Gibilisco, in videocollegamento i boss al 41bis. Tra i pentiti già condannati anche Marco Raduano.
Si avvicina a grandi passi la chiusura di “Omnia Nostra”, maxi processo al clan garganico Lombardi-Scirpoli-Raduano, rivale dei montanari Li Bergolis. Oggi in Corte d’Assise a Foggia, giudice Diella, ultime incombenze di natura strettamente tecnico-processuale con il deposito di documentazione da parte di pubblici ministeri e parti.
Ascoltato anche un teste presente nella lista dei difensori di Pietro La Torre detto “U’ Muntaner”, 42 anni, uno dei principali imputati, ristretto al 41 bis. A metà giugno, salvo slittamenti, è prevista la chiusura dell’istruttoria con la requisitoria del pm, Ettore Cardinali che formulerà le richieste di condanna o assoluzione. In seguito ci sarà la conclusione delle parti civili e infine le arringhe difensive. La sentenza dovrebbe arrivare tra settembre e ottobre.
Presente in aula il solo Salvatore Gibilisco, accusato di aver messo “a disposizione” del clan la sua azienda ittica. In collegamento dal carcere Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese”, presunto capo dell’organizzazione, ristretto al 41bis ad Opera Milano, Pietro La Torre rinchiuso a Cuneo e Francesco Scirpoli alias “Il lungo”, detenuto a Fossombrone. Nelle scorse settimane, numerosi imputati sono tornati in libertà, ma con divieto di dimora in Puglia, per l’imminente scadenza termini della durata massima della fase processuale.
Decisione valsa anche per Scirpoli rimasto però in cella dove sta scontando oltre 8 anni per l’assalto ad un portavalori a Bollate in provincia di Milano. Lombardi e La Torre, invece, accusati inizialmente di essere apicali all’interno del clan, devono sottostare a tempi più lunghi. In ogni caso, “A’ Carpnese” sta scontando l’ergastolo definitivo per l’omicidio del montanaro Giuseppe Silvestri.
Altri imputati di rilievo tra cui i pentiti Marco Raduano, Danilo Della Malva, Francesco Notarangelo e Antonio Quitadamo sono già stati condannati in secondo grado con il rito abbreviato. I giudici baresi inflissero 20 anni a Raduano, ex boss di Vieste, condannato in primo grado all’ergastolo.
L’uomo era accusato di essere stato il mandante dell’omicidio di Omar Trotta, di aver preso parte all’agguato mortale – insieme a Lombardi e ad almeno un’altra persona ignota – ai danni di Giuseppe Silvestri e del tentato omicidio di Giovanni Caterino. Lo “sconto”, invocato dalla stessa procura, giunse alla luce della sua volontà di collaborare con la giustizia. Dopo il blitz “Omnia Nostra” decisero di pentirsi una decina di imputati.
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