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Attentati Morlacco: c’è un indagato

Il sindaco annuncia che lunedì prossimo scioglierà la riserva su eventuali dimissioni dalla carica di primo cittadino.

 

La Procura della Repubblica di Lucera ha iscritto una persona nel registro degli indagati nell’ambito del fascicolo di inchiesta contro gli atti intimidatori che hanno interessato il sindaco di Lucera Vincenzo Morlacco. E’ quanto ha riferito il procuratore capo Massino Lucianetti, nel corso di una conferenza indetta per chiarire le vicende che hanno turbato il primo cittadino del centro federiciano. L’uomo, le cui generalità non sono state rivelate è accusato di porto e detenzione illegale di arma da sparo e munizionamento e minacce personali al corpo amministrativo. Intanto il sindaco Morlacco annuncia che lunedì prossimo terrà una conferenza in cui scioglierà la riserva su eventuali dimissioni dalla carica di primo cittadino. Contattato da noi telefonicamente ci ha candidamente confidato che allo stato attuale delle cose è sempre più propenso a voler abbandonare la massima poltrona di palazzo di città. 5, comunque, gli attentati subiti da Morlacco. Un’escalation di episodi partita in campagna elettorale prima del ballottaggio, quando il primo cittadino ricevette una lettera minatoria in cui si intimava il suo ritiro dalla competizione elettorale previa la stessa fine di Francesco Marcone, il dirigente dell’ufficio del registro di Foggia barbaramente assassinato nel portone di casa. Il 14 novembre dello scorso anno un’altra missiva con parole chiaramente offensive. Poi la bomba carta fatta esplodere nella notte tra il 5 e il 6 settembre scorso, all’interno dell’androne della sua abitazione provocando danni ad uno scalino in marmo e ai contatori dell’energia elettrica. Ne è seguita, qualche giorno più tardi, anche una telefonata anonima con tono palesemente minaccioso. Infine, quella più eclatante avvenuta il 25 settembre quando sono stati fatti esplodere cinque colpi di pistola, calibro 7.65 contro l’abitazione del sindaco. "La città di Lucera appartiene ai cittadini – ha detto il procuratore capo. Qualunque condizionamento è inammissibile sia in democrazia che nella vita sociale. A maggior ragione se è indirizzato – ha concluso Lucianetti – nei confronti di tutti quelli che hanno poteri di rappresentanza".