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16 Marzo/ LE MASSIME

La lettura delle massime e dei detti ha un effetto analogo alla lettura delle enciclopedie di medicina che ci fanno scoprire in noi i sintomi di tutte le malattie che descrivono. 

ROBERT DE MONTESQUIOU

Anche se il suo cognome è simile a quello del più celebre filosofo del Settecento, Robert de Montesquiou (1855-1921) è stato uno scrit­tore di tutt’altro genere, attento, più che al diritto e all’etica, alla mondanità parigina ritratta con ironia. Di lui suggerisco ora una considerazione che riguarda da vicino me e i miei lettori.

Anche se non si può dire che io proponga per ogni giorno del calendario detti o massime, certo è che le citazioni scelte hanno il compito di stimola­re un esame di coscienza su vizi e virtù, su temi morali ed esisten­ziali. A questo punto è forse condivisibile, anzi auspicabile, l’asserto di questo scrittore francese amico di Proust.

La citazione raggiunge­rebbe il suo scopo se creasse ogni giorno un piccolo fremito dell’ani­ma, con la segreta confessione di essere stati colpiti nel segno.

Certo, non bisogna esagerare nell’autocritica, diventando talmen­te scrupolosi da perdere la serenità dello spirito, così come accade – per altro verso – a certe persone che, a furia di compulsare enciclopedie mediche e seguire programmi di divulgazione medica, si ri­trovano coi sintomi di tutte le malattie, proprio come indicava Mon­tesquiou.

È, però, da dire che lo scrupolo eccessivo è una sindrome dell’anima piuttosto rara ai nostri giorni nei quali impera la bana­lità, la superficialità, l’irresponsabilità, la costante autoassoluzione. E allora, ben venga l’effetto «inquietante» delle massime, fermo re­stando però quello che un altro francese, il ben più grande Pascal, osservava proprio riguardo ai detti morali nei suoi Pensieri: «Tutte le buone massime sono già nel mondo: non manca che d’applicarle!».

Gianfranco Ravasi