Due richieste di condanna a 30 anni di carcere per Matteo Lombardi, 55 anni detto “A’ Carpnese” e Pietro La Torre, 42 anni detto “U’ Muntaner” o “U’ figlie du poliziott”, 22 richieste per pene minori, un totale di 245 anni e 10 mesi di carcere: è questo l’esito della requisitoria pronunciata dai pm della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Ettore Cardinali e Luciana Silvestris, nel cuore della tranche foggiana del processo “Omnia Nostra”, in corso dinanzi al tribunale di Foggia.
Nel mirino della Dda ci sono 21 imputati garganici, un foggiano e due calabresi, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, droga, estorsioni, armi, tentato omicidio, truffe e rapine, tutti legati – secondo l’accusa – al clan Lombardi-Scirpoli-Raduano in guerra da con gli ex alleati Li Bergolis-Miucci-Lombardone da almeno 20 anni.
Mafia e sangue, l’atto d’accusa della procura
“Quella che processiamo oggi è una mafia nata nel sangue, all’inizio del nuovo millennio”, ha detto il pm Cardinali in aula, ripercorrendo la frattura esplosa dopo il maxi-processo “Iscaro-Saburo” alla mafia garganica. Tra gli omicidi eccellenti quelli di Franco e Mario Luciano Romito, del cugino Francesco Pio Gentile detto “Passaguai” e di Pasquale Ricucci alias “Fic secc”, coinvolto pure in “Omnia Nostra” ma ormai defunto dal 2019.
A inchiodare il gruppo, secondo la Dda, ci sono intercettazioni, sequestri, testimonianze e dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in primis quelle di Matteo Pettinicchio, ex numero 2 dei Li Bergolis, braccio destro del boss reggente Enzo Miucci: “La guerra l’abbiamo vinta eliminando i principali rivali”, avrebbe detto ai magistrati. Pettinicchio ha descritto un sistema fondato sulla violenza e sul “familismo”: niente rituali o gradi, solo la logica del terrore. “In questa mafia – ha detto il pm – ci si afferma uccidendo. Si spara con i Kalashnikov in mezzo alla gente, si ricorre alla lupara bianca per negare ai parenti una tomba su cui piangere”.
I principali imputati: vertici, figli e referenti
Al vertice del clan, secondo la procura, ci sarebbero Matteo Lombardi, già condannato all’ergastolo per l’omicidio Giuseppe “L’Apicanese” Silvestri, e Pietro La Torre, cognato di Ricucci, entrambi ancora detenuti al 41 bis, il primo a Opera Milano, il secondo a Cuneo. Per loro chiesti 30 anni a testa. Chiesti poi 20 anni per Michele Lombardi, figlio di Matteo, e 19 per Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, già condannato in un altro processo per un assalto a un portavalori a Bollate: considerato referente del gruppo su Mattinata. Scirpoli è accusato di mafia e di aver favorito la latitanza di Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, pregiudicato viestano, oggi collaboratore di giustizia.
L’elenco dei capi d’imputazione è vastissimo: associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, tentati omicidi, armi da guerra, favoreggiamento di latitanti, ma anche truffe all’Inps con falsi braccianti, furti di bestiame, ricettazione, autoriciclaggio e violenza privata. Al centro del dibattimento anche i delitti di Giuseppe Silvestri (ucciso a Monte Sant’Angelo nel 2017) e Omar Trotta (freddato a Vieste nel luglio dello stesso anno), entrambi ritenuti vicini ai Li Bergolis, così come il tentato omicidio di Giovanni Caterino (Manfredonia, 2018), basista della strage di mafia del 9 agosto 2017. Per la morte di Silvestri, avvenuta il 21 marzo 2017, è già stato condannato all’ergastolo in altro processo il boss Lombardi, mentre l’ex capoclan pentito Marco Raduano detto “Pallone”, viestano, ha preso 20 anni in secondo grado nel filone dell’abbreviato di “Omnia Nostra”. Raduano è ritenuto il mandante dell’omicidio di Omar Trotta e uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Giuseppe Silvestri e del tentato omicidio di Giovanni Caterino, affiliato dei Li Bergolis, ritenuto basista della strage di San Marco del 9 agosto 2017 quando un commando uccise Mario Luciano Romito, il cognato Matteo De Palma e i contadini Luciani.
Lombardi e La Torre sono accusati di essere stati i mandanti del tentato omicidio di Caterino mentre tra gli esecutori materiali, oltre a Raduano, ci sarebbe stato il foggiano Massimo Perdonò, già condannato in altro processo per questa vicenda.
Il blitz e i precedenti: già 17 condanne definitive
L’inchiesta esplose con il blitz del 7 dicembre 2021 e portò all’arresto di 32 persone. I procedimenti giudiziari si sono poi divisi in tre tronconi: 24 imputati nel processo ordinario in corso a Foggia (iniziato il 26 gennaio 2023), due giudicati in Corte d’Assise per l’omicidio Trotta (il sanseverese Angelo Bonsanto e il pentito viestano Gianluigi Troiano), e 19 già condannati in appello con rito abbreviato. Di questi, 14 hanno visto la conferma della condanna, mentre due sono stati assolti. Il processo ai 24 imputati proseguirà tra fine giugno e inizio luglio con le prime arringhe difensive. Sentenza forse già ad ottobre.
Le richieste di condanna
Ecco tutte le pene invocate: Michele Bisceglia 2 anni e 8 mesi, Pasquale Bitondi 2 anni, Luigi Bottalico 10 anni e 6 mesi, Alessandro Coccia 2 anni e 8 mesi, Leonardo D’Ercole 16 anni e 4 mesi, Raffaele Fascione 2 anni e 8 mesi, Vittorio Gentile 2 anni e 8 mesi, Salvatore Gibilisco 10 anni, Raffaele Greco 4 anni e 4 mesi, Hechmi Hdiouech 16 anni e 4 mesi, Giuseppe Impagnatiello 2 anni e 8 mesi, Pietro La Torre 30 anni, Pasquale Lebiu 11 anni, Catello Lista 10 anni, Matteo Lombardi 30 anni, Michele Lombardi 20 anni, Umberto Mucciante 8 anni, Massimo Perdonò 2 anni e 4 mesi, Bruno Renzulli 10 anni, Mario Scarabino 16 anni e 4 mesi, Francesco Scirpoli 19 anni, Salvatore Talarico 4 anni e 2 mesi, Gaetano Vessio 9 anni e 6 mesi e Michelina Trotta 2 anni e 8 mesi.
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