Il pallottoliere resiste solo due ore. Giusto il tempo di qualche adempimento e dell’unica legge approvata, quella che per la prima volta inserisce in un quadro unico e normativo le politiche giovanili. Poi la distrazione, le assenze e i mal di pancia (mai sopiti) fanno il resto e l’asticella delle presenze si assottiglia. Per un centrosinistra già di suo in affanno e che ormai può contare solo su un risicato margine di 26 numeri rispetto ai 51 totali.
Ennesimo passaggio a vuoto del Consiglio regionale della Puglia che anche ieri non è riuscito a mantenere il numero legale. «Ma che caspita. Sono sinceramente arrabbiata e delusa» dice affranta al microfono la presidente Loredana Capone quando accerta sul monitor – si vota il primo articolo della legge sugli enti del terzo settore – che i numeri non ci sono, nonostante il suo richiamo ai colleghi di maggioranza a rientrare tra i banchi. Solo 24 presenti e lavori interrotti per un’ora. Alla ripresa quadro immutato: niente numero legale.
L’inciampo dà fiato alle opposizioni. «Basta con questa sceneggiata. Presenteremo una mozione di sfiducia al presidente Emiliano perché non possiamo essere noi della minoranza a reggere il numero» sbotta Renato Perrini (FdI). «È ormai un’agonia che non possiamo portare fino a fine legislatura» dice Antonio Scalera (gruppo La Puglia Domani, fresco ingresso nella Lega).
Il video della Capone sconsolata arriva anche a Roma. «Il risultato di una cosa che si tiene con la colla della clientela sta tutto in questo mortificante video della presidente del Consiglio regionale che richiama alla presenza in aula solo i consiglieri di maggioranza. Che puntualmente non ci sono» l’affondo sui social del deputato e segretario pugliese di Forza Italia, Mauro D’Attis.
Ma le premesse per un Consiglio proficuo – che ha segnato il subentro di Antonio Raone (ha aderito a Forza Italia e non alla civica di sinistra Con) al posto di Alessandro Delli Noci, dimessosi per l’inchiesta della Procura di Lecce – c’erano tutte.
Con 42 sì l’Aula ha votato all’unanimità la legge sulle politiche giovanili, accogliendo gli emendamenti delle opposizioni. Tra questi l’inserimento di parole come «merito» e «trasparenza», come chiesto da Fabio Romito (Lega), e l’abolizione dei termini in inglese.
La legge, nata da un percorso di partecipazione, prevede misure per valorizzare i talenti, evitare la fuga dei cervelli, incentivare i rientri e anche la nascita di un Osservatorio e della Agenda Giovani per concepire le politiche del welfare, del lavoro e della mobilità in funzione dei ragazzi. «Non me ne voglia nessuno ma questa legge ha un nome: Alessandro Delli Noci. E lo ringrazio per il bellissimo lavoro svolto» dice il governatore Michele Emiliano ricordando i meriti dell’ormai suo ex assessore allo Sviluppo economico anche sul fronte della crescita del Pil regionale e sulla ripartenza post Covid. «Fiero di una legge che mette una prima pietra importante» dice Alessandro Leoci, consigliere delegato alle Politiche giovanili.
Dalle opposizioni arriva l’ok ma con diverse sfumature. «Abbiamo votato perché il futuro dei nostri ragazzi non ha un colore politico» sottolinea Fratelli d’Italia. Delusi i consiglieri M5S che attendevano l’ok alla legge sul terzo settore: «Non si possono fare giochi politici su questioni così importanti».
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