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Fondazione Turati: Cariglia spiega la denuncia contro due familiari

Guerra in famiglia per i soldi del vecchio leader

 

 PISTOIA. Il reato ipotizzato nei loro confronti dalla procura di Pistoia è quello di circonvenzione d’incapace. Parte offesa, Antonio Cariglia, 84 anni, ex senatore, ex segretario nazionale del Partito socialdemocratico nonché fondatore – e fino a poche settimane fa presidente – della Fondazione Filippo Turati onlus, un colosso dell’assistenza sociosanitaria. A finire sotto inchiesta, per una vicenda legata al recente passaggio di poteri all’interno della fondazione pistoiese, sono stati la figlia e il genero dell’ex parlamentare, Maria Vincenza Cariglia, 48 anni, e Massimo Dami, anche lui 48 anni.  A far partire le indagini, una denuncia presentata dal fratello dell’ex segretario del Psdi, Nicola Cariglia, 65 anni, fino all’inizio del 2009 consigliere delegato della Turati: era lui, cioè, ad avere nelle sue mani i poteri del presidente.  Nel mirino del procuratore capo Renzo Dell’Anno ci sono gli atti con i quali, tra gennaio e febbraio scorso, Dami ricevette la delega di direttore generale della fondazione e Maria Vincenza Cariglia fu designata presidente al posto del padre. In questi passaggi di poteri, la procura avrebbe ravvisato gli estremi del reato di circonvenzione di incapace, a fronte dell’infermità mentale diagnosticata in precedenza ad Antonio Cariglia.  Impossibile separare la storia politica di Antonio Cariglia da quella della Fondazione Turati diventata nel corso dei decenni un vero e proprio impero dell’assistenza socio-sanitaria.  La Fondazione Turati, sorta nell’ottobre 1966, è un colosso con poco meno di 180 dipendenti impiegati nei tre centri: a Vieste, a Gavinana e a Pistoia.  Antonio Cariglia, classe 1924, originario di Vieste, è stato per molti anni uno degli uomini di punta della socialdemocrazia italiana. In politica fin da giovane e da sempre socialdemocratico, ricoprì incarichi sempre più importanti nel panorama italiano ed europeo. Nel 1979 entrò al Parlamento europeo, dove venne riconfermato per altre due volte.  Sono gli anni della parabola ascendente. Già senatore, nel 1988 viene eletto segretario del Psdi. Rimane alla guida del partito fino al 1992 quando viene indagato da Di Pietro per concussione per una presunta tangente dall’Emit di 5 miliardi. Dopo dodici anni fu assolto perché del tutto estraneo alla vicenda. Ma ormai la sua carriera politica era finita.  Cariglia dedicò quindi anima e corpo alla sua creatura: la fondazione, che nel frattempo era cresciuta. Dopo la sede centrale a Pistoia, venne la ristrutturazione del centro di Gavinana (15mila metri quadrati, 250 posti letto). Ma Cariglia non aveva dimenticato le origini e così aprì un centro anche sulle belle colline di Vieste: 17mila metri quadrati, divisi tra soggiorno turistico e finalità sanitarie.  La passione per la politica è stata una costante della famiglia Cariglia. Il fratello Nicola, nato a Pistoia nel 1943, scelse la carriera giornalistica ma poi non seppe resistere al richiamo politico. Nel 1985 fu eletto nel consiglio comunale di Firenze per poi essere nominato vice sindaco e presidente della società di gestione dell’aeroporto “Amerigo Vespucci». Rimase in consiglio fino al 1995 per poi far rientro in Rai, dove è direttore della sede di Firenze. ( a.v. )

Indagati figlia e genero di Cariglia

 PISTOIA. Indagati dalla procura di Pistoia per il reato di circonvenzione di incapace la figlia a il genero di Antonio Cariglia, 84 anni, ex senatore, ex segretario nazionale del Partito socialdemocratico nonché fondatore – e fino a poche settimane fa presidente – della Fondazione Filippo Turati onlus.  E proprio per una vicenda legata alla fondazione pistoiese sono finiti sotto inchiesta Maria Vincenza Cariglia, 48 anni, e il marito Massimo Dami, anche lui 48 anni, dopo una denuncia presentata dal fratello dell’ex parlamentare, Nicola Cariglia, 65 anni, fino all’inizio del 2009 consigliere delegato della Turati.  Nel mirino del procuratore capo di Pistoia, Renzo Dell’Anno, ci sono gli atti con i quali, tra gennaio e febbraio scorso, Massimo Dami ricevette la delega di direttore generale della fondazione e Maria Vincenza Cariglia fu designata presidente al posto del padre. In questi passaggi di poteri, la procura avrebbe ravvisato gli estremi del reato di circonvenzione di incapace, a fronte dell’infermità mentale diagnosticata in precedenza ad Antonio Cariglia.  In questi ultimi giorni, la Guardia di finanza di Pistoia ha eseguito il decreto di perquisizione e sequestro (venerdì pomeriggio le Fiamme gialle si sono presentate nella sede di via Mascagni) firmato dal procuratore capo che aveva lo scopo di acquisire al fascicolo tale documentazione.  In particolare, il contratto di collaborazione dell’8 gennaio scorso, con cui, con una retribuzione di 48.000 euro l’anno, Dami riceve la delega di direttore generale (documento firmato da Cariglia e dal genero); l’atto del 13 gennaio successivo, con cui, davanti a un notaio pistoiese, l’ex senatore, in qualità di presidente della Turati designa, ai sensi degli articoli 5 e 6 dello statuto della fondazione, la figlia come suo successore (atto in cui non vengono menzionate le condizioni di salute di Cariglia: vi si prende solo atto che non ha potuto firmare a causa di un forte tremito delle mani); la lettera, con allegato l’atto notarile, inviata il 13 febbraio da Maria Vincenza Cariglia al direttore dell’agenzia di Pistoia della Banca del Monte (dove è depositata la liquidità della fondazione), in cui si giustifica la richiesta di sostituzione delle firme sui conti correnti.  A fronte di tali atti, la procura ipotizza il reato di circonvenzione di incapace in quanto – data la documentazione medico-sanitaria acquisita – gli indagati sarebbero stati perfettamente al corrente delle condizioni psichiche di Antonio Cariglia, della sua infermità mentale, già dal novembre 2008.  L’inchiesta della procura è partita in seguito all’esposto presentato da Nicola Cariglia (che il 21 giugno 2008 era stato nominato consigliere delegato, con in mano, cioè, tutti i poteri del presidente), in cui si metteva, appunto, in dubbio la legittimità degli atti poi sequestrati, alla luce di quanto certificato nella cartella clinica redatta quando il fratello fu dimesso dall’ospedale San Raffaele di Milano.  Maria Vincenza Cariglia e Massimo Dami sono assistiti dagli avvocati Paolo Florio, del foro di Firenze, e dal collega del foro di Pistoia Matteo Marini. Contattato, l’avvocato Florio non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, preferendo attendere gli ulteriori sviluppi dell’inchiesta.  Non è escluso comunque che l’accusa di circonvenzione di incapace possa decadere a breve nei confronti di Maria Vincenza Cariglia. Se si prende in esame, infatti, l’articolo 649 del codice penale, risulta come i congiunti (e quindi anche i figli) della persona offesa non siano penalmente punibili per i delitti che rientrano tra quelli contro il patrimonio (fanno eccezione solo i reati di rapina, estorsione e sequestro di persona a scopo di estorsione).  Della Fondazione Filippo Tureati onlus, formalmente costituita il 3 aprile 1965, fanno parte, come consiglieri, anche Graziella Frati Spiti, Giancarlo Piperno (noto oncologo pistoiese), Roberto Righi e Matteo Cappucci, oltre, per statuto, il prefetto e il provveditore agli studi di Pistoia. m.d.

il Tirreno