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16 NOVEMBRE/ LUCE STELLARE

Come il sale si sciolse nell’oceano, così io fui inghiottito nel mare di Dio: / non più fede, non più incredulità; non più dubbi, non più certezze. / Al­l’improvviso nel mio cuore una stella brillò, chiara e luminosa. / Tutti i soli del cielo svanirono in quella luce stellare.      

JALAL AL-DIN RUMI

Una notte, con un cielo stellato e gelido, ho ripreso tra le mani al­cune poesie contenute nel Poema spirituale del grande mistico persia­no Jalal al-Din Rumi (1207-73), il fondatore dei dervisci danzanti di Konya, in Turchia. Ho visitato tante volte il suo tekké, o convento musulmano, e ho letto i suoi versi e ascoltato le musiche che li ac­compagnano. L’esperienza che egli vuole descrivere nelle frasi che ho citato è quella mistica. È in pratica ciò che san Paolo esprimeva – ovviamente in chiave religiosa differente – ai Galati così: «non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me» (2,20).

Le immagini di Rumi sono emblematiche. Da un lato, c’è il mare e il sale che in esso si scioglie. Famosa è la parabola indiana della bambola di sale che vuole conoscere l’oceano e che, appena vi entra, sente di diventare essa stessa oceano. D’altro lato, c’è la luce stellare, dolce e delicata, nella quale ci si perde, una luce differente da quella imperiosa e bruciante del sole. E per questo che Dio è cantato dal cristianesimo come luce, ma sono «luce del mondo» anche i cristia­ni. L’esperienza mistica altro non è che la fede al suo apice, quando l’abbraccio tra Dio e la creatura è pieno, l’intimità è assoluta e la pa­ce e la quiete interiore sono raggiunte.

Gianfranco Ravasi