«La riunione la tenemmo a inizio 2023 nei vicoletti di via Arpi. Ceravamo io, mio fratello Giuseppe, Alessandro Aprile, Antonio Salvatore, Francesco Pesante, Pasquale Moretti, Rodolfo Bruno, Leonardo e Savino Lanza. Ci mettemmo d’accordo per creare il consorzio per vendere la cocaina. Ciascuno di noi versò una quota di 10mila euro per acquistarla. Questo sistema si protrasse sino a settembre 2016, sino a quando cioè ci fu il tentato omicidio di Roberto Sinesi, dopo il quale ognuno di noi si prese i vari spacciatori». La nascita e la fine del sistema voluto dalla “Società foggiana” per gestire in monopolio i traffici di cocaina nelle parole di Ciro Franca villa, 50 anni, per oltre vent’anni al vertice della batteria Sinesi/Francavilla, uno dei tre clan della “Società foggiana”, prima di pentirsi.
Ciro Francavilla, pentitosi il 23 dicembre 2023 dopo che la Cassazione rese definitiva la sua condanna a 9 anni, 9 mesi e 20 giorni per mafia ed estorsione nel processo “Decimazione”, è stato interrogato ieri in videoconferenza da una località segreta nella franche foggiana del processo “Game over” a 19 imputati (vedi scheda e elenco a parte ndr) in corso davanti al Tribunale dauno dal dicembre 2023. Sono accusati a vario titolo di traffico e spaccio di cocaina.
Su accordo tra il pm della Dda Bruna Manganelli e i difensori, sono state acquisite le dichiarazioni rese dal collaboratore di Giustizia il 23 dicembre 2023 nel suo primo interrogatorio da pentito ai pm; e il 23 febbraio successivo nel processo abbreviato gemello. Per cui l’interrogatorio di Francavilla che voltava le spalle alla telecamera, è durato pochi minuti, il tempo necessario per rispondere ad alcune domande dei legali.
Ciro Francavilla e il fratello minore Giuseppe, pentitosi a gennaio 2024 e interrogato nella precedente udienza del 27 maggio, sono tra gli 85 imputati dell’inchiesta “Game over” in cui la Dda contesta loro il ruolo di “capi e organizzatori con funzioni di direzione e coordinamento delle fasi di approvvigionamento e successiva commercializzazione al dettaglio dello stupefacente”. In virtù della collaborazione con la Giustizia sono stati condannati nel luglio 2024 a 5 anni e 4 mesi nel processo abbreviato scelto da 63 imputati, evitando così condanne nell’ordine di 20 anni come quelle inflitte dal gup ad Aprile, Pesante, Savino Lanza; mentre Salvatore di cui ha parlato il pentito è uno dei 19 imputati sotto processo a Foggia. Quanto a Rodolfo Bruno fu ucciso in un agguato di mafia ancora impunito il 15 novembre 2018; e Pasquale Moretti non è imputato, mentre lo sono a Foggia il padre Rocco e il figlio Rocco junior.
“Nella riunione di inizio 2023 in cui fu fondato il sistema” la ricostruzione dell’ex capo-clan “si decise che tutti gli spacciatori, piccoli e grandi, si sarebbero dovuti rifornire dall’organizzazione e in particolare da Aprile”, in rappresentanza del clan Sinesi/Francavilla; “e Leonardo Lanza”, del gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza che poi cooptò nell’affare anche la batteria Trisciuoglio/Tolonese.
“Loro due vennero individuati quali responsabili della gestione della droga sia per gli approvvigionamenti sia per i proventi. Dopo quella riunione Aprile e Lanza convocarono tutti gli spacciatori di Foggia e li obbligarono ad acquistare la cocaina dall ‘organizzazione; grazie a questo sistema già nel primo mese riuscimmo a recuperare i 10mila euro pro-capite investiti. Dal mese successivo iniziarono i guadagni, circa 10mila euro che io dividevo con mio fratello e un nostro parente. Grazie a questo sistema noi organizzatori droga non ne avevamo tra le mani, essendo gestita tutta da Aprile e Lanza”.
Per la Dda le parole dell’ex boss confermano l’asse portante dell’impostazione accusatoria; 1’esistenza di un sistema imposto dalla “Società” cui gli spacciatori non potevano dire di no. Per la difesa invece le rivelazioni del pentito sono altrettanto importanti perché fissano al
settembre 2016 col tentato omicidio di Roberto Sinesi – collegato alla guerra di mafia contro i rivali Mo- retti/Pellegrino/Lanza che dal 2015 al 2016 in 13 mesi contò 10 sparatorie con 3 morti e 11 feriti/scampati – la fine del sistema, mentre i reati contestati ai 19 imputati abbracciano un periodo successivo che va dal 2017 al 2019. Dopo la fine del sistema, ha chiarito Ciro Francavilla, ogni clan aveva il proprio gruppo di spacciatori: in particolare lui riceveva una quota di 6mila euro mensili, ma il pusher non era più tenuto a rifornirsi della quantità predeterminata ed esclusivamente dai clan foggiani, in quanto poteva approvvigionarsi liberamente della cocaina purché gli versasse la quota mensile. Anche a questa dichiarazione la difesa annette rilevanza per sostenere quando sarà il momento delle arringhe che il sistema monopolistico contestato dalla Dda non era più in vigore all’epoca dei fatti oggetto di conte- stazione.
Per la prossima udienza il pm vuole citare i tre pentiti garganici Matteo Pettinicchio, Marco Raduano e Gianluigi Troiano e interrogarli sui rapporti con la “Società foggiana”; l’avv. Claudio Caira difensore di Salvatore chiede di sentire una serie di testimoni per confutare il racconto dei collaboratori di Giustizia. Il Tribunale si è riservato di decidere.
gazzettacapitanata