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Il Gargano e il suo ruolo strategico per il controllo del medio Adriatico ai principi della Guerra Fredda

Non è pura fantasia storica ma il risultato di una ricerca di Domenico Sergio Antonacci e di Maria Graziano riportata in un loro articolo di cui si tracciano solo i punti salienti.

Il Gargano e il suo ruolo strategico per il controllo del medio Adriatico ai principi della Guerra Fredda

Siamo nel 1946, l’Italia sconfitta dalla Seconda Guerra Mondiale diventa Repubblica ma sta per subire l’ennesimo duro colpo dal Trattato di Pace di Parigi: la perdita delle colonie, lo stallo su Trieste ma soprattutto la rinuncia al riarmo con la consegna di parte della flotta navale.

I paesi vincitori, USA e Unione Sovietica in testa, si dividono le navi rimaste a galla dopo il conflitto lasciando all’Italia un totale di 46 imbarcazioni da guerra. Gli umori italiani si colgono bene in questo video dell’Istituto Luce relativo alla cessione di due corazzate:

Nel frattempo gli equilibri diplomatici tra Washington e Mosca cominciano a scricchiolare, complice la politica aggressiva degli Stati Uniti che cercano di stringere il cerchio sul controllo delle armi nucleari degli Stati vincitori.

L’11 marzo del 1947 il Presidente Truman enuncia la sua dottrina contro l’espansionismo sovietico nel mondo e contro la partecipazione dei comunisti nei governi occidentali, il cosiddetto “containment”: gli Stati Uniti decidono di spendere 400 milioni di dollari per “contenere” il comunismo. Scende sul mondo la cosiddetta Guerra Fredda, destinata a durare mezzo secolo.

Una guerra disastrosa è appena finita ma sembra che ne stia per cominciare un’altra ancora peggiore. Le tensioni salgono subito sulle linee di confine e le potenze occidentali capiscono che uno dei teatri più delicati è il Mediterraneo e più precisamente la fascia adriatica che separa l’Italia dai Balcani: la Jugoslavia comunista di Tito e l’Albania satellite dell’URSS.
I primi episodi militari vedono le navi britanniche danneggiate vicino Corfù, intanto navi russe si avvicinano allo stretto dei Dardanelli.

In questo scenario difficilissimo in Italia nasce il Governo De Gasperi IV, il primo governo della Repubblica formato senza la partecipazione del Partito Comunista Italiano. La mano degli Stati Uniti è evidente: l’Italia è un paese alleato e, nonostante le iniziali resistenze del Regno Unito, si decide di rafforzare la Marina Militare del nostro paese autorizzando l’acquisto di navi MAS, Motoscafi Armati Siluranti, in deroga al Trattato di Pace di Parigi e il loro collocamento a Taranto e Brindisi.

I MAS sono piccole navi veloci, maneggevoli e bene armate, con la capacità di avvicinarsi furtivamente alle navi nemiche per il lancio di siluri; sono prive di ogni protezione contro il fuoco nemico ma è difficile individuarne la sagoma, soprattutto di notte o nella nebbia.
Con queste navi l’Italia poteva svolgere un attivo ruolo di sorveglianza in Adriatico, dal Veneto fino al canale d’Otranto, mentre le grandi navi americane e britanniche avrebbero presidiato il Mediterraneo fino alla Turchia.

Il progetto della base militare sotterranea nel Lago di Varano

Ed eccoci giunti al punto che riguarda il Gargano e il Lago di Varano.

Qualche mese fa, con il prezioso contributo dell’Ing. Maria Graziano, troviamo qualcosa di sorprendente e inedito nell’Archivio dell’Ufficio storico della Marina Militare del Comando m.m. di Brindisi: due piante e una serie di corrispondenze datate tra il dicembre del ’47 e il gennaio del ’48, comunicazioni tra il Direttore Generale del Genio Militare Mario Tirelli e il Maggiore Pasquale Morello ad oggetto “Relazione illustrativa dello studio di massima di un progetto per la sistemazione in caverna di una squadriglia di otto motosiluranti”.

Una scoperta emozionante che sembra ricollegarsi, almeno in parte, alle voci popolari e inverosimili diffuse a Cagnano Varano (Comune cui appartiene la zona) della presenza di sottomarini nel lago, forse nate dalla diffusione, al tempo, della notizia del progetto che stiamo per conoscere (si pensi agli avvenuti sopralluoghi sul posto di cui si fa menzione nella documentazione ed eventuali interlocuzioni con gli amministratori comunali del tempo).

La zona era stata già protagonista degli avvenimenti bellici sin dal 1915, anno in cui cominciava la costruzione dell’idroscalo di San Nicola Imbuti, successivamente intitolato all’aviere caduto Ivo Monti.

Un complesso militare, quello di Varano, di strategica importanza durante la Prima Guerra Mondiale, sia come scuola di pilotaggio dei “neonati” idrovolanti, sia per il ruolo strategico delle ricognizioni aeree sull’Adriatico e fino alle coste jugoslave.

La Seconda Guerra Mondiale, con la nuova tecnologia aerea, vide la progressiva perdita di peso degli idrovolanti nelle tattiche militari fino ad arrivare alla dismissione degli idroscali militari.

Il ritrovamento della documentazione inedita, tuttavia, riconferma la strategicità militare delle coste di Varano e in particolare la zona sud-ovest, agevolmente collegata alle arterie principali adriatiche tramite la SS89 e la ferrovia elettrificata.

Per coloro che volessero sapere di più di questo fatto realmente accaduto si rinvia al sito amaraterramia.it in cui si racconta questa storia corredata da foto d’epoca e dal progetto in cui si evidenzia l’importanza del dragaggio delle foci di Capojale e Varano e la necessita di scavare canali sottomarini dalle foci alla base per permettere ai MAS di navigare in sicurezza nei bassi fondali del lago di Varano. Una storia affascinante da non perdere.

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