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Pesce? Meglio cambiare il menù. A tavola si serve (e pure bene) il caro prezzi

Aumenti significativi soprattutto per il pesce. È questo il primo indicatore che spicca con evidenza dalle rilevazioni effettuate dall’Osservatorio prezzi. Va male anche in Puglia dove fra poche settimane comincia il fermo pesca. Quindi, ancora rincari. Che vanno da un più 0,52 per cento per le vongole a un massimo di 3,52 per cento per la spigola di allevamento, visto che si entra nel periodo “caldo” del consumo di prodotti ittici. Per fare un esempio, a Madrid, contro il carovita e caro gasolio, nel 2006 il pesce fu regalato. E se provassimo anche noi a fare la stessa cosa? A Taranto, per esempio, ci sono differenze fra specie come i molluschi, stabili rispetto allo scorso anno, e il pescato da strascico che fa segnare un ribasso così come il tonno.
Si preferisce allora il pesce congelato. Se negli ultimi mesi c’è stato un calo di consumi è stato reso però meno drastico dall’abbassamento del prezzo del gasolio che ha permesso di contenere le perdite. a’ Andando con ordine risulta come nel comparto ittico sia su base mensile, dove troviamo i merluzzi (+8%), sia su base annua, con le quotazioni di pesce spada (+10%) e trote (+9%), si siano registrati gli incrementi più sostanziosi.
Diversa la situazione negli altri settori. Prezzi fermi nel comparto “formaggi” rispetto al mese precedente con le sole eccezioni di groviera (+1%) e fior di latte mucca (-2%). Situazione analoga anche nel comparto “bevande”, con prezzi bloccati rispetto al mese di giugno, fatta eccezione per la birra di marca estera (-2%) e per il tè in bottiglia (-2%).
Su base annua, in questo caso, si trascinano gli effetti degli aumenti registrati nei mesi scorsi per l’aranciata (+16%), la birra nazionale (+15%) e il tè in bottiglia (+3%). Frenano i prezzi di vino comune (-2%) e acqua minerale (-1%). La maggior parte dei prodotti del comparto ortofrutticolo è stata invece caratterizzata da prezzi inferiori soprattutto per quelli di stagione.
Tra i pochi prodotti in salita rispetto a giugno 2009 vanno segnalate le mele rosse delicious e i kiwi che registrano entrambi un aumento del 5%.
I divari Nord/Sud ci sono: ma occorre tener presente che al Sud spesso gli investimenti promozionali sono più alti e in questo modo viene bilanciata una capacità di spesa più bassa rispetto al Nord. Se, ad esempio, dalla Toscana in su un prodotto su quattro è in offerta speciale, in media nelle regioni meridionali si arriva anche a quattro prodotti su dieci in promozione.
L’offerta distributiva nel Mezzogiorno resta poi poco evoluta. I mercati di consumo del Sud sono oggettivamente distanti rispetto ai luoghi in cui vengono prodotti i beni di largo consumo confezionati. A ciò si aggiunge il fatto che la rete di centri di raccolta, stoccaggio e redistribuzione sono più limitati.
I servizi logistici della grande distribuzione incidono per il 3-4% sul prezzo di vendita se aggiungiamo anche i costi dell’industria arriviamo anche al 7-8%. E se il network logistico non è efficiente la pressione sui costi è notevole.