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La rivolta dei 61 sindaci alle Tremiti niente trivelle

Riunione plenaria il 27 alle Diomedee: messaggio al governo.

 

«Adesso, come istituzioni coinvolte nella vicenda, mandiamo un primo segnale forte al Ministero. Qualora ciò non dovesse bastare, allora penseremo ad altro. Ma la nostra decisione e la nostra determinazione devono venir fuori. Roma deve capire che ci deve ascoltare”. E’ un Peppino Calabrese bellicoso (nonostante il grande dolore per la perdita delle cara madre avvenuta qualche
giorno fa), un sindaco ormai sceso “sul sentiero di guerra”, quello che annuncia per martedì 27 aprile alle ore 10,30 presso il Centro polifunzionale di San Domino, alle Isole Tremiti,la convocazione di un consiglio comunale tremitese “allargato” a quello dell’ente Provincia e ai sindaci del Gargano.Tutti insieme appassionatamente per dire “no” alle trivellazioni al largo dell’arcipelago diomedeo per scovare petrolio dai fondali marini. Le istituzioni della Capitanata “scendono” così in campo formalmente per opporsi ad ogni ipotesi di quello che potrebbe trasformarsi in uno scempio del fondo marino delle coste garganiche. Scatta così la mobilitazione dei Consigli Comunali della Capitanata e del Gargano, in difesa di uno degli specchi d’acqua più straordinari d’Italia, sulla cui valorizzazione hanno scommesso molte istituzioni, non solo quelle garganiche, e centinaia di imprese turistiche che garantiscono lavoro a decine di migliaia di persone. Come è ormai noto da diverse settimane, al Ministero dell’Ambiente a Roma esiste un parere positivo espresso dall’ufficio VIA dello stesso dicastero nei confronti delle richieste della società irlandese Petroceltic, il cui ramo italiano, la Petroceltic Italia S.r.L, ha sede legale alla Via Paola n. 24, mt. 7 a Roma. Società che è titolare di una decina di richieste di permessi di ricerca nei sottosuoli, tra le quali ci sono appunto quelle da realizzarsi al largo delle coste della Regione Puglia
(Isole Tremiti) e Regione Molise (Termoli). Per il WWF di Foggia risulto del tutto incomprensibile ed inaccettabile il parere positivo del Ministero dell’Ambiente. “La verità – ha dichiarato Carlo Fierro, presidente del WWF Foggia – è che non si può pensare che tutto possa coesistere petrolio, turismo, pesca e ambiente. Una cosa esclude necessariamente l’altra. E’ come volere la classica moglie ubriaca e la botte piena. Diversamente ancora una volta il nostro territorio sarà consegnato agli interessi delle multinazionali.” “Già – nella sola fase d’esplorazione dei fondali” denuncia il WWF potrebbe determinare diminuzione del pescato tra il 45% e il 70% in un raggio di quaranta miglia nautiche, ossia circa settanta chilometri.” “L’insediamento delle piattaforme e la successiva estrazione di petrolio” continua l’associazione “potrebbero generare impatti devastanti sull’ecosistema marino e delle coste nonché alle attività economiche della pesca e del turismo. In particolare la preoccupazione deriva dal flusso continuo di inquinanti che potrebbero dispersi in mare, molti dei quali tossici (come l’idrogeno solforato, il piombo, il cromo e il mercurio) o potenti cancerogeni (come il toluene, il benzene e lo xilene).

Francesco Trotta