Il caso è arrivato a Roma. Delle candidature «a soldati semplici» di Michele Emiliano e Nichi Vendola alle prossime regionali, dovrà occuparsene la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein. O per meglio dire, se ne sta già occupando. È stato Antonio Decaro, candidato presidente in pectore per il centrosinistra, ad investire della questione la segretaria nazionale dei dem.
Non un aut aut ufficiale e categorico, piuttosto un poderoso sollecito ad intervenire per risolvere una questione che in Puglia non si sblocca. Come già emerso, le candidature di Emiliano e Vendola sono per Decaro un problema non di poco conto. Del resto, in caso di vittoria del centrosinistra, sarebbe la prima volta nella storia della Regione Puglia: tre presidenti nella stessa assise. Come non sentirsi un po’ stretti. Ma tutti i tentativi fatti sin qui per indurre i due a desistere sono caduti nel vuoto.
Michele Emiliano di passi indietro non ne vuole sapere: «È solo un problema psicologico», ha risposto giorni fa alla domanda se fosse disposto a farsi da parte. Del tutto naturale per il governatore in carica passare da priore a frate benedettino, basso profilo che assicura di poter mantenere. Discutere su chi può e non può candidarsi, per Vendola «è semplicemente surreale» e, del resto, le candidature di Avs, le decide Avs. Insomma, nessuna retromarcia ingranata.
Ecco perché Decaro ha inteso incaricare della questione i vertici nazionali del Pd. Come si diceva, non è arrivato un ufficiale aut aut nello stile «o me o Emiliano». Ma quell’ipotesi ventilata di fare un passo indietro, se la situazione non dovesse sbloccarsi, preoccupa non poco gli ambienti democratici pugliesi. Più fonti riferiscono che al momento non sarebbe ancora arrivata a Emiliano una chiamata da parte della segretaria. Perché adesso, dicono, è ancora il momento di far lavorare le diplomazie. Dopo di che c’è anche chi fa notare che «su ogni candidatura a decidere è il partito».
Come dire: se dalla Schlein arrivasse il disco rosso, la partita sarebbe chiusa.
Ma non è questo l’intento, né la volontà degli interessati. Piuttosto sarebbe quella di trovare il modo per far stare dentro tutte le esigenze: quella di Decaro di potersi candidare senza l’ombra dei due predecessori, per Emiliano di continuare ad avere un ruolo (e di primo piano) sino alle politiche del 2027. E per Nichi Vendola di dare la spinta ad Avs per un ritorno in Consiglio regionale – cosa che non riuscì nel 2020 –, sanando quella ferita mai rimarginata dell’esclusione dell’assessora (esterna) Annagrazia Maraschio, in seguito al rimpasto di giunta di un anno fa. Anche sul telefono di Nichi Vendola non sono arrivate chiamate dai vertici nazionali dei partiti.
«Piuttosto – commenta il segretario regionale di Sinistra Italiana, Mino Di Lernia – a me piace pensare che a breve arrivi di ufficiale la data delle elezioni, la convocazione del tavolo del centrosinistra, che si discuta del programma, e anche dei criteri delle liste, possibilmente con il candidato presidente ufficiale».
E se fosse chiesto un passo indietro per tutelare la candidatura di Decaro? « Noi siamo disponibili al confronto e a costruire – dice Di Lernia – portando le nostre proposte programmatiche, con delle liste e dei candidati coerenti a quello che proponiamo. E Vendola, laddove accettasse di candidarsi, le rappresenta completamente».
Se Avs è a lavoro da tempo sulle liste, valutando anche la possibilità di candidare Vendola in tre circoscrizioni (Bari certamente, probabilmente Lecce e una terza da valutare), così non è nel campo civico. Con, Per la Puglia e Azione appaiono ancora disorientati tanto da tutte queste variabili che dall’inchiesta della procura di Lecce che ha messo fuori gioco l’ex assessore e delfino di Emiliano, Alessandro Delli Noci. La lista unica sembra l’ipotesi ormai sempre più probabile ma, appunto, le trattative sembrano ancora ferme.
corrieredelmezzogiorno