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Riceviamo e pubblichiamo/ Lettera aperta a Nichi. Il Gargano che vorrei

Caro Nichi,
non vorrei sembrarLe impudente. Ho in passato parlato al telefono con un Primo ministro e quindi ho pensato che potessi scriverLa. Avrei dovuto intitolare questa lettera aperta in un modo più rispettoso del ruolo che Lei ricopre: “ Lettera aperta al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola”.
Le domande di mia mamma, gridate dalla cucina, anticipano le incursioni nella mia cameretta. L’ultima domanda urlata: “Lazzaro, che fai? “
Rispondo: “Scrivo al Presidente Vendola”.
E mia mamma, per niente sorpresa: “ A Nichi ?”
Lei in famiglia è semplicemente Nichi.
Ad ogni Sua apparizione in tv, dal soggiorno di casa, s’alza un urlo da stadio: “Lazzaro, c’è Nichi”!
L’interrogativo della mamma, un misto di ammirazione e spavento, che più di altri accompagna la Sua presenza in tv è : “Lazzaro, ma tu sei comunista? 
Quel ma mi riporta indietro nel tempo, a tempi cupi per chi professava idee diverse e a tempi molto tristi per la mia famiglia.
Ad ogni Sua apparizione in tv, mio padre mi racconta di quando mio nonno, umiliato dai caporali dei latifondisti, reduce dall’ennesima brillante e alcolica incursione nelle taverne di Vieste, sulle parole di Bandiera rossa trionferà, precipitò in mare. Non riesco a far comprendere a mio padre il senso delle pagine dei Manoscritti economico filosofici, per giustificare e comprendere il comportamento del nonno: “Certamente mangiare, bere e procreare sono anche funzioni schiettamente umane. Ma in quell’astrazione, che le separa dalla restante cerchia dell’attività umana e le fa diventare scopi ultimi ed unici, sono funzioni animali”.
Pochi giorni fa un amico (!) mi ha detto: “stai buttando te e i tuoi studi a mare. Ma (di nuovo il ma) che vai scrivendo!” (in dialetto suona meglio, con numerosi riferimenti al membro maschile). Il fatto è che sangue è sangue. E le parole hanno ancora un significato.
In questa lettera, io vorrei parlarLe da cittadino a cittadino, da pugliese a pugliese, al di là delle competenze della Regione Puglia, con la franchezza che contraddistingue noi meridionali. Le scrivo dal Gargano, ibernato per molto tempo in una sorta di disinteresse alla vita pubblica. La storia del Gargano è una storia d’indifferenza nei confronti delle criticità del territorio. Il degrado del territorio è incomprensibile per una società che si definisce civile e per  un luogo che si candida a diventatare meta turistica internazionale. Converrà con me sul fatto che non è possibile discutere di programmazione dello sviluppo se non ci occupiamo prima della salute ambientale dei territori in cui viviamo.
Il Gargano che vorrei: stop allo sprawling e abbattimento del Centro Direzionale di Baia di Campi
La dispersione urbana ha avuto un ruolo fondamentale nella trasformazione del territorio del Gargano. Iniziata con l’edificazione abusiva di agglomerati turistici sulla fascia costiera (poi condonati in base alle leggi statali n. 47/1985 e n. 724/94) e proseguita con il ricorso alla pianificazione urbanistica ufficiale, la dispersione urbana ha cambiato il modo d’uso del territorio locale (il modello insediativo tradizionale accentrato) e ha determinato la nascita della città diffusa.
La “segregazione funzionale e sociale, la riduzione nell’intensità d’uso delle risorse territoriali non giustificata dalle dinamiche di crescita demografica ed occupazionale, la perdita di habitat naturali e di biodiversità, l’incessante incremento della mobilità su gomma, con effetti di sovra consumo di energia, di congestione delle infrastrutture stradali e di elevato inquinamento ambientale”, le patologie della città diffusa.
I condoni edilizi, le strutture pubbliche costruite fuori dal centro abitato, il Centro Vacanze Pugnochiuso, la legge regionale 20 gennaio 1998 n. 3, la rete idrica, la rete fognaria, i tasselli della città diffusa.
La presenza sul territorio di opere pubbliche ha creato i presupposti della contiguità edilizia e ha legittimato la lottizzazione dei terreni adiacenti (costruzione di villaggi, alberghi, piani particolareggiati ad iniziativa privata).
Il Centro Direzionale di Baia di Campi rischia di giocare un ruolo determinante nell’ulteriore diffusione della città diffusa e del degrado del territorio. La proposta di organizzare la Borsa del Turismo Religioso (da parte dell’ex Assessore regionale al turismo) presso il Centro Direzionale di Baia di Campi, oltre a denotare una scarsa conoscenza del territorio e di cosa rappresenti per la collettività quel monumento all’illegalità, rientra nella logica di legittimare la lottizzazione dell’intera baia (già avviata) e di tutta la costa da Vieste a Baia di Campi. Quella struttura va abbattuta.
Il tratto di costa che va da Vieste a Baia di Campi necessita di molte tutele. Ancora oggi sono chilometriche le recinzioni (località Baia di Campi, San Felice, località Portonuovo) e sono centinaia i cancelli che vietano l’accesso al mare. Soltanto sul lungomare Enrico Mattei, in un tratto di 700 metri insistono 22 cancelli. Tutto ciò presenta profili di dubbia legalità, soprattutto ai sensi della Lgs. 374/90.
Gli incendi degli ultimi anni che hanno interessato la costa da Vieste a Baia di Campi costituiscono un altro tassello della città diffusa. Il mancato rispetto dell’art. 10 della Legge dello Stato 21 novembre 2000, n. 353 rappresenta il miglior incentivo del ripetersi degli incendi.
Caro Nichi, le responsabilità sul Gargano sono delocalizzate alla collettività, a pochissimi membri della collettività che, a proprio rischio, hanno il senso civico di denunciare sui giornali gli abusi che il territorio subisce. E’ una sorta di partecipazione dal basso. Ci sentiamo traditi.
Navigo con molta attenzione principalmente su due siti web del Gargano, ondaradio e statoquotidiano, e quello che noto in queste settimane sono i banner pubblicitari, legittima fonte di sopravvivenza dei net journal, dei candidati alla carica di consigliere regionale, di entrambi gli schieramenti. Con la dovuta eccezione, sono pochissimi i candidati che denunciano tali criticità.
Il tratto di costa da Vieste a Baia di Campi è molto pattugliato dalle forze dell’ordine che però non vedono gli abusi. Li vedo solo io.
E’ il Gargano che non ti aspetti, il Gargano dei paradossi, il Gargano che non ti spieghi: altri si arricchiscono e io tento di migliorare la qualità della vita dei loro bambini.
Il Gargano che vorrei: il Parco Nazionale del Gargano.
Dopo l’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 15/05/2009, resosi necessario a seguito della sentenza del 25 novembre 2004 della Corte di Giustizia delle Comunità europee di condanna per  lo Stato italiano per la mancata bonifica delle discariche pubbliche e private presenti nel sito di interesse nazionale di Manfredonia (Foggia), la Regione Puglia con Deliberazione della Giunta Regionale  10 febbraio 2010, n. 341 provvederà alla bonifica delle discariche pubbliche RSU di Pariti 1 e Conte di Troia nell’ambito del sito di interesse nazionale di Manfredonia (Fg). Bene.
Con il disegno di legge 2 febbraio 2009, n. 6 la Regione Puglia ha istituito il Parco Naturale Regionale “Medio Fortore”. La tutela di un’area di “rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale”, che ospita, tra l’altro, la lontra, mi rende entusiasta.
Con legge 25 febbraio 2010, n. 3 la Regione Puglia ha, tramite l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, ente strumentale della Regione Puglia, deciso la “trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato dei rapporti di lavoro degli operai stagionali forestali”. Bene.
Il territorio del Gargano per molti decenni è stato usato come discarica abusiva. Sono almeno un migliaio le discariche contaminate del Gargano. Il dato è emerso durante l’audizione della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti del 15 gennaio 1998. Molte discariche insistono nel Parco Nazionale del Gargano. E per molto tempo i rifiuti nelle discariche pubbliche venivano bruciati.
Con riferimento ai parchi naturali, sposo le parole della sentenza n. 7472 del Consiglio di Stato Sez. VI del 04/06/2004: “Non può in sostanza porsi in dubbio che la ragione d’essere della delimitazione dell’area protetta risieda nell’esigenza di protezione integrale del territorio e dell’eco-sistema e che, conseguentemente, ogni attività umana di trasformazione dell’ambiente all’interno di un’area protetta, vada valutata in relazione alla primaria esigenza di tutelare l’interesse naturalistico, da intendersi preminente su qualsiasi indirizzo di politica economica o ambientale di diverso tipo, sicché in relazione all’utilizzazione economica delle aree protette non dovrebbe parlarsi di sviluppo sostenibile ossia di sfruttamento economico dell’eco-sistema compatibile con esigenza di protezione, ma, con prospettiva rovesciata, di protezione sostenibile, intendendosi con tale terminologia evocare i vantaggi economici che la protezione in sé assicura senza compromissione di equilibri economici essenziali per la collettività, ed ammettere il coordinamento fra interesse alla protezione integrale ed altri interessi solo negli stretti limiti in cui l’utilizzazione del parco non alteri in modo significativo il complesso dei beni compresi nell’area protetta”. Con riferimento ai parchi naturali, la ratio dell’art. 6 del Trattato CE, articolo che codifica il principio dello sviluppo sostenibile, si capovolge: le politiche di sviluppo economico devono essere integrate nelle esigenze connesse con la tutela dell’ambiente, attraverso il c.d. bilanciamento degli interessi, rimesso all’apprezzamento discrezionale dell’amministrazione competente di valori costituzionali pari ordinati. L’esito del bilanciamento è la determinazione di un ordine di precedenza. La necessità di dimostrare che l’interesse prefigurato dal legislatore, l’interesse ambientale, sia di pari rango all’interesse economico, la limitazione dell’interesse economico a quanto è sufficiente a realizzare l’interesse privilegiato, la proporzionalità nella limitazione dell’interesse economico al fine di salvaguardare gli elementi essenziali, i parametri di valutazione nella ponderazione degli interessi.
Io credo che per dare senso e valore aggiunto ai parchi nazionali, candidati a svolgere un ruolo economico, sociale e economico fondamentale,  sia  auspicabile l’adozione di un programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale finalizzato alla messa in sicurezza d’emergenza e alla bonifica ambientale o quantomeno la messa in sicurezza permanente delle discariche che ricadono all’interno dei parchi nazionali. E’ assolutamente necessario effettuare indagini sulle discariche per l’eventuale messa in sicurezza delle falde.
La speculazione edilizia, gli incendi sistematici  che ogni estate colpiscono i luoghi più belli dei parchi e che puntano alla riperimetrazione dei confini del parco e alla dispersione insediativa, richiedono l’uso dell’esercito per prevenire e scoraggiare la vastità delle minacce. Questo prevede, in primis, un’assunzione di responsabilità da parte del legislatore nazionale e del governo. La tutela dei parchi è un settore d’interesse strategico e come tale va tutelato.
La pianificazione dei parchi, da ottenersi tramite la redazione del Piano del Parco e del Regolamento, la logica conseguenza di quanto detto. Il coinvolgimento dei pastori, attraverso l’offerta di ricettività (utilizzando le strutture abitative già esistenti), di funzioni educative e la produzione di prodotti enogastronimici, la tutela dell’architettura locale (piscine all’aperto, nevere, masserie), la creazione di centri visita all’interno delle foreste, gli altri tasselli dei Parchi. 
Il Gargano che vorrei: verifica della presenza di container sul fondale marino al largo del Gargano.
Al largo del Gargano è stata segnalata, dagli operatori dell’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al mare, un’area contenente armi convenzionali e chimiche alla profondità di 230 metri, su un’area estesa approssimativamente 2 x 5 miglia nautiche. Sempre al largo del Gargano è stata segnalata, dagli operatori dell’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al mare, e confermata grazie alle interviste con i pescatori, la presenza di armi chimiche con iprite a profondità variabile tra i 200 e i 400 metri, su una estensione di circa 14 x 29 miglia nautiche, distante dalla costa di Vieste approssimativamente 30 miglia nautiche.
Un’altra area di forma circolare di fronte al Gargano, è segnata sulle carte nautiche come “unexploded ordnance dumping area”: profondità 50 metri, distanza dal centro dell’area alla costa di Vieste approssimativamente 5,5 miglia nautiche, raggio dell’area 1,4 miglia nautiche. Per quanto riguarda gli effetti sull’ambiente marino delle sostanze chimiche contenute nei residuati bellici, grazie al progetto A.C.A.B. (Armi chimiche e affondate e Benthos) realizzato dall’I.C.R.A.M. (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare) e al progetto R.E.D.C.O.D. (Research on environmental damage caused by chemical ordnance dumped at sea), nato dalla collaborazione tra l’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e tecnologica Applicata al Mare, il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Siena, l’Istituto di Biomedicina e di Immunologia Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Centro Tecnico Logistico Interforce NBC, pubblicato nell’ottobre del 2006, la comunità scientifica dispone di dati attendibili che preoccupano gli studiosi.
Da un punto di vista generale, gli alti livelli di arsenico rintracciati negli organismi marini pongono dei serissimi interrogativi sulla salute umana.
Con deliberazione della Giunta Regionale del 5 dicembre 2007, n. 2120, Articolo 52, comma 59, Legge Finanziaria 28 dicembre 2001, n. 448, Accordo di Programma per la definizione del Piano di risanamento delle Aree portuali del Basso Adriatico, fra Ministero e tutela del Territorio e del Mare, Regione Puglia, Icram e A.r.p.a., si è passati alla “verifica della presenza di ordigni bellici sui fondali di aree portuali e costiere; produzione, per ciascuna area indagata, di mappe dei tratti di fondale indicanti: posizione, tipologia, giacitura e conservazione dei residuati bellici individuati; caratterizzazione dei fondali delle aree di interesse volta alla verifica della presenza di composti tossici eventualmente rilasciati da residuati bellici corrosi e di contaminati di origine antropica; bonifica dei fondali dagli ordigni individuati”.
Complimenti a tutti.
Da due distinte indagini giornalistiche portate avanti da Gianni Lannes e Angelo Saso, emergono che numerosi container, dal contenuto misterioso, sono stati abbandonati sul fondale marino al largo del Gargano.
Come auspicato per le discariche nel Parco Nazionale del Gargano, credo sia necessario adottare un programma nazionale di verifica e bonifica dei container.
Caro Nichi, noi sul Gargano siamo molto bravi a fare le orecchiette in casa. Ma quello che non sappiamo fare è accertare la verità e la conseguente analisi del rischio ambientale. Tocca alle Istituzioni dello Stato identificare il pericolo, l’analisi dell’esposizione al rischio, la caratterizzazione del rischio e il controllo del rischio.
Il Gargano che vorrei: acqua per tutti.
L’approvazione di principi orientati al concetto dell’acqua quale “bene comune dell’umanità”, Deliberazione della Giunta regionale n. 1959 del 20/10/2009, la ripubblicizzazione dell’Aquedotto Pugliese, disegno di legge n. 07/2010 del 04/02/2010, non possono che rendermi felice. Vorrei ricordarLe, tuttavia, che anche l’anno scorso sul Gargano abbiamo avuto problemi d’approvvigionamento idrico.
Il Gargano che vorrei: no all’energia nucleare.
Un mese fa, all’Università di Macerata, in attesa del professore per sostenere l’esame scritto di Scienze Ambientali, leggevo la Carta fondante “Osservatorio per un Mediterraneo libero dai veleni”.
Due delle otto domande dell’esame prevedevano:
1.    E’ accettabile la proposta di utilizzo delle profondità oceaniche come discariche per i rifiuti radioattivi e pericolosi? Motiva la risposta.
2.    Che fine fanno i rifiuti radioattivi di basso livello prodotti nelle centrali nucleari?
In una Regione che produce oltre il 75% di energia in più a quella utilizzata, l’idea di vedermi una centrale nucleare a Termoli, Lesina o Manfredonia, non mi fa dormire sogni tranquilli.
Ai sensi della Legge Regionale 4 dicembre 2009, n. 30, Disposizioni in materia di energia nucleare, “il territorio della Regione Puglia è precluso all’installazione di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi”. Molto bene.
Speriamo soltanto di non essere seduti su discariche di rifiuti radioattivi schermati dalla polvere di marmo.
Volevo parlarLe della necessità di istituire un centro di allerta Tsunami sul Gargano. Ma non vorrei abusare della sua pazienza.
Torno ai miei studi. In bocca al lupo.
La saluto cordialmente.

Lazzaro Santoro