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20 NOVEMBRE/ LA SOTTIGLIEZZA E LA SINCERITÀ

La sottigliezza non abbandona mai gli uomini di spirito, specialmente quando essi sono nel torto.

JOHANN W. GOETHE

Credo sia capitato a tutti di imbattersi in persone capziose e cavil­lose: sono pronte a sfidare il ridicolo pur di dimostrare (a loro modo) di non aver torto. È ciò che osserva il grande Goethe in una delle sue Massime e riflessioni, opera a cui abbiamo già attinto altre volte: più costoro sono nel torto, più mobilitano la loro intelligenza per arzigo­golare fino a deprimere l’interlocutore che, stremato, lascia perdere. Questa considerazione ci permette di esaltare l’atteggiamento oppo­sto, quello della schiettezza, della franchezza, della sincerità. Lapi­dario è il monito di Cristo: «Sia il vostro parlare: sì, sì; no, no! Il di più viene dal maligno» (Matteo 5,37). Questa trasparenza, certo, si deve contemperare con la prudenza tant’è vero che è ancora Gesù a suggerire: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colom­be» (Matteo 10,16).

In una società molto artificiosa e fin artefatta com’è la nostra è co­munque importante riscoprire la virtù della semplicità (che non è semplicioneria), della schiettezza (che non è ingenuità), della franchezza (che non è dabbenaggine), della spontaneità (che non è in­fantilismo). Proprio tutte queste parentesi che abbiamo messo ac­canto alla virtù che stiamo esaltando ci fanno capire quanto Sia difficile stare sul crinale dell’autentica sincerità, che non è candore ingenuo. Tutto milita nel mondo attuale delle apparenze e dell’in­ganno contro questa virtù: «Un po’ di sincerità» sosteneva lo scritto­re Oscar Wilde «è una cosa pericolosa; molta sincerità è assolutamente fatale». Ma, pur coi limiti sopra indicati, è un rischio che deve essere corso da chi vuole avere una coscienza pulita e serena.

Gianfranco Ravasi