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ATTENZIONE A MORIRE IN ITALIA… POTREBBE NON ESSERE VERO!

Incontro a Bologna presso la clinica neurologica – l’accertamento di morte cerebrale solo con la presenza di tecnici neurofisiopatologi – lo ha stabilito un recente decreto legge – centinaia gli ospedali italiani che al contrario utilizzano infermieri – a Bologna si e’ chiarito che solo i Tnfp possono decretare, in un collegio medico appositamente composto, la fine della vita di un paziente – in Italia anche la qualita’ della morte cambia di regione in regione – 400 i tecnici disoccupati, migliaia di infermieri richiesti dagli ospedali pubblici e privati – Puglia, Lombardia, Campania, Calabria e Veneto le regioni “nere”l’accertamento di morte cerebrale solo con la presenza di tecnici neurofisiopatologi – lo ha stabilito un recente decreto legge. Da oggi in Italia si muore in maniera differente e differenziata. Lo ha stabilito un recente decreto legge, il decreto dell’11 aprile 2008 n. 136 (che riassume e aggiorna altri due decreti precedenti), che di fatto ha stabilito che ad accertare la “morte cerebrale” di un individuo debbano essere i Tecnici Neurofisiopatologi (figura indispensabile nell’ambito di un collegio medico giudicante), appositamente formati dalle migliori Università dello Stivale. Tutte le Asl quindi che non si atterranno a questa norma saranno di fatto “fuori legge”. Ma ed è proprio qui che la questione diventa ingarbugliata e inverosimile. Non c’è un Ente che può imporre agli ospedali e ai centri medici pubblici e privati, se non la magistratura al termine di un lungo periodo di indagine e di giudizio. E allora? Niente da fare per i circa 400 tecnici neurofisiopatologi disoccupati, che vedono occupare i loro posti da circa 300 infermieri che, pur preparati a dovere, non hanno le giuste competenze nel settore. Di fatto in Italia, e questa volta non c’è nessuna distinzione tra Nord e Sud, si muore in maniere differente. Spiagato anche il perché ci sono sempre meno donazioni di organi e sul perché a volte sorgono dubbi sul decesso effettivo di alcuni individui. Di chi la colpa? Del vile denaro. Infatti, in molte Asl non vengono espletati concorsi per Tnfp da 10-20 anni per mancanza di fondi. Di questo e di altro se n’è discusso negli ultimi giorni in una serie di incontri e conferenze stampe a Roma, Bari e ultimamente a Bologna. Gli appuntamento sono stati voluti ed organizzati dall’Associazione Nazionale Tecnici di Neurofisiopatologia, presieduta dal bolognese Angelo Mastrillo, originario della Puglia (è nato a Rignano Garganico), che da anni si batte perché si arrivi anche in Italia ad accertare il decesso cerebrale di in individuo in maniera corretta e sicura. E’ passato molto tempo da quando si è stabilito scientificamente che il decesso cerebrale di un individuo significava fine della vita, nonostante il cuore battesse ancora. Questo nuovo modo di pensare e di legiferare doveva permettere l’aumento di fatto delle donazioni di organi. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto, soprattutto per la mancanza di Tnfp nei collegi e nelle strutture mediche appositamente create dal Ministero della Sanità. Tecnici, medici, medici legali, docenti universitari, politici e rappresentanti del Governo se la sono data di santa ragione l’altra sera a Bologna, nel corso di una tavola rotonda organizzata dall’Aitn presso la Clinica Neurologica a margine di un Corso di formazione per tecnici neurofisiopatologi. Alla fine la conclusione è stata unanime: “non si può continuare a pensare che un fabbro faccia il dentista”. In altre parole, sia il Ministero, sia l’associazione Aitn si adopereranno perché venga rispettato il decreto ministeriale n. 136/2008, valutando caso per caso e soprattutto segnalando le Asl che adoperino infermieri formatisi dopo il 1995 (un precedente decreto legge del 1994 stabiliva che le Aziende Sanitarie Locali dovevano dotarsi di Tnfp per l’accertamento di morte cerebrale e che potevano continuare ad utilizzare infermieri laddove ce ne fosse bisogno fino ad esaurimento o a sostituzione). Sulla questione potrebbero essere anche i Nas. Tra le regioni italiane sotto mira la Puglia, la Lombardia, la Campania, la Calabria, la Sicilia e il Veneto, ma non vanno dimenticate tutte le altre. A Bologna, inoltre, sono stati ribaditi alcuni concetti e concezioni molto importanti: non sempre in presenza di un “elettroencefalogramma piatto” si può parlare di “morte cerebrale” di un paziente (ci sono casi in cui i malati si sono ripresi anche a distanza di tre giorni, per questo la presenza di Tnfp è indispensabile); la concezione della morte cambia di religione in religione, di nazione in nazione, di continente in continente (se vi capita di morire all’estero, per esempio in India o in America Latina, non sempre potrebbe essere vero). Per concludere, in un recente incontro a Bari nell’ambito di un Corso di aggiornamento sulle malattie del sonno, l’assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco ha promesso interventi urgenti e l’espletamento. Si spera solo che ciò accada e che altre regioni seguano l’esempio pugliese. Sull’argomento continueremo a parlarne più approfonditamente nei prossimi giorni.

Fonte Garganopress.net – BolognaPugliese.com