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Ricercatori pugliesi “emigrati” scoprono molecola salva-infartuati

L’infarto distrugge un pezzo di cuore al quale un trombo della coronaria non ha fatto giungere più sangue? Ed io, parlando pugliese, ti rigenero le cellule morte. Una nuova molecola, detta Hbr, capace di rigenerare il cuore immediatamente dopo l’infarto e aumentare l’efficacia del successivo trapianto di cellule staminali è stata messa a punto da ricercatori italiani.

Lo studio, pubblicato sul «Journal of Biological Chemistry», è stato coordinato da Carlo Ventura, originario di Trani direttore del laboratorio di Biologia molecolare e Bioingegneria delle cellule staminali dell’Istituto nazionale di biostrutture e biosistemi dell’università di Bologna e del Bioscience Institute di San Marino.

Il progetto di ricerca, esempio di partnership tra pubblico e privato, è stato condotto con Vincenzo Lionetti, originario di Canosa di Puglia, e Fabio Recchia, originario di Noci, dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e con Gianandrea Pasquinelli del dipartimento di Ematologia, Oncologia e Patologia clinica dell’università di Bologna.

Si tratta di una intuizione scientifica tutta pugliese, sviluppata, grazie a fondi regionali toscani ed emiliani da un gruppo di ricerca «tosco-emiliano». In sintesi, una nuova molecola, sintetizzata da Ventura e indirizzata ad un uso farmacologico pro-rigenerativo nel cuore infartuato da Lionetti, presso un laboratorio toscano di cui è responsabile Recchia.

Eccetto Carlo Ventura, sia Vincenzo Lionetti che Fabio Recchia si sono laureati presso l’università di Bari, ma non hanno potuto sviluppare la loro ricerca nella nostra regione e ripropongono un cambio di tendenza verso l’esportazione dei cervelli sottolineando l’urgenza di creare Alta Formazione in Puglia.

Il composto messo a punto, contenente acido ialuronico, acido butirrico e acido retinoico, ci dice il prof. Vincenzo Lionetti, università di Pisa, è in grado di ridurre subito la mortalità cellulare cardiaca prodotta dall’infarto e indurre la formazione di nuovi vasi coronarici insieme al reclutamento di cellule staminali endogene. Inoltre, è stato confermato, in vitro, che le staminali adulte, sotto lo stimolo di questo composto, si orientano a differenziarsi in cellule muscolari cardiache (cardiomiociti) le quali potranno essere utilizzate nel successivo trapianto.

A una prima iniezione di Hbr potrebbe far seguito un trapianto di staminali prelevate dallo stesso soggetto e precedentemente coltivate in laboratorio e trattate con la stessa molecola. In tal modo, si ottiene un incremento del potenziale a lungo termine di riparazione cardiaca.

La molecola sintetizzata si è mostrata capace di rigenerare cuori di ratto sottoposti a infarto sperimentale con un’iniezione intracardiaca, preservando la vitalità del tessuto miocardico in attesa dei tempi necessari al trapianto di cellule staminali. La somministrazione di Hbr ha indotto la formazione di nuovi vasi coronarici e ridotto notevolmente sia la mortalità cellulare cardiaca, sia l’estensione della cicatrice infartuale, normalizzando l’assetto metabolico del tessuto miocardico. L’Hbr ha inoltre stimolato un reclutamento nell’area infartuale di cellule staminali endogene provenienti dal midollo osseo.

La possibilità di utilizzare la molecola Hbr come agente di riparazione cardiovascolare apre nuove prospettive nella medicina rigenerativa. Gli ostacoli all’impiego di staminali per questa patologia sono oggi la scarsa vitalità delle cellule trapiantate e il loro incerto destino in vivo. Inoltre, i tempi tecnici necessari a far moltiplicare queste cellule ex vivo prima del trapianto determinano un ritardo nell’ef fettuare l’impianto delle staminali anche di alcune settimane, quando il danno miocardico dovuto alla cicatrice infartuale, ormai formata, compromette la contrattilità del cuore.

La tempestiva somministrazione intracardiaca della molecola Hbr potrebbe servire da soccorso immediato e duraturo, in grado di trasformare rapidamente l’ambiente ostile del tessuto ischemico in un ‘contesto’ più incline al reclutamento di cellule staminali endogene, a cui far seguire un trapianto di staminali adulte trattate in laboratorio con la stessa molecola.