riceviamo e pubblichiamo
Egregio Tenente,
Le scrivo con rispetto e amarezza, dopo aver vissuto un episodio che mi ha lasciato turbato e profondamente scosso.
Sono stato fermato per un controllo in una zona definita “a rischio”, ma ciò che avrebbe dovuto essere una semplice verifica si è trasformato in un’esperienza umiliante. Sono stato strattonato e costretto a posare le braccia sul cofano bollente di un’auto, sotto gli occhi incuriositi dei passanti, in un paese dove sono nato, cresciuto, conosciuto e lavoro.
Comprendo l’importanza dei controlli per garantire la sicurezza pubblica. Tuttavia, mi chiedo se sia giusto che cittadini onesti vengano trattati con modalità così aggressive, senza alcun motivo apparente. La legge italiana prevede che le forze dell’ordine possano effettuare controlli di routine, ma sempre nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza.
Non contesto il diritto-dovere dei Carabinieri di vigilare sul territorio, ma i modi in cui vengono effettuati tali controlli. Se non vi è certezza di reati, le modalità dovrebbero essere misurate e rispettose della dignità delle persone. Un controllo non dovrebbe mai sembrare un arresto.
Mi chiedo se, in alcuni casi, alcuni colleghi non si sentano “Rambo”, dimenticando che l’uniforme rappresenta un’istituzione al servizio dei cittadini. Comportamenti eccessivi rischiano di discreditare la professionalità e la correttezza della maggior parte dei membri della caserma.
Forse è troppo chiedere che i Carabinieri siano sempre dalla parte dei cittadini? Mi sarebbe bastata, dopo la sceneggiata, una pacca sulla spalla, un gesto che avrebbe mostrato umanità e comprensione.
Sono un “tifoso” dei Carabinieri e sono certo che la maggior parte di essi siano equilibrati e responsabili. La mia lettera ha l’intento di evitare che ciò che ho subito si ripeta con qualcun altro.
Con stima e Viva i Carabinieri, ma non quel Carabiniere…
LA RICOSTRUZIONE DELL’ACCADUTO
Gentile Redazione,
da cittadino (e da artigiano/imprenditore) non posso davvero non rendere pubblica Una vicenda a dir poco sconcertante di cui sono stato vittima qualche giorno addietro. La mattina dello scorso 22 maggio, verso le ore 12, percorrevo la via Verga dell’abitato di Vieste, allorquando, improvvisamente, una autovettura dei Carabinieri arrestava la marcia nel bel mezzo della sede stradale. Inaspettatamente (e senza un apparente motivo), i due militari dall’interno dell’abitacolo mi chiedono da dove stessi venendo. Con calma ed in maniera assolutamente civile, riferivo di aver chiuso da pochi minuti la mia attività e mi recavo in quella zona per il disbrigo di alcuni incombenti.
Ciò nonostante, i due si portavano fuori dall’abitacolo, lasciando la vettura a centro strada, e mi invitavano a chiamare il mio avvocato in quanto avrebbero proceduto ad una mia (inspiegabile) perquisizione.
Cosa che feci.
Senza attendere la risposta del mio legale, nel frattempo non raggiungibile, iniziavano a perquisirmi, davanti agli occhi di decine di passanti, con atteggiamento fortemente inquisitorio,
Sino a scaraventarmi con inaudita forza sul cofano di una vettura di lato parcheggiata, costringendomi a tenere le mani sul cofano bollente, che venivano trattenute con forza dall’operatore.
A fronte di siffatta violenta iniziativa, pur sbalordito ed in preda ad un forte stato ansioso, invitavo i predetti ad evitare una inspiegabile spettacolarizzazione, offrendomi di recarmi spontaneamente presso la locale Caserma, ove mi sarei sottoposto ad ogni sorta di perquisizione.
Cio nonostante, uno dei due militari, strattonandomi, mi trascinava con forza su una vicina scalinata e, tentando di frugare all’interno di un borsello da me indossato “a tracolla”, solo per miracolo non finivo strangolato dalla cintura del ridetto accessorio che il predetto – nella foga di trovare chissà cosa – tirava con forza.
Il tutto, alla presenza di passanti che a quell’ora affollavano la centralissima via e, ovviamente, senza che la perquisizione avesse potato qualche “utile” risultato.
Praticamente, una ignobile scene da “Far West” !
Oltre all’incommensurabile danno d’immagine subito, mi recavo -con l’aiuto di alcuni passanti- presso il locale Pronto Soccorso, ove – sottoposto a specifici esami diagnostici e previa somministrazione di farmaci – mi veniva diagnosticato forte stress emotive e contusione con prognosi di giorni tre.
Posto che, ovviamente, la questione sarà debitamente portata nelle sedi competenti, mi chiedo, da cittadino, se debbano considerarsi questi atteggiamenti consentiti; ancon più se a porli in essere sono i tutor dell’ordine e della sicurezza.
La ringrazio sin d’ora se questa Redazione vorrà dar “voce” alla mia tristissima esperienza.
P.C.
Lettera firmata