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Pinto, presidente della Comunità Montana del Gargano, in guerra aperta con la tecnostruttura

In quaranta anni di politica ne ha viste tante Nicola Pinto, dal giu­gno dello scorso anno presidente della Comunità montana del Gar­gano, composta da un esecutivo di 7 componenti (lui compreso). 39 rappresentanti nell'organo rappresentativo (3 per ogni co­mune del Gargano) e 10 dipen­denti. Là ha trovato una situazio­ne paradossale: "una casta blin­datissima, ma stavolta non è quel­la dei politici".

Presidente, dica la verità. E’ stato il classico elefante entrato in un negozio di cristalli.

Niente affatto. Quando mi sono insediato ho cercato di capire i meccanismi dell'ingranaggio, co­me mia abitudine. Sono sempre stato convinto, infatti, della ne­cessità di massima collaborazio­ne tra chi rappresenta l'ente a li­vello politico e chi rappresenta in­vece quello amministrativo. Per ottenere risultati che garantisco­no il territorio e gli interessi dei cit­tadini.

 I risultati della sua Comunità non sembrano granché.

Ne sono perfettamente consape­vole, e proprio per questo sono ri­masto spiazzato dalla situazione in cui mi sono venuto a trovare. Per ripristinare la masseria Agropolis occorrono adesso sei milio­ni e mezzo di euro: possibile che nel passato non si sia fatto nulla per prevenire questa situazione? Della caserma dei vigili del fuoco di Vico del Gargano se ne parla da almeno quattro anni, ma solo ora comincia a profilarsi qualcosa di concreto…

Ma queste sono più responsabi­lità della politica, se permette…..

Deve sapere che io non posso co­noscere il percorso professionale dei miei collaboratori (chiamarli dipendenti mi sembra inoppor­tuno). E nemmeno quanto guada­gnano mensilmente. Mi è stato si­stematicamente impedito l'ac­cesso a queste informazioni, che volevo non per violare la privacy di chicchessia, ma per verificare l'efficienza della macchina inter­na a mia disposizione.

Lei non sa quanto spendete ogni anno in stipendi e straordinari, insomma.

So che sono venute fuori inden­nità da 25mila euro all'anno oltre lo stipendio, ma come e perché siano state distribuite per me re­sta un mistero. E non so quali sia­no stati i benefici, di fronte a costi così elevati. Sarei ben felice di pre­miare il personale più meritevole, ma se non ho parametri di riferi­mento com'è possibile?

Ci sono le regole, i contratti. O non ci sono?

Certo che esistono le regole ed i contratti. Quello nazionale e quello integrativo aziendale. Che scadeva lo scorso 23 agosto e si rinnovava automaticamente se nei tre mesi precedenti una delle due parti non fosse intervenuta per apportare dei correttivi, ma anche di questo non sapevo asso­lutamente nulla. L'organo esecu­tivo ha spezzato questa prassi or­mai consolidata, ed ha chiesto di riprendere le trattative: figuria­moci, è scoppiato il pandemonio…

Quali sono le difficoltà che l'ese­cutivo da lei presieduto incon­tra?

L'atteggiamento, a rimbalzo di muro di gomma, di qualche com­ponente la struttura burocratica e del segretario dell'ente Ugo Galli.

Con il quale è in corso da mesi una vera e propria guerra.

Niente di personale, ci manche­rebbe. Ma le sembra corretto che la posta indirizzata al presidente della Comunità venga letta da un'altra persona, che poi addirit­tura risponde senza averne alcun titolo, e senza che il presidente sia stato almeno informato? Le sem­bra corretto che non possa cono­scere la corrispondenza tra l'ente che presiedo e l'esterno, i comuni, gli altri enti e i comuni cittadini? La posta che arriva rappresenta anche l'inizio di indirizzi politici, e quindi di programmazione; sia­mo lontani dalla mera gestione.

Ci sono di fatto due presidenti, insomma. E gli organi interni di controllo che fanno?

Il presidente è uno solo! L'organo di controllo interno non viene mai convocato, ed in ogni caso il suo presidente è ancora e sempre Gal­li, che in questo caso svolge la fun­zione di controllore e controllato. E lo stallo continua. Pensi che se c'è da nominare un avvocato per difendere l'ente in un qualsiasi contenzioso la scelta viene fatta non dall'organo politico collegia­le, ma da quello monocratico bu­rocratico. Abbiamo quindi la ne­cessità, oltre che il dovere, di ri­portare le rispettive competenze ai dettami della 267'e della legge regionale n.20 del 2004. Definen­do finalmente ruoli e prerogative.

State lavorando su un nuovo re­golamento interno, quindi.

Il regolamento era già stato rivisto lo scorso anno, senza alcuna agi­tazione sindacale. Ma la medicina si è rivelata peggiore del male, perché l'accorpamento di due settori dirigenziali (tecnico ed amministrativo) ha di fatto com­portato il ridimensionamento di uno dei due dirigenti. Poi oggetto di sanzioni disciplinari e retroces­so, e da agosto anche sospeso per tre mesi senza stipendio senza che io e la giunta,ne siamo stati informati né preventivamente né successivamente. Ho dovuto inoltrare una richiesta per iscritto per venire a conoscenza della questione, e mi sono dovuto fer­mare a quello stadio. Nonostante abbia incontrato quel dirigente che mi ha denunciato alcune si­tuazioni incresciose,verificatasi all'interno della struttura: ho quindi chiestogli atti per verifica­re la loro fondatezza, ma quegli at­ti mi sono stati negati.

Un nuovo regolamento interno è più che mai indispensabile, allo­ra.

Ci stiamo lavorando da un mese, nei canoni previsti dalla legge, in piena trasparenza e cercando la massima condivisione e concer­tazione. Sollecitando quindi la partecipazione della rappresen­tanza sindacale locale e provin­ciale. Alla fine cosa dovrebbe con­tare veramente, mi chiedo anco­ra: gli interessi dell'ente o quello di qualcuno che vuol tutelarsi an­cora di più?

Daniele Dondi

L’Attacco