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Pd in Puglia/ Veleni su corsa alla segreteria

Ieri uno, oggi altri tre confronti televisivi tra i contendenti alla carica di segretario regionale pugliese del Partito democratico. Si vota domenica (dopodomani), dalle 7 alle 20, nelle sedi indicate sul sito del partito. Sulla scheda rosa, quella per la segreteria nazionale, i nomi di Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino. Sulla scheda azzurra i nomi di Sergio Blasi, Guglielmo Minervini e Michele Emiliano. La preferenza si può esprimere tanto barrando il nome, tanto una delle liste collegate a ciascuno dei candidati. Al seggio bisogna esibire il certificato elettorale e un documento di identità.

Vigilia tra i veleni, in Puglia, con al centro la questione morale che ieri è stata sollevata tanto da Minervini (durante un confronto a Studio 100) che da Emiliano. Oggetto della denuncia la sentenza del tribunale di Foggia che ha condannato tre persone (tra cui l’ex commissario) per aver favorito due concorrenti al concorso per logopedista all’Asl dauna, modificando la graduatoria in maniera da farle avanzare rispettivamente al primo (dal quarto) e al sesto (da quindicesima) posto. La candidata «beneficiata» del primo posto in graduatoria è la moglie di un esponente politico del Pd, attualmente parlamentare.

«È una cosa inaudita – ha tuonato Emiliano – è gravissimo. Mi chiedo cosa possa mai avere a che fare una persona per bene come Sergio Blasi con questo parlamentare che ha fatto pubblica dichiarazione di sostegno alla sua mozione». In mattinata era stato il presidente dalla commissione congresso, Giuseppe Rossielload aggiungere altra benzina sul fuoco, paventando rischi di inquinamento del voto delle primarie. Gli inquinatori sarebbero coloro che, pur non essendo neanche simpatizzanti del Pd, andrebbero a votare per tentare di condizionare, falsandolo, il risultato finale.
«Ma il vero inquinamento – ha attaccato ancora una volta Emiliano – è quello di Manfredonia dove quattro minuti prima della fine del tesseramento qualcuno ha depositato 500 tessere in bianco e la commissione di garanzia ha accettato che fossero compilate successivamente».

Nonostante i tentativi di lanciare segnali distensivi agli altri contendenti, la diatriba interna al Pd non si è fermata qui. Altro argomento della contesa la spesa che ciascun candidato ha sostenuto per la propria campagna elettorale. Lo staff di Blasi fa sapere che per le affissioni sono stati spesi 4500 euro. Emiliano dichiara di averne spesi 15mila. «Ma noi – dice lo stesso segretario uscente – la nostra mozione l’abbiamo diffusa facendo le fotocopie, loro invece hanno prodotto materiale in carta patinata. Sicuramente sono il candidato che ha speso di meno».

GIUSEPPE ARMENISE