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Giovedì senza pastasciutta

Giovedì “magro” per il consumerismo che scende in piazza contro il carovita. I cittadini rinunciano ad un bel piatto di pasta, dopo gli aumenti a raffica che hanno fatto configurare un “autunno nero” per le famiglie italiane, che già arrancavano per arrivare alla fine del mese. Sarà molto più che uno “sciopero della pasta”, prodotto simbolo di una giornata di rabbia. Le associazioni che hanno organizzato la protesta a livello nazionale chiedono ai consumatori di astenersi dall’acquisto di almeno un prodotto il prossimo 13 settembre. Ormai non si parla d’altro che di rincari, a partire dalla prima colazione, quando bisogna fare i conti con un caffè “salato”. Il caro libri ha già tolto il sonno a mamma e papà, il prezzo della benzina continua paurosamente ad oscillare e i beni di prima necessità subiscono aumenti di gran lunga superiori all’andamento dell’inflazione e, dunque, dei salari dei lavoratori dipendenti. Le vecchie generazioni se la prendono con l’euro, ma il governo resta l’imputato numero uno ed una convocazione non è bastata a far desistere l’agguerrito consumerismo che già da tempo aveva cantierizzato lo sciopero della spesa. Domani ci si ritroverà tutti intorno allo stesso tavolo per affrontare lo spinoso tema dei rincari: le associazioni apprezzano, auspicano che si possa scoprire «dove si annidano le speculazioni», ma non depongono le armi. Giovedì si ritroveranno nella Capitale e presidieranno piazza Montecitorio e piazza Verdi, dove ha sede l’Antitrust.
Ieri, a Roma, Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori hanno presentato quella che si annuncia come una cassa di risonanza di tutto rispetto per i malumori del cittadino consumatore rimasto “al verde”. Nel corso della manifestazione le associazioni lanceranno un’ulteriore provocazione distribuendo gratuitamente pane, pasta e latte. Non solo Roma, perché nelle principali piazze di tutta Italia il consumerismo farà proseliti con un alleato che non delude mai in fatto di presenze: anche la Coldiretti ha, infatti, garantito la sua adesione con una folta rappresentanza. «Non è una serrata da parte nostra – ha detto Stefano Masini, responsabile Consumi di Coldiretti nel corso della conferenza di ieri – vogliamo solo rendere trasparenti e legittimare le scelte dei consumatori. Noi chiediamo che venga promossa la vendita direttamente dagli agricoltori, riducendo così la filiera; che sia istituito un numero verde che dia la possibilità ai consumatori di controllare i prezzi; di inserire il riferimento al prezzo d’origine su tutti i prodotti».
Il Codacons di Rienzi chiede un immediato ribasso dei prezzi e delle tariffe del 5% ed un intervento del governo sulle accise della benzina, questione che neanche l’esecutivo di Prodi ha mai ritenuto opportuno affrontare. Colpo di grazia, l’aumento delle tariffe ferroviarie e dei tassi dei mutui che non sfugge al presidente dell’Adusbef: «Vogliamo difendere il potere d’acquisto dei consumatori – ha detto Elio Lannutti – che è stato falcidiato, dopo che siamo stati accusati di generare allarmismi». Voce fuori dal coro l’Adiconsum di Paolo Landi che prende le distanze dai colleghi: sono simili allarmismi, ne è convinta l’associazione, a giustificare l’aumento dei prezzi.