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Gargano/ Sarà “l’oro giallo” ma di questi tempi vale “pochino”

Con il ponte di Ognissanti è partita la tradizionale raccolta delle olive, che da secoli scandisce l’agenda dell’agricoltura pugliese e che vede la Capitanata tra le province più impegnate nella produzione dell’oro verde. D’altronde basta guardarsi un pò attorno per scorgere i nostri uliveti.

Come il settore primario in generale, la produzione agricola risente di una crisi che fattori interni o esterni al paese stanno rendendo difficile la vita a molti produttori agricoli o, nella fattispecie, oleari. Ma la crisi riguarderà anche la produzione di quest’anno? “Qui a Carpino la produzione si sta attestando sul li- vello degli altri anni”- spiega Michele Mitrione, proprietario di un frantoio a Carpino, storicamente definita ‘città dell’olio’- il prezzo oscilla sui 3 euro ma il tutto dipende dalla contrattazione produttore-consumatore. La crisi c’è e si sente soprattutto nella vendita all’ingrosso Non si è concorrenziali e le entrate non coprono le uscite”. L’andazzo non è più roseo a Ischitella. “La situazione non è molto diversa da quella degli anni passati, dal momento che il mercato estero è oramai ben affermato. Soprattutto la Spagna produce olio a basso costo che noi non riusciamo a produrre dal momento che la nostra morfologia non consente una certa meccanizzazione (non abbiamo pianure).- spiega Michele Di Fine, presidente dell’associazione degli olivicoltori di Ischitella – La produzione prevista per quest’anno è stata decimata dalla grandine e non dalla ‘classica’ mosca olearia che quest’anno non ha provocato particolari danni sia perché non si è registrato un attacco generale sia perché gli olivicoltori hanno un po’ trattato le piante. La causa della crisi del settore è senz’ombra di dubbio il mercato selvaggio che non ha né armonizzatori né un prezzo di riferimento dato dall’acquisto di olio da parte dell’AIMA (Azienda di Stato per gli Interventi nel Mercato Agricolo). Oggi non avviene più questo, ci sono le multinazionali: in Spagna l’olio si vende a due euro. Ci auguriamo almeno di avere gli stessi prezzi dell’anno scorso. Ho letto da qualche parte che si vendevano addirittura le olive a 30 euro al quintale. Un prezzo da fame. Clienti delle regioni limitrofi, come l’Abruzzo, ora se lo producono in proprio l’olio. Nelle nostre zone persiste ancora lo spirito della raccolta a tutti i costi, anche se rimettendoci. Secondo me essendo il Gargano una terra avocazione turistica dobbiamo abbinare la vendita dell’olio al turismo: dopo aver fatto assaggiare il prodotto ai turisti si verrebbe a creare un database di potenziali acquirenti che poi verrebbero richiamati per proporre l’acquisto del prodotto. Il problema qui è che nessuno imbottiglia: il nostro olio nei supermercati locali non si trova. Inoltre si dovrebbe puntare di più sulla qualità che non ci è mai mancata dal momento che da noi le olive non si raccolgono da terra ma direttamente sulla pianta, al contrario di altri che producono miscele di oli. Bisogna imparare a vendere: noi purtroppo non riusciamo ad avere la produzione intensiva che si ha nelle zone pianeggianti e che permette di estrarre l’olio con meno spese. Ad esempio noi sul Gargano avremmo bisogno di incentivi per coprire questo svantaggio, incentivo che doveva essere dato dalla Comunità Montana. Il nostro mercato potrebbe essere allargato grazie ai nostri migranti e ai nostri studenti che studiano fuori, che diverrebbero dei veri e propri promoter del prodotto con il ‘porta a porta’. Personalmente non credo molto nelle fiere, perché è una lotta impari tra mercati già sviluppati. È un mercato statico il nostro. Un altro elemento che va preso in considerazione è che prima il nostro olio si vendeva alle famiglie che acquistavano litri e litri per la provvista annuale. Ora poiché nessuno si può permettere di spendere quei soldi in un colpo solo, si preferisce acquistare la bottiglia al supermercato man mano che serve, olio che però viene da Bari (come minimo). Se i produttori imbottigliassero, la gente comprerebbe l’olio a bottiglia: nella nostra associazione c’è un commerciante che lo fa e ha venduto più di mille bottiglie. Per esempio in Sicilia Cuffaro ha risolto il problema dividendo le olive per metà in olive da pasto e per l’altra metà in olio molto pregiato. Per non parlare dell’assenza della politica del credito.. . Una bella realtà si è creata a Carpino dove non solo si riescono a cogliere cinquanta quintali al giorno mai giovani s’impegnano nel settore con mezzi nuovi: 50 euro a quintale su mille quintali fa reddito. c’è gente che riesce a guadagnare anche centomila euro sull’olio.”. “Il problema più grosso non è la produzione, che a quanto pare non manca, ma la commercializzazione. – spiega Rocco Trombetta, assessore all’agricoltura del Comune di Carpino- c’è una apprensione per il prezzo dell’olio e si aspettano le indicazioni del mercato. Questa apprensione riguarda la maggior parte degli olivicoltori che vende all’ingrosso il prodotto e che è fortemente influenzato dal mercato. Poi la pioggia di questi giorni non sta aiutando affatto la raccolta. Il timore maggiore è quello di non riuscire a coprire neanche le spese di aratura, potatura e quindi non solo di non guadagnarci ma di rimetterci. I produttori che sono salvi dalla tempesta del mercato sono coloro i quali imbottigliano l’olio e si stanno guadagnando la loro nicchia di mercato. Questa categoria si sta facendo strada grazie al fatto di aver trovato dei canali in cui poter vendere il prodotto”.

Emanuele Sanzone
L’Attacco