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“IL CONTE DEL GROTTINO: 43 ANNI DI OSPITALITÀ CON VISTA FARO”

“Benvenuti! Pronti a gustare i sapori della nostra tradizione?” – è il suo primo intercalare, poi, da gran teatrante qual è, rincara con un classico dei nostri luoghi comuni: “Ué, ben arrvt! Mttitv comd, che mò vi facím assaggià ‘u megghje!”. E gode, letteralmente, nel vedere l’ospite incuriosito da quel mix di calore e folklore.

Lui è Pasquale Colangelo, ma a Vieste lo conoscono tutti come “Il Conte”. Un maestro dell’accoglienza, un illusionista della ristorazione, un artista capace di far sentire chiunque a casa. Dal nostro dialetto all’inglese, francese, spagnolo, tedesco, polacco… nessuna lingua gli è estranea. La leggenda narra che fu la nobile casata dei Nuvoletti a conferirgli l’appellativo di “Conte” – e da allora, la maschera gli è rimasta cucita addosso.

“Fratello!” – ci dice con la solita aria sbarazzina – “È dal 1966 che mi occupo di ristorazione e sono 37 anni che sto tra queste mura, con il favoloso panorama del nostro Faro. Questo è il mito de Il Grottino. Ti piacciono i murales?Uno ricorda mamma che canta la sua canzone preferita. E’ sempre qui con noi. E poi i nostri simboli che ci ricordano da dove veniamo”.

Sicuro che non ci sia qualche altro segreto? – gli ribatto.

“Mia sorella Gabriella. La Capitana,  vero caterpillar. Tiene la barra dritta anche con il mare a forza otto. Paziente, meticolosa, ma decisa quando c’è da battere i pugni. È lei l’anima organizzativa.”

Poi si fa serio.

“Oggi non basta più portare a tavola un piatto buono. Bisogna dare importanza alle esigenze del turista, curare la relazione. In un posto dove si è stati trattati male non si torna più e non lo si consiglia. A chi piace essere preso in giro? Oggi si cercano qualità e personalizzazione. Si vuole scegliere, e si è infedeli. Si è sempre più esigenti, in cerca della novità.”

E come si conquista l’ospite, allora? – gli chiediamo.

“Occorre soddisfarlo, soddisfarlo molto. Se possibile, superarne addirittura le aspettative. Ma per farlo, bisogna conoscerlo, sapere cosa vuole e dargli ciò che vuole – non ciò che pensiamo gli piaccia… insomma, non alla viestana.

 Non conta solo ciò che offriamo, ma il modo in cui lo facciamo. È ora di capire che i nostri ospiti non sono una massa indistinta: vanno trattati come vogliono essere trattati. Culture diverse hanno esigenze diverse, e poi ci sono mille variabili: età, genere, livello culturale. E soprattutto, mai ingannarli.”

Noi non produciamo sapori artificiali, che non conosci o non ricordi. Vogliamo farti mangiare ciò che scegli consapevolmente, ciò che ti appartiene per gusto, memoria o emozione.

E conclude:

Il nostro bisogno di autenticità ci porta verso una cucina vera, conosciuta e rassicurante. Una cucina che racconta una storia. Una storia fatta di ricette tramandate, di mani esperte, di chef che non solo cucinano, ma custodiscono il sapere tradizionale e lo fanno evolvere con delicatezza. Il Grottino è questo: un luogo che ci riunisce attorno alle culture, ai sapori e alle tecniche della nostra memoria.

Ma c’è un altro aspetto, fondamentale: la cucina è fatta di incontri. Incontri a tavola, momenti di condivisione, unione, chiacchiere e sorrisi. Che sia per chi ama il gusto chic o chi predilige la semplicità popolare, il Grottino è un luogo autentico, dove il prodotto è al centro di tutto, protagonista assoluto.

E citando il claim di uno spot pubblicitario del Grottino: “La lunghezza della vita è data dal numero dei giorni che si riescono a vivere, quelli uguali non contano….

Bello, a tavola non si invecchia!!

Vi aspetto…

Grande Conte!

Ecco cos’è Il Grottino: non solo un ristorante, ma un piccolo teatro dove ogni sera si va in scena. Con calore, sapienza e una buona dose di magia.