A14 mesi dalla chiusura delle urne elettorali, la Puglia potrebbe avere il suo definitivo consiglio regionale. Il 30 novembre è la data indicata dal Tar per chiudere la contesa, cominciata all’indomani del voto nel settembre 2020, sulla composizione del consiglio. Premio di maggioranza, soglia di sbarramento e criterio di ripartizione dei seggi fra le liste sono le tre questioni sulle quali in questi mesi i giudici sono stati chiamati a pronunciarsi. La parola fine potrebbe a questo punto essere davvero vicina. Da oggi la prefettura di Bari ha 20 giorni per procedere nuovamente alla «rideterminazione della ripartizione dei seggi» per la «corretta composizione del consiglio regionale». Il Tar le ha affidato l’incarico per la terza volta, in questo caso indicando a chi dovrà stilare l’elenco degli eletti una serie di criteri precisi da rispettare, che costituiscono la sintesi delle diverse decisioni del Consiglio di Stato sui vari ricorsi presentati dai candidati non eletti.
Il dato più eclatante che ridisegnerà il consiglio è che la maggioranza di Michele Emiliano perderà due seggi, passando da 29 a 27 consiglieri. Ecco i criteri che i funzionari della prefettura dovranno seguire: «La percentuale di voti validi raggiunta dal gruppo o dalla coalizione di gruppi collegati al presidente proclamato eletto va calcolata al netto dei voti conseguiti dalle liste che non hanno superato le soglie di sbarramento del 4 per cento», quindi la maggioranza non avrà 29 ma 27 seggi. Ancora, «lo scorrimento della graduatoria decrescente dei voti che residuano, dopo il riparto dei voti a quoziente intero, va effettuato nel senso di attribuire, prima di tutto, il seggio alla circoscrizione che ne è rimasta priva, per poi riprendere lo scorrimento della graduatoria dalla testa, ai fini dell’assegnazione degli ulteriori seggi, come sancito dal Consiglio di Stato». I giudici precisano poi che «l’individuazione della soglia di sbarramento del 4 per cento, al di sotto della quale le liste collegate al presidente risultato eletto non concorrono all’assegnazione dei seggi, va effettuata tenendo conto del totale dei voti validi riportati nella regione, includendosi in questo concetto i voti riportati dal candidato presidente». Secondo il Tar «la corretta composizione del Consiglio regionale pugliese non può che essere la risultante dell’applicazione dei criteri enunciati, i quali interferiscono con la posizione di tutte le parti del contenzioso elettorale sviluppatosi innanzi al Tar Bari». Per questo ritiene che sia «opportuno nuovamente demandare alla prefettura di Bari la rideterminazione della ripartizione dei seggi in applicazione di tutti i criteri su riportati, evidentemente destinati a interagire, onde pervenire alla finale individuazione dei candidati da proclamare eletti e da insediare legittimamente nel consiglio».
La conseguenza di tutto questo è che il centrosinistra perderebbe Mario Pendinelli (Popolari con Emiliano) e Peppino Longo (Con), i cui seggi andrebbero al centrodestra: in particolare, ad Antonio Paolo Scalerà (La Puglia Domani) e Vito De Palma (Forza Italia). Il Partito dei Popolari con Emiliano perderebbe un secondo seggio, quello di Francesco La Notte, mantenendone così cinque anziché sei, a favore del Partito democratico, con il primo dei non eletti della circoscrizione di Brindisi, Carmelo Grassi, che entrerebbe in consiglio, portando i seggi del Pd a 16 rispetto agli attuali 15. Resterebbero al loro posto altri due seggi contesi del Pd, quelli di Michele Mazzarano e Ruggiero Mennea: fuori quindi i non eletti Sergio Blasi, Teresa Cicolella e Domenico De Santis. Invariato il resto del consiglio regionale. Almeno sul numero dei seggi da assegnare a ciascun partito, si tratta della stessa ipotesi di composizione nell’assise che la prefettura aveva già indicato a maggio.
Isabella Maselli
repubblicabari