Il Centro direzionale di Baia di Campi potrebbe ospitare un istituto di ricerca sulle cellule staminali – Abbandonato da 25 anni – La vicenda “risollevata” da OndaRadio al Corriere del Mezzogiorno – Del caso si occuperà domani domenica 4 maggio (ore 8,32) a “Sabato e Domenica” su Rai1 – Parte del servizio dall’inviata Irene Benassi registrato negli studi di OndaRadio.
Negli uffici regionali lo si dice a mezza bocca e incrociando le dita: il contenzioso si potrebbe chiudere entro la fine del 2008. Così, dopo quasi due decenni e mezzo, la Regione potrebbe diventare proprietaria del Centro direzionale di Baia di Campi, a Vieste, e stabilirne la destinazione. Dei due contenziosi che hanno impedito finora il trasferimento della proprietà, è rimasto in piedi solo quello relativo al calcolo delle spese da riconoscere all'impresa costruttrice. L'altro, sulla proprietà del suolo, è stato definito a gennaio scorso. «Con successo e notevole risparmio di denaro pubblico» dice l'assessore regionale al Demanio Guglielmo Minervini. In definitiva: la Regione è ora proprietaria del suolo, ma non ancora dell'immobile che è stato edificato su quel terreno. La vicenda è tornata d'attualità, proprio in seguito alla transazione sul suolo e all'ottimismo che comincia a circolare sull'altra che potrebbe arrivare presto. Del caso, si occuperà domani mattina la trasmissione di Rai Uno «Sabato e Domenica». In attesa di sviluppi, Minervini si dice molto soddisfatto dell'accordo di gennaio. II conflitto opponeva la Regione alla Snam, società del gruppo Eni, vecchia proprietaria dei suoli. Il prezzo fissato agli inizi degli anni Ottanta fu di 1,5 miliardi di lire. La società chiese di ottenere la cifra sotto forma di «oneri di urbanizzazione» su un vicino villaggio turistico. Struttura che la Snam non realizzò mai. Di qui la richiesta postuma del denaro, il conflitto e infine l'accordo: 6oomila euro, ovvero meno del valore nominale della superficie, come decisa agli inizi degli Ottanta. Da definire, invece, la causa con Italscavi, società capofila dell'Ati (associazione temporanea di imprese) che provvide all'edificazione del Centro. Alla fine della costruzione, sorse una lite sul valore da assegnare a determinati lavori. II caso fu deferito ad una commissione arbitrale. Il lodo da questa emesso a favore dell'Ati, è stato annullato (la Regione sostenne che l'organismo si convocò irregolarmente} e ora si tenta un nuovo accordo. I dirigenti degli uffici regionali sono ottimisti. Entro l'anno, dicono, si può chiudere. A quel punto si potrà cominciare a discutere del Centro direzîonale, edificato con fondi europei perché fosse di sostegno al turismo di tutto il Gargano. Finora è costato l'equivalente di 4o milioni di euro. «Oltre – dice Minervini – alla ferita inferta all'ambiente», Per ora poche certezze, ma irremovili. L'assessore spiega che non potrà essere abbattuto (sarebbe un danno per le casse pubbliche); né venduto (non ha mercato, visti i costi cresciuti in maniera esponenziale). «E non potrà neppure essere gestito – aggiunge l'assessore – in maniera diretta dalla Regione». La strada è quella dell'affidamento: per uso «turistico» (ci sono anche centinaia di posti letto attivabili), «sociale» o «di ricerca». Richieste ne sono arrivate. Compresa quella, qualche tempo fa, di un istituto universitario norvegese: vorrebbe installarvi un centro per la ricerca su cellule staminali, morbo di Parkinson e Alzheimer. Si è parlato anche di un possibile casinò o di un sito per cinematografia. «Si deciderà con bando pubblico – conclude Minervini – ma solo quando avremo la proprietà della struttura».