Anche se non si conosce ancora l’ammontare dei fondi messi a disposizione per gli interventi.
L’Abbazia di Kalena inserita nel programma operativo interregionale che vuole promuovere e sostenere lo sviluppo economico e sociale attraverso la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e paesaggistiche. Una programmazione di investimenti nel settore dei beni culturali, che viene ritenuto fondamentale per un territorio che vuole valorizzare il suo patrimonio culturale e ambientale. Lungo questo percorso s’avvia il recupero e la rinascita dell’abbazia di Kalena, un "bene" che sta perdendo la sua "identità" a causa del degrado in cui versa il monumentale insediamento benedettino situato nella piana di Peschici. La Regione intende intervenire sul complesso dell’Abazia di Calena di proprietà privata sul quale è quindi necessaria un’azione coordinata e congiunta di Ministero, Regione, Enti locali e Università che rimuova criticità e ostacoli finora grave impedimento a recupero e valorizzazione ai fini della fruizione pubblica. L’intervento è in fase di progettazione; non ancora definito l’ammontare del finanziamento. E’ pur vero che esiste l’incertezza sia per quanto riguarda i tempi di inizio dei lavori che la cifra disponibile, ma è un’apertura alla speranza che il complesso abbaziale non andrà perduto. Sono maturati due decenni da quando i riflettori dell’opinione pubblica sono stati accesi per denuciare lo stato di degrado in cui versa l’antica abbazia per merito del Centro studi "Giuseppe Martella" che con il suo presidente, Teresa Rauzìno, continua a svolgere un’intensa azione di sensibilizzazione e di denuncia. In particolare, per quanto riguarda la copertura lignea dell’abside e, tra l’altro, il campanile a vela, che ospita un prezioso basso rilievo di Madonna orante risalente al 393. Santa Maria di Kàlena, di proprietà sono dei fratelli Martucci,è da annoverare fra le più antiche d’Italia. Probabilmente vi fu una prima presenza di monaci basiliani già a partire dall’872. Nel 1058 divenne una potente abbazia. Via via che papi ed imperatori le concedevano ricchi privilegi, i suoi beni si estesero oltre l’area garganica fino a Campomarino e a Canne. L’abbazia di Monte Sacro, presso Mattinata, era una di queste ricche dépendances, ed ebbe un secolare contenzioso con la casa-madre, che non voleva concederle assolutamente l’autonomia. Per rendersi conto dell’entità del prestigio di Santa Maria di Kàlena, basta ricordare che nel l420, quando era già in declino, i beni in suo possesso consistevano in circa trenta chiese del Gargano Nord, con relative pertinenze di mulini, case, terre, oliveti, diritti di pesca sul Varano e diritti feudali sulla città di Peschici e sul Casale di Imbuti.
Franco Mastropaolo
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