“Le Tre ore di Agonia”.
Il venerdì santo a vico del gargano, vivere “le tre ore di agonia”, esperienza di fede e devozione.
Il vangelo di giovanni ci pone la croce fra le mani, affinché possiamo accoglierne il mistero che dà senso alla nostra vita cristiana.
La liturgia del venerdì santo è strutturata su tre parti: la liturgia della parola – letture dell’antico testamento (is. 52,13 – 53-12), salmo 30, la lettera agli ebrei (eb. 4,14-16 5, 7-9), la passione secondo giovanni (gv. 18,1 – 19,42) – l’adorazione della croce, e la santa comunione. In questo giorno trovano grande rilevanza i testi liturgici ed eucologici come la preghiera universale ma anche gesti e i segni che vanno compiuti con dignità e personale partecipazione. Soprattutto l’ostensione e l’adorazione della croce, che processionalmente è portata al presbiterio dal sacerdote, alle tre invocazioni “ecco il legno della croce, al quale fu appeso il cristo, salvatore del mondo” il popolo risponde “venite, adoriamo”. Il sacerdote, il clero e i fedeli sempre processionalmente si recano a venerare la croce genuflettendosi davanti la stauroteca con la reliquia della “santa croce” affidata alla confraternita dal 1714. Infine, i fedeli in grazia di dio partecipano alla comunione con pane eucaristico consacrato nella messa del giorno precedente.
Nella chiesa del purgatorio di vico del gargano, a questa liturgia si affianca la funzione delle tre ore di agonia di gesù sulla croce; a presiedere, un padre cappuccino quaresimale, al quale è affidata la parte oratoria. Egli guida i fedeli a meditare sulle “sette parole di gesù sulla croce”- riportate nelle pagine dei vangeli- predisponendoli ad accogliere, con venerazione, il mistero della croce che dà senso alla nostra vita cristiana. Al coro sono affidati la lettura delle parole e gli intermezzi musicali accompagnati dalle note dell’organo. Custode di quest’antico patrimonio di fede e di devozione popolare è la confraternita dell’orazione e morte, sorta nel 1678 e dal xviii secolo affidatario di questa chiesa. Il momento liturgico e la funzione occupano tutto il pomeriggio e costituiscono un trait d’union fra le processioni del mattino e la grande processione al calvario della sera. Nel passato quando il popolo osservava i digiuni previsti per il del venerdì santo, l’adesione ai riti di questo giorno era molto sentita ed anche oggi la partecipazione dei fedeli resta assai numerosa.
La funzione liturgica non prevede parti cantante, ad eccezione dell’intonazione del “ecce lignem crucis” da parte del sacerdote che presiede il rito. Diversa struttura assumono invece le tre ore di agonia di gesù sulla croce, dove sono presenti tre figure: il padre predicatore al pulpito che con le sue meditazioni esorta i fedeli a far propri i momenti topici della passione e conduce le loro anime verso una dimensione mistica che sovrasta la grigia realtà di ogni giorno. Nel presbiterio un lettore al leggio è chiamato a recitare le “sette parole pronunciate da gesù sulla croce”, il coro accompagnato dall’organo (in sostituzione di un’orchestra) esegue un preludio, sette sonate quante sono le “parole” e una conclusione. Il testo poetico al quale sono state adattata le musiche – attribuito ad autore ignoto- riflette con alcune varianti i testi classici delle altre opere.
La composizione musicale è attribuita a raffaele buonomo (1815 – 1894) medico nativo di questa città, dedito al componimento di musica sacra sulla quale si dilettava con maestria. Egli trova ispirazione nella meditazione sulle “sette parole” tratte delle pagine evangeliche della passione; genere in cui è ben nota la produzione più volte rielaborata di franz joseph haydn al quale fu commissionata -dai canonici della cattedrale di cadice- una composizione sul tema da eseguirsi nel contesto della settimana santa. La versione originale per orchestra fu eseguita a mezzogiorno dell’anno 1786, nella cattedrale di cadice appositamente predisposta e oscurata..
La musica di quest’oratorio – sette sonate- mette in evidenza lo stato d’animo di gesù, del buon ladrone, di maria, giovanni e dei crocifissori; ciascun frammento di testo ha ricevuto un trattamento tale da commuovere anche l’animo dell’ascoltatore più inesperto e l’esecuzione, risulta dominata da un profondo afflato emotivo.
La costruzione musicale è improntata a nobiltà e austerità di concezione ed è sorretta da una melodia dolorosamente espressiva, perfettamente aderente allo spirito mistico del testo. La stesura si articola in sette sonate in tempo lento che meditano sulle ultime frasi pronunciate da cristo sulla croce; sono precedute da una maestosa introduzione e concluse con un presto che rappresenta in modo sonoro il terremoto che sconvolse il calvario alla morte di gesù, come narrato nel vangelo di matteo. La conclusione è fatta precedere da sonetto “jesus autem emissa voce magnam expiravit” su musiche di lorenzo perosi ma presente anche in altre opere di compositori napoletani come niccolò jommelli (aversa 1714 – napoli 1774).
Ogni anno è possibile vivere questi momenti della passione a vico del gargano, oltre la semplice curiosità del turista o dell’antropologia culturale, in piena adesione al messaggio evangelico. Per noi cristiani del nostro tempo, come allora per discepoli, è difficile comprendere il perché gesù si è offerto in sacrificio per la nostra salvezza. Gesù pronuncio queste parole non all’inizio della passione ma quando era sulla croce con le braccia spalancate nell’abbraccio di redenzione offerto all’umanità egli continua a parlarci invitandoci alla conversione offrendoci il “ per – dono” del padre.
Nicola parisi
fuoriporta.it
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