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PESCHICI, OPERAZIONE “CLESSIDRA”: TUTTI LIBERI

A 48 ore di distanza dalla revoca degli arresti domiciliari a sindaco, Domenico Vecera, assessore Ambiente Michelino Vecera e operaio Rocco Caputo, coinvolti con altre venti persone nell’operazione “Clessidra” condotta a Peschici nella notte fra il 2 e 3 dicembre 2010 con l’impiego di 150 Carabinieri, diverse autovetture e due elicotteri, da oggi tornano in libertà il funzionario dell’Ufficio Tecnico Comunale Massimo D’Adduzio, il comandante della Polizia Municipale Vincenzo Losito e il consigliere comunale Giovanni Corso.

Nel giro di una settimana, praticamente, a tutti gli indagati è stata data la possibilità di tornare a circolare nel loro paese. A fine settimana scorsa, infatti, erano stati revocati i domiciliari anche ad altri cinque indagati (il dipendente comunale Giovanni Vescia, gli imprenditori Matteo Tedeschi e Domenico Martella, e i fratelli Antonio e Libero Flaminio), tutti implicati nell’inchiesta condotta dalla Procura di Lucera.

CIAO MIMMO, BENTORNATO!

 Caro Mimmo, adesso che non sei più costretto nelle mura domestiche, un rimprovero te lo meriti: ma come ti è venuto in mente di farti arrestare senza esserti fregato neanche una mazzetta di qualche migliaio di euro? Ti sei sciroppato tre mesi di carcere solo per aver fatto lavorare degli sfaccendati. Ma ti rendi conto che così facendo hai messo in imbarazzo un sacco di gente? Va bene che sei un uomo dai sani principi, una persona onesta, hai una bella famiglia e sei legatissimo ai tuoi figli, ma potevi fare il tuo dovere di sindaco in modo diverso e soprattutto evitando di mettere tante persone che contano nelle condizioni di dover spiegare i loro comportamenti.

Hai messo in difficoltà anche noi che in un certo qual modo ti siamo vicini e abbiamo sempre sostenuto – nei discorsi in strada, nei bar, nei salotti e nei luoghi in cui si fa politica – la tua innocenza, l’assoluta insussistenza dei reati per i quali eri stato accusato. È stato un compito difficile che però la maggior parte della popolazione ha recepito nonostante i soliti colpevolisti fomentatori e fomentati da menti occulte che si ripetevano dicendo “se li hanno messi in carcere vuol dire che qualcosa hanno fatto”.

Ti rendi conto che hai sprofondato nell’imbarazzo più totale anche alcuni tuoi oppositori politici che hanno gioito non poco alla notizia del tuo arresto e poi (per una questione di forma e di circostanza) sono stati costretti a esprimere pubblicamente, loro malgrado, la solidarietà per quello che ti era successo e hanno dovuto ripetere le solite frasi “speriamo che la giustizia faccia il suo corso, eccetera eccetera”? E poi, caro Mimmo, dovevi raccomandare a lavorare proprio “Rocco di Bobbo” e “Mimì Pallottino”, due onesti faticatori che a stento riescono a mandare avanti le famiglie, anche grazie all’aiuto dei figli?

Fra l’altro, hai messo in difficoltà chi è stato costretto a verificarne lo stato di benessere constatando in seguito che sono poveri cristi, che vivono alla giornata, tanto da beneficiare di un permesso per poter lavorare e portare a casa almeno quello che gli necessita per vivere. E poi, a chi sei andato a raccomandarli: proprio all’impresa amministrata da una persona per bene, tal Francesco Del Buono? Ma non potevi fare in modo che vincesse una di quelle imprese più esperte e avvezze a operazioni di questo tipo? Sarebbe stato tutto più semplice se c’erano di mezzo imprese di malaffare. Comunque, lo stesso ci chiediamo: perché fra tante ditte che versano tangenti e corrompono funzionari ci doveva capitare proprio una che lavora onestamente?

Ti sei reso conto, Mimmo, che si dovrà bene o male spiegare a tutti che tu sia un delinquente? E non un delinquente comune, addirittura il capo di una organizzazione criminale? Una organizzazione che si occupa della gestione degli appalti, che decide chi deve vincere le gare, chi deve lavorare, chi deve guadagnare, chi deve incassare… E allora, almeno una tangente potevi pure fartela versare, anche di poche migliaia di euro, magari con assegno intestato, così si evitavano controlli incrociati. In questo modo avresti risolto molti problemi e reso molto più facile l’intero teorema.

Resta il fatto che quasi a nessuno importa che tu abbia una rispettabilità e una onorabilità da salvaguardare, poco importa che durante la famosa notte i tuoi bambini ti abbiano visto mentre ti prelevavano in casa come il peggiore dei criminali. E non importa nemmeno che i tuoi familiari possano in un certo qual modo restare turbati da quanto successo, perché nessuno di noi vuole avere un fratello, un figlio o un padre messo in galera come un criminale. Sai cosa arrivo a dirti? Che forse non importa quasi a nessuno che tu ti dimetta dalla carica politica di sindaco di Peschici.

Sai anche a chi penso in questo momento che ti vede libero? Ai tuoi avvocati, che si affannano a organizzare la condotta difensiva per dimostrare l’infondatezza delle accuse e ogni volta, almeno in questa delicata fase preliminare, si scontrano con muri di gomma. Ora ti lascio, però, e lo faccio con la speranza che da oggi in avanti non commetterai più errori di questo genere, errori che possano mettere in imbarazzo tante persone che contano. Ti lascio con la consapevolezza di rivederti a breve nelle tue vesti di sindaco. Non sono il solo, te l’assicuro, la parte buona della nostra comunità si è stretta intorno a te e alla tua famiglia.

Ti lascio certo che avrai tratto insegnamento da questa brutta avventura, che sicuramente ti vedrà presto vincitore (trionfatore?), e sono sicuro che presto tornerai a ricoprire il tuo posto di amministratore della cosa pubblica deciso più che mai a fare del bene al tuo paese, recuperando il tempo che ti hanno fatto perdere e soprattutto… spogliandoti della veste di “sindaco buono” che in molti ti hanno affibbiato già da tempo.

Un tuo elettore

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