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Segreteria Provinciale PD/ Aldo Ragni, lo sfidante “vincente” che ha aperto il partito

Ragni, perchè, secondo lei, Campo ha deciso di non voler partecipare a questo contraddittorio?

Perchè ritengo questa sua scelta di sottrarsi anche al confronto presso questa redazione in linea con la sua scelta congressuale che è quella di evitare qualsiasi confronto. C’è un’impostazione iniziale che è quella di ritenere questo congresso un appuntamento formale.

 Il confronto c’era stato sulle mozioni nazionali e il congresso provinciale è altro non doveva essere che una replica, una conferma di quanto avvenuto a settembre nelle convenzioni di circolo. L’unica occasione nella quale ci siamo confrontati è stata quella del congresso di circolo ad Orsara di Puglia, sabato scorso, dove sia io che Campo abbiamo presentato le nostre mozioni.E lì gli iscritti di quel circolo si sono potuti fareun’idea, hanno votato. Il 66% ha scelto la mia mozione contro un 34%. che ha votato per lui. Il giorno dopo a Peschici lui si è confrontato con un rappresentante della mia mozione, il consigliere comunale di Vieste Di Candia. Gli iscritti hanno potuto verificare le due proposte e anche li il successo della mia mozione si attesta, mi pare, attorno al 70%. Paolo Campo ha – evitato la possibilità di discutere delle questioni che riguardano il partito provinciale. Perchè è chiaro
che se si potesse discutere, avremmo ovunque risultati come quelli di Peschici e Orsara.

Conferma che questa accelerazione in ordine allo svolgimento del congresso ha interessato solo la provincia di Foggia?

Allo stato ha interessato soltanto la provincia di Foggia, probabilmente ve ne saranno altre che seguiranno. Il punto è che è una accelerazione, secondo me, che potevamo benissimo non fare perché ritengo che le questioni che sono sul tappeto esploderanno dopo le Regionali, avremo modo
di confrontarci anche dopo su molti nodi che non sono stati sciolti.

Quali nodi?

Non ho fatto mistero di sostenere la riconferma del presidente Vendola alla guida della Regione Puglia, Campo non fa mistero di provare insoddisfazione per questa scelta, l’assessore Elena Gentile non sostiene la mia candidatura che pure rafforza questa posizione, ma quella di Campo
che è contraddittoria rispetto alla sua volontà di appoggiare il Governatore. Lo dico in tutti i congressi: questa candidatura non è un punto di arrivo, è un punto di partenza e rispetto a questo proseguiremo.

Quali sono gli altri nodi irrisolti?

Sono tante le questioni che in questo congresso non hanno cittadinanza. Per esempio il ruolo che i territori devono avere nella vita del partito democratico provinciale, in che modo proiettare una classe dirigente diversa rispetto a chi si ritiene classe dirigente provinciale a vita, il ruolo di opposizione all’amministrane provinciale Pepe, come costruire un nuovo sistema di alleanze.

Quando dice che questa battaglia congressuale è un punto di partenza, che significa?

Io penso di aver vinto questo congresso, a prescindere dal risultato finale: esser riuscito a presentare la candidatura, aver dimostrato che c’è chi ritiene di avere un’idea di partito diversa da quella di Campo è già una vittoria. Sfidare un sistema di potere che è quello di Campo, fatto da parlamentari, consiglieri regionali, una struttura organizzativa tutta a sua disposizione, le strutture parallele, ottenere un consenso vicino al 30% – ci sono interi circoli che mi sostengono – da Orsara a Ischitella, da Ascoli a Peschicì, è una vittoria.

Perché ha voluto radicalizzare il conflitto?

Non ho radicato il conflitto. Mi sono chiesto se valesse la pena andare fino in fondo o se fosse opportuno cercare un’intesa che per certi aspetti poteva darmi delle soddisfazioni sul piano personale ed evitare il confronto. Non ho avuto grandi perplessità. Ho ritenuto di non dover buttare a mare quello che era state fatto, ho voluto dare un senso al percorso. E stato naturale presentare la candidatura. Ci sono persone che lealmente stanno lavorando con me, altre di cui avevo un giudizio migliore. Potevo continuare a svolgere il mio ruolo di responsabile dell’organizzazione, avrei controllato il tesseramento, non ci sarebbero stati episodi come quelli di Foggia, che è passata da 2500-3000 tessere prima del ballottaggio a 9000. Avrei dato un senso politico al tesseramento, non sarebbe stato uno strumento di reclutamento, ma di partecipazione alla vita del partito democratico. Avrei lavorato al congresso provinciale. Ma il mio dissenso rispetto al suo operato non mi consentiva di essere il numero due del Pd, ho rimesso il mio mandato nelle sue mani.

Rispetto ad alcune liturgie unanimistiche, lei è andato allo scontro, come è passata questa idea?

Gli iscritti per la prima volta hanno potuto scegliere in un partito abituato a ratificare le decisioni prese da altri. C’è poi un elemento di soddisfazione personale, io non sono uno che viene da un grande circolo. Vengo dal Comune più periferico della provincia, anche se il più bello, che è Vieste. Essere riuscito a dare voce e rappresentanza ad interi circoli è per me altro motivo di vittoria. Anche dove non raccolgo voti, rimozioni, ricevo apprezzamento.

Quanto è importante la sua indipendenza economica in questa battaglia?

Molto, è determinante. Molte persone che si erano dette disposte a sostenermi, per un posto in segreteria, un avanzamento di carriera in ospedale, un posto da qualche altra parte me le sono ritrovate dall’altra parte. La prima condizione per essere una persona libera è essere autonomi anche dal punto di vista economico. Non ho bisogno di incarichi, di candidature, di nulla, grazie alla mia intraprendenza. Sono abituato a sfide. Sono stato fino allo scorso aprile responsabile organizzativo. Ho fatto una cosa che non fa nessuno in questo partito: io li ho sfidati, anche a rischio di bruciare una carriera politica. Avrei potuto ricevere una standing ovation ad Ischitella o divertirmi a Peschici, e invece sono andato sul Subappennino, facendo 160 km, perchè mi era stato preannunciato che tutti gli iscritti avrebbero votato per Campo. Ho spiegato le ragioni della mia candidatura. E’ finita 7 a 7. 17 iscritti liberi che non avevano bisogno di nulla hanno votato per me, i dirigenti per Campo.

Cosa intende dire quando parla di sistema di potere?

Ho l’impressione che alcune grandi questioni che riguardano la nostra provincia vengano eseguite qui, ma decise altrove. Il gruppo deve potersi confrontare. Dov’è l’attività del partito sulla chiusura del ciclo dei rifiuti, sul1’Authority? Guidare il partito democratico è cosa diversa dal gestirlo. Il confronto è tra chi vuole guidano e chi vuole gestirlo. Io mi candido a guidarlo.

Antonella Soccio
L’Attacco