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Reporter della Tua Città/ Vieste, il giorno dello sciacallo

Riceviamo e pubblichiamo.

 

 La storia si fa con il se e il senno di poi. Il principio della causalità degli eventi abbatte i recinti delle periodizzazioni artificiali che coincidono con le elezioni amministrative: “Fu vera gloria?”.
Il voto elettorale manifesta i suoi effetti nel lungo periodo. La responsabilità degli elettori è continua come la storia e non sempre è ispirata alla “piena intelligenza dei fatti raccontati”.
Quale verità? La storia è madre della verità: “La verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire”. Borges capì tutto: “La verità storica non è ciò che avvenne, ma ciò che noi giudichiamo che avvenne”.
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I vocalizzi degli sciacalli sono il problema dell’estate 2015. Branchi di sciacalli dorati si danno appuntamento all’Ultima Spiaggia di Vieste, dove i loro terrificanti ululati faranno da sfondo alla rassegna di eventi denominata “Attenti allo sciacallo”. Nella nuova rappresentazione della realtà politica, gli sciacalli ululano al dissesto finanziario del Comune di Vieste. La logica è mediatica e segue il modello della pubblicità: l’attenzione è massima. Fissata l’agenda setting, il frame è l’irresponsabilità degli sciacalli che sognano la titolarità dell’azione di responsabilità amministrativa che è di competenza del pubblico ministero contabile.
L’effetto involontario è la lettura della deliberazione 135/2015 della Corte dei Conti che individua le cause principali e ricorrenti che potrebbero portare al dissesto finanziario e solo eventualmente alla responsabilità amministrativa degli amministratori. L’effetto d’innesco non funziona.
Gli sciacalli sono vittime di una fantasmagorica rappresentazione dell’agire politico e danno una lettura distorta del Testo Unico degli Enti Locali che, è bene ricordarlo, punta in realtà al risanamento dell’ente dissestato: “La mancanza di finanziamenti erariali per il sostegno del risanamento pur se ha generato una nuova consapevolezza nei cittadini, i quali sono avvertiti che il rischio del dissesto finanziario del comune di appartenenza provoca conseguenze per loro sfavorevoli, (tra cui un inevitabile innalzamento della pressione fiscale e dei contributi per i servizi a domanda individuale) ha, purtroppo, reso Sindaci propensi a non dichiarare lo stato di dissesto degli enti che amministrano, rendendo più gravosa la situazione economico-finanziaria, anche per il maturare di ingenti interessi negativi sui debiti non onorati e per l’aumento significativo del contenzioso, e, pertanto, molto più difficile un duraturo risanamento. Si constata, sempre più frequentemente, che lo stato di dissesto, che colpisce maggiormente i Comuni piccoli, indice delle difficoltà di gestione insite nelle dimensioni dell’ente, viene proposto e deliberato a seguito dell’elezione di una nuova compagine politica alla guida dell’ente.”
L’attribuzione di significato del codice linguistico di chi grida “Attenti allo sciacallo” potrebbe non coincidere con le attribuzioni di significazione della realtà politica effettuate quotidianamente dalla collettività; la lettura della realtà, in questo momento, non sembra essere egemonica ma negoziata o molto verosimilmente oppositiva. Lo scenario peggiore è la totale incomprensione del codice linguistico per delegittimazione ma le elezioni amministrative seguono una logica di clan familiare: “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Leggendo la deliberazione 135/2015 della Corte dei Conti e alle possibili misure correttive dello squilibrio del bilancio comunale, il pensiero va alla speranza cristiana: "Verrà quel giorno in cui si compreranno campi in questo paese, di cui voi dite: "È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, abbandonato in potere dei Caldei. Si compreranno campi con denaro, si stenderanno dei contratti e si sigilleranno…".

Lazzaro Santoro