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Montaguto/ La frana che blocca treni e SS90 avanza di un metro in 24 ore

La frana continua a muoversi, ieri è avanzata di un altro metro. È più veloce nella parte centrale del corpaccione che si stende poi fino alla statale 90 e alla ferrovia, più lenta ai lati. Sono le prime informazioni date dal radar speciale (un radar interferometro) installato lungo la Ciccotonno, una strada che dalla stazione s’inerpica fino a Savignano, nel recinto di un casolare della comunità montana, proprio di fronte alla montagna di Montaguto che è venuta giù.

 «È tutto in movimento – dice Nicola Casagli, un geologo dell’università di Firenze che collabora con Ber tolaso -, anche la collina sulla quale abbiamo piantato il radar». In effetti, ovunque ci sono fratture che dimostrano il distacco di pezzi di montagna che prendono la direzione della valle del Cervaro, diventata sempre più a rischio. «Mi hanno detto che di qui, lungo lo stesso tracciato, dovrebbe passare l’Alta Capacità (una cosa a metà tra gli attuali treni interregionali e l’Alta Velocità che il Sud forse non conoscerà mai, ndr). È una follia, sarebbe meglio spostare il tracciato. Al limite si potrebbe ipotizzare una galleria drenante in grado di mettere in sicurezza la ferrovia e la strada». Il radar, progettato dai nostri ricercatori, è costruito con tecnologia interamente italiana. «È molto avanzato – aggiunge Casagli -, il migliore tra quelli in circolazione». E’ stato posizionato in tempi record grazie al lavoro del militari del Genio Guastatori di Foggia. Le sue mini antenne hanno un’efficienza straordinaria. Le onde elettromagnetiche riflesse sulla collina di fronte riportano dati in modo continuo. La frana sarà studiata in ogni elemento e particolare. Così gli interventi potranno essere più accurati e precisi. «E’ una frana gonfia di acqua – sottolinea Alfredo Cozza, un geologo di Greci che dal 2000 tiene sotto osservazione il movimento della montagna -. Sulla sommità, tra le sorgenti che alimentano il laghetto, alcune sono perenni. Questo comporta la necessità di una cura continua e precisa delle opere idrauliche e del governo delle acque». La testa della frana si è allargata fino a 500 metri, l’erosione continua e pezzi dei monti di calcarenite continueranno a staccarsi e a venire giù alimentando la pressione del fango. I lavori di terrazzamento continuano per mettere in sicurezza il fronte del piede della frana. Poi si ricomincerà con il trasporto del materiale. Da Roma, gli uomini di Bertolaso sono ottimisti: «A fine maggio liberemo la ferrovia».

TONIO TONDO