Nel salutare il 2019 definito come «il più drammatico e deleterio della storia locale», si sperava che l’anno seguente, questo 2020 alle sue ultime battute, riservasse aspettative più gratificanti e incoraggianti. Così, come ha dimostrato il suo andamento, non è stato. Anzi, si è rivelato ancor più problematico di quanto l’immaginazione si potesse spingere oltre l’inammissibile. Per tanti aspetti persino crudele e beffardo. Un anno dominato dal Covid-19 che oltre a causare dolori e lutti, ha acuito le già sofferenti condizioni economiche e sociali portate all’estremo da una conduzione amministrativa delle città il cui disastro politico e morale è sintetizzato nello scioglimento d’imperio del consiglio comunale per decisione dello Stato seguito a quello deciso dal consiglio comunale che ha decretato la fine del governo in carica ritenuto non più in grado di rappresentare la città.
L’effetto immediato è stato quello della rottura gridata e guerreggiata della triade politico-clientelare che ha dominato la città nell’ultimo quarto di secolo, mentre l’arcivescovo padre Moscone dava seguito al suo grido “Manfredonia rialzati” con l’avvio del progetto “Attrezzarsi per la città”.
«Non siamo migliorati ma neanche peggiorati» faceva sapere il triunvirato di commissari straordinari al comune. I traffici portuali si barcamenavano tra vecchi problemi e nuove speranze; la Guardia costiera non dava tregua agli illeciti ittici e balneari; la perdita del treno-tram faceva cadere un altro mutile sogno; la pesca ansimava. Siamo agli inizi di marzo quando irrompe il coronavirus. A parlare di Covid-19 a Manfredonia è la Commissione straordinaria che ordina la sanificazione generale della città come misura preventiva contro il contagio al momento non conclamato, ma è caccia alle mascherine. Inizia la penosa e irridente tiritera sull’ospedale San Camillo e la sanità locale che andrà avanti infruttuosa avulsa dalla validità negata della struttura ospedaliera. A metà marzo i primi due casi di ricoverati a Foggia. La pandemia chiude le scuole e inventa la didattica a distanza. L’ombra e la minaccia del Covid ha ormai invaso la città. Al 28 marzo i soggetti in isolamento fiduciario sono 17, annuncia il COC del comune. La labile economia locale essenzialmente basta sul commercio è in ginocchio. Si attiva ima massiccia solidarietà attraverso la Caritas e i sussidi governativi. Ad aprile i contagiati sono 99 e i positivi 13. Si va avanti tra “Io resto a casa” e lo struscio imperterrito. A maggio i contagi scendono nella forbice 6-10. Si guarda con speranza alla Fase 2 del Covid. La gente si riversa sulle spiagge. Agosto è boom di presenze.
A settembre le elezioni regionali decretano a Manfredonia il crollo della sinistra e la vittoria del centrodestra. Il Covid toma a impensierire. Anche la festa patronale rinuncia alle sue celebrazioni esterne. Prevale la prudenza. Ma a fine settembre il < comunale annuncia 57 contagiati e 28 positivi. La pandemia riprende la corsa segnerà un escalation terrificante contrassegnata da numerosi decessi, favorita da un atteggiamento della popolazione, almeno parte di essa, alquanto disinvolto. A novembre i picchi assoluti: 842 contagiati positivi. L’andamento è altalenante. Gli ultimi sono rispettivamente 602 e 394. Si guarda con trepidazione al 2001 portatore del vaccino antidoto al micidiale e befferdo coronavirus. Probabilmente sarà salutato con i “tradizionali” botti ma col cuore in gola, le dita incrociate e lo sguardo alla Madonna di Siponto.
Michele Apollonio