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GIORGIO DE SANTIS, UNO STUDIOSO POCO CONSCIUTO

Fu il primo a valorizzare la “Pietra di Apricena”
Oggi la “Pietra di Apricena” è conosciuta in tutto il mondo.
La spettacolare “Chiesa di San Pio”, a San Giovanni Rotondo, progettata dall’architetto Renzo Piano, testimonia l’importanza del suo impiego.
Il primo che valorizzò la “Pietra di Apricena” fu Giorgio De Santis, in assoluto il più autorevole studioso contemporaneo dei lapidei ornamentali di Apricena.
Perito Capo Emerito del Corpo delle Miniere, Cavaliere della Repubblica, Giorgio De Santis (romano di origini – anche se, come era solito ironizzare, nacque “per caso” a Santeramo in Colle, provincia di Bari –  ed apricenese di adozione) è stato autore, dal 1973 al 2006, di numerosissimi scritti sulla “Pietra di Apricena”, pubblicati da primarie riviste specializzate (tra cui “Quarry and Construction” di Parma, “Marmi Graniti Pietre” di Milano, “Il Frantoio” di Parma ed “Il Nuovo Cantiere” di Milano).
Il professor Nicola Walsh del Politecnico di Bari, nel settembre del 2006, lo volle come relatore in un convegno internazionale da lui organizzato, cui De Santis partecipò presentando una sua relazione mozzafiato, dal titolo “L’impiego dei calcari ornamentali di Apricena dall’antichità” (relazione che venne pubblicata anche in lingua inglese).
Dagli scritti di Giorgio De Santis apprendiamo che la “Pietra di Apricena” era già nota in epoca dauna, come risulta dalle “stele” rimaste. In seguito, nella romanità, lo testimoniano i ruderi di alcuni monumenti pubblici di Teanum Apulum (l’odierna San Paolo di Civitate) e le epigrafe funerarie ritrovate nei suoi pressi. A San Severo, alla base della torre campanaria della Chiesa di San Giovanni Battista (costruita nello stesso luogo dove sorgeva un tempio pagano dedicato, forse, a qualche illustre asclepiade) sono conservati due pregevoli bassorilievi in “Pietra di Apricena”, mentre, più in alto, è incastonata un’altra scultura – sempre in “Pietra di Apricena” –  raffigurante un pesce (il pesce fu per i Cristiani il simbolo di Gesù; le lettere della parola greca ichthys = pesce sono rispettivamente le iniziali della frase greca che si traduce: Gesù Cristo di Dio Figlio, Salvatore).
Sempre da De Santis apprendiamo che la “Pietra di Apricena” è stata successivamente impiegata nei palazzi reali di Napoli, Portici e Caserta (in colonne, ornamentazioni e sculture). Come pure a Roma, in insigni palazzi, quali quello dell’Università Gregoriana, il Palazzo di Giustizia e Palazzo Venezia. Ed a Foggia, nella ricostruita stazione ferroviaria, nella fontana del piazzale prospiciente, nella sede della Camera di Commercio e nei supporti lapidei del monumento al musicista Umberto Giordano. Oltre che, ovviamente, ad Apricena: nel Santuario di Maria S.S. dell’Incoronata con annesso campanile, in altre chiese del luogo, nel Palazzo Lombardi (sede storica del Comune di Apricena), nella pavimentazione e nell’arredo di numerosi spazi pubblici pedonali e nelle significative sculture posate in centro e nella Villa Comunale.
Ma non solo. Ancora De Santis, nei suoi scritti, ci notizia che la “Pietra di Apricena” è stata impiegata (e continua ad esserlo) in numerosissimi edifici ed opere pubbliche realizzati in Germania, Belgio, Francia, Gran Bretagna, Malta, Egitto, U.S.A., Medio Oriente, Canada, Sud America e Giappone.
Il Cav. Giorgio De Santis ora non c’è più. E’ scomparso il 17 aprile 2007, a Roma. Il suo amore per la nostra terra è racchiuso nelle sue ultime volontà: ha voluto essere sepolto ad Apricena.
Sarebbe, dunque, auspicabile che il Comune di Apricena rendesse omaggio alla sua memoria, dedicandogli, quanto meno, una via cittadina.  

Alfonso Masselli