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13 Luglio/ GLI ADULATORI

Gli adulatori sono abili lettori del pensiero. Ti dicono proprio quello che pensi.

THOMAS BABINGTON MACAULAY

Alzi la mano chi, almeno una volta in vita, non si è lasciato incan­tare da una lusinga o da un apprezzamento, anche se evidentemente esagerato o enfatico. E, in senso contrario, chi non è mai ricorso al­l’incensamento o alla sviolinata per accaparrarsi il favore di una per­sona importante? Potremmo torcere il celebre motto di Voltaire sulla calunnia nel suo antipodo: «Lodate, lodate: qualcosa resterà!».

Uno scrittore moralista francese del Settecento, il marchese Lue de Clapiers, osservava che «noi amiamo persino le lodi che sappiamo non essere sincere», tanto è dolce l’adulazione.

Sopra ho, invece, citato una frase presente nella Storia d’Inghilterra del barone Thomas Babington Macaulay, politico e storico dell’Otto­cento. Le sue sono parole sacrosante e dovremmo ripetercele quan­do ci sentiamo troppo celebrati ed esaltati, consapevoli che questo atteggiamento è stato da noi forse esercitato nei confronti di chi vo­levamo conquistare o imbonire.

Certo, un po’ di urbanità, di genero­sità e di fiducia infusa nell’interlocutore è una buona cosa. Ma la piaggeria, la prostrazione e la cortigianeria fino alla falsità e all’im­pudenza sono una malattia che infetta i rapporti sociali e non di ra­do anche quelli ecclesiali. È necessario conservare dignità e sincerità, anche se qualche volta può costare in successo, carriera e popolarità.

L’adulazione, infatti – notava Balzac nel suo famoso romanzo Eugé­nie Grandet (1833) – «non viene mai dalle anime grandi; è, invece, ap­pannaggio degli spiriti piccini, che riescono a rimpicciolirsi ancor più per riuscire a entrare meglio nella sfera vitale delle persone in­torno a cui gravitano».

Gianfranco Ravasi