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Foggia, apostrofò uno studente condannato il professore

Aver dato al rappresentante di classe del «presuntuoso e ignorante» aggiungendo «non sei una persona per bene», nel corso di una discussione in classe sul diritto dello studente a conoscere il voto in seguito ad un’interrogazione, è costato una multa di 400 euro ad un insegnante di un liceo cittadino, condannato anche in appello per ingiurie. Il giudice monocratico del Tribunale di Foggia ha infatti confermato il verdetto di primo grado, pronunciato nel febbraio scorso, dal giudice di pace e riconosciuto anche un risarcimento danni di mille euro all’ex studente, ormai diventato maggiorenne visto che i fatti contestati risalgono al 31 maggio del 2002. Gli avvocati del docente avevano chiesto l’assoluzione sul presupposto che il prof avesse reagito per l’atteggiamento provocatorio e offensivo dell’alunno, rappresentante di classe. I legali del querelante hanno replicato che, come emergeva dalle testimonianze raccolte nel corso delle indagini, lo studente era stato garbato e non certo offensivo. Resta da vedere se adesso i difensori del docente ricorreranno in Cassazione contro la condanna di secondo grado.

I fatti risalgono alla mattina del 31 maggio del 2002 quando in un liceo cittadino un alunno (non quello che ha poi presentato querela per ingiurie) chiede al docente di conoscere il voto che gli ha messo qualche giorno prima dopo averlo interrogato. Si apre così una discussione sul diritto o meno dello studente di conoscere il voto attribuitogli; il docente ritiene che non ci sia questo obbligo da parte dell’insegnante e chiede cosa ne pensi il rappresentante di classe che risponde così: «non ne sono tanto convinto». Al che il professore avrebbe risposto – secondo la tesi del querelante – «non sei una persona per bene, sei un presuntuoso ed un ignorante».

Il padre dello studente querela così l’insegnante per ingiurie (lo studente venne poi bocciato, ma non per questa vicenda e la famiglia presentò ricorso al tribunale amministrativo regionale chiedendo l’annullamento della bocciatura ma il Tar le diede torto) e la denuncia finisce sul tavolo del pm. Il sostituto procuratore chiede però l’archiviazione delle accuse sul presupposto che non si potesse escludere che l’atteggiamento dello studente potesse essere stato offensivo nei confronti del docente. Il padre del ragazzo si oppone all’archiviazione e ribatte che dalle testimonianze raccolte dalla Procura non era emerso alcun atteggiamento provocatorio oppure offensivo dello studente. Il giudice dell’udienza preliminare concorda con la tesi del querelante e ordina così alla Procura l’imputazione coatta nei confronti dell’insegnante liceale.

Si è così giunti al processo di primo grado conclusosi davanti al giudice di pace con la condanna del docente per ingiurie (con la concessione delle attenuanti generiche equivalenti all’aggravante di aver offeso il ragazzo davanti a più persone) ad una multa di 400 euro. La difesa aveva presentato appello contro il giudizio di primo grado, ma il giudice monocratico ora ha condiviso la tesi del giudice di pace e confermato la condanna.