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Per salvarsi, l’Italia, e il Mondo hanno bisogno del Sud

Pino Aprile: “i nostri giovani lavorano per questo”. Vi racconto cosa accade da 150 anni.

 

San Severo, Termoli e Foggia. L’ultimo tour dello scrittore Pino Aprile e del suo ultimo bestseller "Il Sud puzza" ha fatto tappa anche al Ristorante in Fiera con l’Attacco, che ha organizzato per l’occasione un fo­rum con produttori, investitori e personalità della politica regionale. Al tavolo del giornalista di Terro­ni, insieme al direttore Piero Paciello e a Raffaele Ve­scera, Onofrio Giuliano presidente di Confagricoltu­ra, Pino Di Carlo, presidente di Assindustria, Potito Salatto, imprenditore della sanità privata ed editore di Teleblu; Fatima Bronci, Fabio Porreca presidente della Camera di Commercio, Alfonso del Sordo, im­prenditore vitivinicolo, l’esperto di marketing terri­toriale Federico Massimo Ceschin consulente del­l’assessorato di Silvia Godelli, Mario Simonelli; ex sindaco di Orsara e consigliere della rete delle Città Slow, il naturalista Vincenzo Rizzi tra i leader degli attivisti penta stellati foggiani, il libraio Michele Trecca e il sindaco di Bari Michele Emiliano, candi­dato unico alla segreteria regionale del Partito demo­cratico.
Pino Aprile ha una conoscenza del territorio straor­dinaria. Il fenomeno Terroni, come si sa, è stato dila­gante, un successo incredibile, che in provincia di foggia è nato di domenica, in un gennaio di qualche anno fa, a Celenza Valfortore. La pagina social Briganti insieme al lavoro di Aprile e di altri intellettuali come Marco Esposito hanno diffuso consapevolezza nei cittadini meridionali, tanto da rendere necessario un movimento politico più ampio, che si è convogliato in Unione Mediterranea. Alle prossime elezioni europee, i diversi gruppi organizzati saranno presenti con una loro lista meri­dionalista Terra Nostra, di cui Aprile è il padre nobile. Ebbene, venerdì scorso per circa un’ora lo scrittore di Gioia del Colle ha narrato l’essenza del suo racconto sul Mezzogiorno e sull’economia positiva meridio­nale. Altri economisti autorevoli, come Gianfranco Viesti, hanno insistito molto sul Mezzogiorno a doppia velocità, sul Sud plurale. Lo scrittore è partito proprio da questo. Il testo che se­gue è raccolto dalla sua vi va voce.

La storia negata – Pino Aprile:
"Avendo selezionato un uditorio ristretto, potremo avere un dialogo vero. Spero che questo sia un vero confronto. Contestatemi. Partiamo dall’inizio, ma l’inizio è quello che scegliamo noi. Possiamo indietro fin quando vogliamo, vi faccio un esempio: nell’ultimo libro di Rizzo e Stella si dice che la Questio­ne Meridionale è nata 500 anni fa. Diventiamo Que­stione Meridionale, poi viene qui un esercito, di­strugge un’economia, ammazza qualche centinaio di migliaia di persone e non sapremo mai quante, di­strugge paesi interi radendoli al suolo per rappresa­glia e quello non conta per spiegare il perché siamo così ora? Allora, scegliamo il punto di inizio: sceglia­mo quello lì. Ci sono tremila dibattiti su com’era l’I­talia in quel momento. Ci hanno raccontato per 150 anni che l’Italia era fatta così: al Nord stavano i bian­chi, educati, civili e ricchi. Al Sud erano poveri, arre­trati, un po’ neri ed oppressi. Dopodiché noi dalle elementari all’università non apprendiamo cose importanti: io per averle raccontate in Terroni sono stato insultato come meglio non si potrebbe. Non è che non ci fossero state delle voci dissonanti, ma si erano dissolte, erano state messe a tacere ed erano passate sempre senza produrre società diversa. Quando è arrivato Terroni – e nessuno meno che mai io immaginavo che accadesse qualcosa del genere­ si è scoperto che questo Sud era molto più consapevole di se stesso, dei propri diritti violati, della pro­pria storia negata, di quanto si immaginasse. Quan­do mi dicono "qual è la ragione del successo di Ter­roni", io dico sempre che Terroni è stato un cerino, ma la paglia c’era già, per questo si è alzato un fuoco" .

Come stanno le cose.
Allora, cosa succede? Come stavano le cose? Consi­glio Nazionale delle Ricerche, Malanima e Daniele, Ufficio Studi della Banca d’Italia, Altea e Ciccarelli, la più alta autorità scientifica del Fondo Monetario Internazionale, Vito Tanzi, americano nato a Mono­poli, che letto Terroni in inglese ci rimase male e si prese un anno sabbatico per studiare l’Unità d’Italia solo dal punto di vista finanziario economico. Pro­dusse un libro, con il titolo Italica, edito da Gran To­rino, il Dipartimento di Economia dell’Università di Bruxelles ha fatto un’indagine sull’Italia a quei tem­pi, studiata come se fosse l’Europa oggi con lo spread: e viene fuori che la Germania di quei tempi era il Re­gno delle Due Sicilie e il Piemonte era l’Italia di oggi. Ma questa è solo la conferma di cose che si sapevano già e non si volevano dire: i titoli di Stato emessi dal Regno delle Due Sicilie alla Borsa di Parigi venivano rubati letteralmente, emessi a 100, li vendevano a 120. Quelli di Sardegna emessi a 100 non riuscivano ad ottenere 70. Nicola Zitara nella sua splendida rac­colta di documenti inedita, che si chiama l’Inven­zione del Mezzogiorno, cita una partita di titoli di Stato del Regno del Piemonte che per riuscire a ven­derli a 26 dovettero chiedere la raccomandazione di Napoleone III. Questa era la condizione, del resto lo diceva anche Cavour: noi stiamo andando al fallimento. Zitara stima che non ci fossero più fondi in Piemonte per pagare i dipendenti pubblici per più di 6 mesi. A quel punto viene invaso il Regno delle Due Sicilie. Le più grandi acciaierie erano in Calabria, da sole valevano l’equivalente dei dipendenti delle ac­ciaierie del Nord messi insieme, furono sfasciate, vendute ad un ex sarto, ex garibaldino, già pregiudi­cato per truffa allo Stato e noi che ci teniamo alle no­stre tradizioni, subito eletto in Parlamento. Quando si vuole smontare il Sud si dice: sì c’era la prima fer­rovia, ma serviva al Re per andare al mare. Giuseppe Berta, docente di storia dell’Industria alla Bocconi non ha mai visto la busta Treni, all’Archivio della Banca di Napoli. Un quarto d’ora deve spendere, se la apre vede che appena costruita la ferrovia, nel pri­ma mese presero quel treno 60mila persone. Om­breggiava l’intera costiera questo Re. Poi non so al­l’Idroscalo, ma a Napoli a novembre non vanno al mare. Tutto quello che è meridionale continua ad essere ridicolizzato, deve essere male. È vero che i Borboni avevano poco sviluppo ferroviario rispetto al Nord, masi dimentica di dire un fatto basilare, an­zi due. Lo sviluppo ferroviario era scarso al Sud, apro parentesi: perché oggi com’è? I treni di oggi vanno più lenti che nel 1900 al Sud. Quando avviene l’Unità d’Italia, le locomotive italiane sono state fatte per 2/3 dai meridionali. A fronte di uno sviluppo ferro­viario modesto, c’era un’industria ferroviaria che era la prima linea della tecnologia del tempo, por­tentosa l’industria di Pietrarsa a Napoli, che aveva più del doppio dei dipendenti dell’ Ansaldo e soprattutto produceva meglio e di più. Hanno mandato l’e­sercito a sparare contro gli operai, perché Pietrarsa non doveva produrre. L’altra linea di tecnologia era la cantieristica navale: solo i cantieri di Napoli erano l’equivalente di quelli del Nord messi insieme. Poi c’erano quelli di Castellamare, Salerno, Palermo, Messina. Avevano scelto di investire nei trasporti na­vali, fu una scelta di economia politica e non a caso in 12 anni la flotta crebbe di 20 volte e divenne la ter­za commerciale del tempo. Adesso l’Europa scopre le autostrade del mare: le prime rotte del made in Italy sono state Palermo – Boston, Palerrno – New Orleans e Napoli – NewYork. I primi prodotti furono le specialità agricole mediterranee, ad altissimo reddito. La cantieristica navale produsse navi strepitose da record di traversata, 26 giorni.

L’Unità che dissipa
Come nasce la rivoluzione industriale? Con la cal­daia a vapore inventata dagli inglesi, ma la prima nave a vapore la fanno i napoletani. Gli inglesi solo do­po 4 anni riescono a farsela da soli: questo era il po­polo arretrato. A proposito di economia politica, una disciplina con cui tutti i popoli si amministrano: la materia è nata aNapoli, l’archeologia è nata a Napoli, la sismologia è nata a Napoli,  la striografia. All a­nima dell’arretratezza. Al momento dell’Unità, Napoli aveva più del doppio degli studenti universitari di tutta Italia messi insieme. Naturalmente mi di­ranno che c’erano tantissimi analfabeti, 1’86% con­tro il 45% del Piemonte. C’è un trucco: c’è una gran­dissima disonestà. Il dato del Piemonte è falso: Gior­gio Bocca che si dichiarava per iscritto razzista e antimeridionale a riprova dell’arretratezza del Sud scrive "In Piemonte gli analfabeti erano solo la metà della popolazione, in Sardegna erano il 90% , perché il 90% sardo non viene utilizzato per fare media col Piemonte e magari scoprire che il dato non era poi tanto lontano da quello borbonico? Così ci è stata raccontata la storia. Da quel momento l’economia del Sud crolla. Tutti gli appalti vengono dati solo al Nord. Il 93% degli ap­palti della Prima Guerra mondiale vanno al Nord e per la marina solo a Genova. Arriviamo a dopo la seconda guerra, Piano Marshall: il Sud è distrutto, qui si sono combattuti gli eserciti nel 43 – 45, al Nord han­no avuto l’occupazione, man non la distruzione. Arri­vano i risarcimenti post bellici da parte delle potenze degli alleati e vanno al Nord, perché dice Costa di Confindustria "facciamo marciare la parte d Italia che può produrre, a che ci serve recuperare mace­rie?". C’è sempre una buona ragione per fottere i sol­di al Sud. Cosa avviene dopo? Il Sud è messo talmente male che per la prima volta del Sud dell’umanità, tutte le regioni del Sud sono più povere di quelle del centro Nord. La Cassa del Mezzogiorno che è l’em­blema della corruzione meridionale e della classe dirigente collusa meridionale: non c’è stato mai un presidente della Cassa che sia stato meridionale. Non solo, la Cassa ha speso al Sud 0,5 del Pil, Per fa­re che cosa? Qualche strada, bravi: qualche scuola, perfetto; qualche diga, buono; le fogne, non dappertutto. Dov’è l’intervento straordinario? Perche nel resto d’Italia è ordinario costruire strade, fogne e scuole e non c’è stato nessun Ente per interventi straordinari al Nord in dimensioni che sono dal dop­pio al triplo rispetto al Sud? L’oggi e la fine della Questione meridionale.
‘ Quello ch’e sta accadendo oggi è ancora peggio. Io non racconto cose che sono accadute 150 anni fa, ma cose che succedono da 150 anni. Gli insegnanti del Sud sono più ciucci, dicono. Sapete quanto si spende per uno studente pugliese? 5.500 euro. Per un ragazzo trentino? 10mila euro. Dov’è la Puglia per maggior rendimento su investimento? E’ una delle due regioni migliori d’Italia. Sapete dov’è – il Trentina nel rapporto investimento apprendi­mento? È una delle due regioni peggiori d’Italia. Per­ché in Puglia si spende la metà? Questo non è un Pae­se, sono due Paesi. Noi abbiamo un intervento. C’è in corso una distruzione economica e sociale della memoria del Sud. Come reagisce il Sud? Da qui parte questo libro. Il Sud si sente abbandonato dalle istituzioni, che spesso non sono solo distratte, ma complici, colluse. Quello che è accaduto nella terra dei fuochi è un patto tra massoneria, industrie del Nord, assistenza dei servizi segreti, società segrete e camorra. E lo si sa dal 1997. Ora è chiaro che i citta­dini della terra dei fuochi, vedendosi rappresentati da Cosentino, si sentono abbandonati dalle istitu­zioni, le vedono nemiche e riscoprono la politica, nel senso più alto del termine, come diceva don Milani. Si mettono insieme per le sorti comuni e contro le istituzioni. Questo avviene a Taranto dove le asso­ciazioni di cittadini ottengono quello che le istitu­zioni non hanno fatto in 50 anni, spesso in compli­cità. Tutti i miei amici stavano all’Italsider, mio fra­tello lavora lì, pure io sono perito meccanico. Il Sud sta creando sana cittadinanza, i meridionali stanno costruendo buona cittadinanza. Qual è il rischio di uno che fa il mio mestiere? È che uno veda solo quel­lo che vuoi vedere. Come ti salvi da questo? Devi prendere uno strumento asettico, che ti consenta di misurare quello che vedi perché i tuoi occhi non ti in­gannino. Il metodo esiste ed è la geometria delle re­ti, che spiega il modo in cui succedono le cose nel­l’universo. Quando le connessioni tra cittadini, le istituzioni, i singoli emerge una nuova comunità, con nuove tegole, che vengono rispettate, diritti e doveri. Per la teoria dei lampi, per un certo tempo non succede niente, poi accade tutto insieme. Come al Sud: Taranto, terra dei fuochi, lotta contro la ma­fia, contro il pizzo. Succede contemporaneamente, anche in economia. Negli ultimi 5 anni la Campania ha perso 156mila posti di lavoro, nell’ultimo anno ne ha guadagnato 20mila. Migliaia di giovani meridio­nali che la globalizzazione ha portato in giro per il mondo stanno tornando a casa. Mai più terroni, l’al­tro mio libro segna la fine della questione meridio­nale: questa è possibile solo in un mondo ensteinia­no, dove ci sono spazio e tempo. Come si misura lo sviluppo in questo mondo? Con la velocità, sempre meno tempo impieghi per percorrere uno spazio, più evoluto sei e infatti servono 15 ore mezzo per raggiungere Trapani da Catania. Milano-Firenze: 2 ore. Ma il mondo in cui vivono i nostri figli non è più in­dustriale, noi siamo nel pieno di una crisi economi­ca, una crisi di civiltà. Stiamo passando dalla civiltà industriale a quella informatica, sul web non c’è né spazio né tempo. Spazio O, punto O. Non esistono frontiere sul web: tutti diventano uguali a tutti. Questo porta ad una perdita di identità, ma siccome la nostra specie non sa vivere senza punti di riferimento, ovunque il glo­balizzato ha bisogno di misurare se stesso rispetto agli altri e al mondo. Il punto che meglio può com­prenderlo è il suo paese. Franco Arminio è un poeta di Bisaccia, un paese terremotato dell’Irpinia, a cui dobbiamo molto perché ci ha dato la metafora più bella del Sud di oggi: la paesologia, una dottrina a metà tra scienza e sentimento. Rivela il valore del Sud. A Bisaccia c’è anche Patrick Arminio, che non è suo parente, è nato a Basilea, è tornato, ed è uno smanettone. Insieme ai suoi amici crea una società di or­ganizzazione e gestione di eventi con cui partecipa ad appalti ovunque. Da Bisaccia o a New Orleans è la stessa cosa, l’ultimo che hanno vinto è l’organizza­zione degli eventi per la presentazione del cd di una star americana. I nostri giovani non hanno in testa le cose che abbiamo noi: noi abbiamo ancora il muro di Berlino. Io per primo. Per essere davvero senza frontiere deve morire la generazione che l’ha visto. Abbiamo nel nostro Dna i confini dell’Italia, dell’Eu­ropa. I nostri figli no, non avendo questi legami e avendo riscoperto le proprie radici, il proprio paese, la propria Bisaccia, sono diventati glocal. In tutto il mondo la globalizzazione ha fatto emergere feno­meni glocal. Più sei globale più hai la necessità di es­sere locale, perché senno non ti riconosci più, ti perdi. Ti perdi a se stesso. Il Sud sta producendo quello che dovrebbe produrre il resto d’Italia. La rivoluzio­ne informatica ha tolto al Nord gli strumenti per te­nere soggiogato e subordinato il Sud, tanto è vero che il Sud del Pianeta sta superando il Nord. Noi sia­mo Sud, per salvarsi l’Italia e il Mondo hanno biso­gno di Sud. E i nostri giovani lo stanno facendo.

a cura di Antonella Soccio
l’Attacco

 

 

 

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