Menu Chiudi

Puglia, i consiglieri «aggiunti» scrivono alla Corte d’Appello

L’ufficio elettorale centrale non ha il potere di disapplicare le normative vigenti, e comunque non c’è alcun contrasto tra legge elettorale regionale e Statuto: i seggi del prossimo consiglio non potranno che essere 78. È questo, in sintesi, l’argomento centrale dell’«atto di significazione e richiesta» che stamattina sarà depositato in Corte d’appello, a Bari, da alcuni degli otto candidati che aspettano di essere eletti grazie ai seggi extra, i cosiddetti seggi di governabilità. La cui assegnazione è obbligatoria. Nelle 20 pagine del documento viene ripercorso il problema centrale di questi ultimi 10 giorni, ovvero la necessità di aumentare il numero di consiglieri regionali per garantire alla coalizione di centrosinistra il 60% dei seggi. Così come previsto, del resto, dal Tatarellum, la legge elettorale «madre» da cui discende la normativa pugliese.

La situazione ormai è nota. Il consiglio regionale ha di norma 70 seggi, 56 assegnati con il sistema proporzionale e 13 che costituiscono il premio di maggioranza (l’ultimo seggio è assegnato di diritto al governatore). La ripartizione proporzionale ha assegnato 26 seggi al centrodestra (più Palese), 4 all’Udc e 25 al centrosinistra. Anche con il premio di maggioranza, e considerando il governatore, il centrosinistra avrebbe dunque avuto 39 seggi contro 31, meno di quanto necessario per garantire il rapporto 60-40 previsto dalla legge. Ecco perché è stato necessario prevedere altri 8 seggi, provvisoriamente assegnati a Bartolomeo Cozzoli, Sergio Clemente, Enzo Russo e Anna Rita Lemma (Pd), Luigi Calò e Cosimo Borraccino (Sel), Alfonsino Pisicchio (La Puglia per Vendola) e Lorenzo Caiolo (Idv).

L’assegnazione del premio di governabilità ha scatenato il dibattito politico, sulla base degli extracosti (2,4 milioni l’anno) e dell’inopportunità di allargare il Consiglio. E si è arrivati a ipotizzare la possibilità che, in qualche modo, si resti ai 70 consiglieri. Un’ipotesi suggestiva ma poco compatibile con le norme. Le uniche strade possibili per non proclamare gli 8 consiglieri potrebbero essere la disapplicazione della legge elettorale per contrasto con lo Statuto o la dichiarazione incostituzionalità. Due eventualità che, fanno notare i candidati, non toccano all’ufficio elettorale centrale. Nel primo caso perché la disapplicazione «si riferisce solo agli atti amministrativi in contrasto con la legge, ovvero anche alle leggi qualora esse siano contrastanti con le norme dell’Unione Europea». Nel secondo caso perché i compiti dell’ufficio elettorale centrale «sono ben descritti e limitati e non possono attingere alla funzione di una pronuncia giurisdizionale sulla costituzionalità».

Ma il documento si dedica anche a smontare la tesi del contrasto tra lo Statuto (che prevede 70 consiglieri) e la legge elettorale (che prevede i 70 salvo incrementarli in due casi particolari). Tra le due previsioni, secondo la memoria che sarà depositata oggi, non c’è «alcuna incompatibilità», e non si può stabilire alcuna gerarchia tra le due leggi. La legge elettorale e lo Statuto – è la tesi – sono leggi regionali di pari rango, e quindi deve valere il principio cronologico: è la legge elettorale – essendo successiva – ad integrare lo Statuto.