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Capitanata, bomba contro pale eoliche

 Sono stati due candelotti di dinamite a far saltare, l’altra notte, gli impianti elettrici di due pale eoliche che la società palermitana SER1 sta installando in località Casale a Sant’Agata di Puglia. Un attentato in piena regola, anche se ancora non se ne comprendono le ragioni, che ha provocato danni ancora non stimati, anche se da un primo rendiconto ammonterebbero a quasi centomila euro. I dirigenti della SER1 e SER 2, le società del gruppo gromano API holding che a Sant’Agata stanno procedendo ad installare complessivamente 51 pale eoliche, non sanno spiegarsi l’esplosione sicuramente di orgine dolosa, riferendo di non aver avuto mai minacce o intimidazioni. D’altra parte, gli aerogeneratori fatti esplodere sono solo gli ultimi della lunga serie installata, per il cui impianto hanno concorso a lavorare tutte aziende del posto. Non sanno farsene una ragione neppure al Comune di Sant’Agata.
«Non è mai successo niente del genere, finora. Eppure di pale eoliche ne abbiamo fatte installare tante», dice l’ingegnere comunale Giovanni Zelano. Difatti, con le sue 85 pale eoliche finora piantate sul territorio comunale, Sant’Agata può a ragione vantare di essere il parco eolico più grande della Puglia. Ad inaugurare la filiera dell’energia eolica nel paese più alto del Subappennino fu cinque anni fa la IVPC di Avellino: la multinazionale nipponica-irpina installò allora 15 aerogeneratori degli oltre sessanta che piantò nel resto dei comuni limitrofi. La FRIEL a Sant’Agata ha installato negli ultimi tre anni 40 pale eoliche. Da alcuni mesi è approdata anche la API Holding, di Roma, che ha già installato una trentina di pale eoliche, mentre un’altra ventina le deve impiantare nei prossimi mesi.
Il gruppo capitolino agisce per conto di due società collegate, che sono la SER1 e SER 2 Spa, dove la sigla sta per Sviluppo Energie Rinnovabili. Sono queste due società, con sede legale a Palermo, che stanno procedendo all’impianto degli aerogeneratori a Sant’Agata di Puglia e che sono state prese di mira ora con un attentato tanto incredibile quanto inquietante. La dinamite, come il tritolo, può essere un evidente segnale di avvertimento: ma per cosa? È la risposta che devono cercare gli inquirenti, se si vuole mettere un freno al nascere di un sottobosco di criminalità che, come le grosse aziende, intravede nel filone dell’energia eolica un grosso business da sfruttare. (Antonio Blasotta)