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118 “assumerli costa meno”

Nel mirino le cooperative convenzionate con l’assessorato regionale. Sotto tiro le Asl. La Regione risparmierebbe 20 milioni su personale del 118

La Re­gione potrebbe risparmiare dai die­ci ai venti milioni di euro se non affidasse più alle cooperative il ser­vizio che autisti e infermieri svol­gono, da oltre dieci anni, presso i punti di primo intervento del Gargano e, non solo. Cifre che, oggi, pre­cisano i rappresentanti della Confederazione unitaria di base, "fini­scono nelle tasche di per­sone che con la sanità hanno poco a che fare". Sarebbe questa – ag­giungono i sindacalisti – l'occasione per porre fi­ne ad anni (se non de­cenni) di malgoverno delle Aziende sanitarie che hanno visto intrecci oscuri tra politici e chi si è ar­ricchito a spese dei cittadini pu­gliesi lucrando su un bene essen­ziale come il settore sanitario. In questo modo si porrebbe fine alla sudditanza che tanti lavoratori pre­cari o dipendenti di cooperative o imprese esterne hanno nei con­fronti del polticante di turno". Una denuncia vera e propria da parte del sindacato che, a questo punto, meriterebbe l'attenzione non solo dell'opinione pubblica, ma an­che delle autorità competenti a cui compete far chiarezza su un ser­vizio essenziale per il cittadino e, naturalmente, sugli sprechi. I sindacati riprongono la pro­posta di sempre: attuare da subito quanto contenuto nell'ultima legge di bilancio regionale, cioè, togliere la discrezionalità ai Direttori ge­nerali delle Aziende sanitarie sulla possibilità di "ricontrattare" l'ap­palto "in essere" del servizio di trasporto dei malati dai punti di primo intervento ad una struttura ospedaliera, e imponendo l'imme­diata reinternalizzazione dei ser­vizi e degli operatori. In poche parole, la Regione dovrebbe gestire in proprio il servizio e non affidarlo, come accade da decenni, alle coo­perative oppure alle "Misericor­die". I rappresentanti della Flaica Cub chiedono, a questo punto, un incontro immediato con il presidente della giunta regionale, Nichi Ven­dola, gli assessori regionali alla sanità e alle politiche del lavoro, per un primo confronto sulla volontà o meno della Regione di avviare una politica di "risanamento" e, nello stesso tempo, un ripensamento del­la Sanità in Puglia.

Il personale che presta servizio nei centri di primo intervento è dipendente o socio di una delle tante cooperative alle quali l'Azienda sa­nitaria affida il servizio 118, dopo espletamento di una gara d'appal­to. Dunque, autisti e infermieri ga­rantiscono le stesse prestazioni dei colleghi alle dipendenze dirette del­le Aziende sanitarie, ma con la differenza che lo stipendio dei la­voratori delle cooperative non su­pera 700euro. Ma come tante altre cose strane che si registrano nella pubblica amministrazione, non si compren­de il perchè in Puglia circa i170 per cento delle 129 postazioni esistenti del 118 è affidato a privati e il solo restante 30 per cento è garantito da personale alle dirette dipendenze dell'Azienda sanitaria. Si potrebbe obiettare che, in que­sto modo c'è un risparmio per la Pubblica amministrazione se non fosse, invece, vero esattamente il contrario. Infatti, secondo dati for­niti dallo stesso assessorato alla sanità pugliese, il costo medio di un lavoratore di cooperativa sociale (nello specifico autista di ambu­lanza) che opera nel 178 è di circa 15 euro l'ora più Iva (del quale, in molti casi, il 50 per cento rimane nelle tasche dei dirigente delle coo­perative) mentre un lavoratore di ruolo (autista cat.B – fascia 3 con una media di 150 ore mensili di lavoro), costa circa 15 euro netti, oneri sociali compresi.

Ricordiamo che, in più occasioni, infermieri e autisti scesero in scio­pero, pur garantendo il servizio "per non penalizzare l'utenza". Con il provvedimento inserito nella Legge di Bilancio, che do­vrebbe porre fine al precariato, ci sarebbe, secondo stime fatte dal sindacato, anche un risparmio del due per cento annuo.

Francesco Mastropaolo