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TURISMO DI CAPITANATA: IL TEATRO DELL’ASSURDO

Il "lusso" di affrontare la stagione turistica senza l’assessore provinciale al ramo.

Mentre, nel Salento, Lecce e il cesello del suo artistico barocco vengono scelti quale location ideale e permanente dell’International Tourfilm Festival, all’altro capo della Puglia va in scena una sorta di commedia dell’assurdo sul controverso palcoscenico del turismo locale. In Capitanata si é oltre il “non senso” e si rasenta il confine del tragico, per l’assenza di qualsiasi copione programmatico, in un settore decisamente strategico e vitale per ciascuno degli ambiti territoriali interessati.

In questo suggestivo lembo di Puglia, declinato dall’attraente caleidoscopio naturale, storico e spirituale composto da Gargano, Antica Daunia e Isole Diomedee (Tremiti), santuari di Monte Sant’Angelo e Padre Pio, piana del Tavoliere, Cantori di Carpino e uve crustacee del Nero di Troia; da un promontorio roccioso reso aspro dai dirupi a picco sull’Adriatico e nel contempo addolcito dalla spontaneità di una rigogliosa macchia mediterranea, nonché dall’abbraccio trasparente delle sue baie sabbiose; il paradosso, il lamento cicalesco e una certa normalizzazione accidiosa da tempo rendono vano qualsiasi sporadico accenno di riscatto o qualsivoglia abbozzato tentativo di orgoglio imprenditoriale.

In questa macroarea di Puglia, che rappresenta oltre la metà del potenziale ricettivo dell’intera regione, si continua a non avere voce in capitolo e a non riuscire a influenzare decisioni e scelte istituzionali in tema di viabilità, trasporti, assetto paesaggistico e promozione del territorio. Nel bel mezzo di una stagione turistica fra le più difficili da programmare e più critiche da gestire, ci si permette il lusso di affrontarla senza l’assessore provinciale al ramo. Senza l’interlocutore di riferimento sul territorio per la guida regionale del settore.

Prima ancora della questione soggettiva, legata alla scelta individuale dell’incaricato, a sconcertare è piuttosto l’oggettiva vacanza di funzione nel periodo topico dell’annata turistica. La politica persevera nel mettere in evidenza tutte le sue contraddizioni. Pronta a rivendicare equilibri di partito appena un refolo di vento l’attraversa, ma incapace di piglio decisionale quando si tratta di verificare la tenuta delle coalizioni e la concretezza incisiva dei piani programmatici.

In tanto assordante silenzio assume toni da “predica nel deserto” anche il reclamo esasperato di un segno tangibile e imprescindibile di intervento del sistema aeroportuale pugliese verso i tentativi di riqualificazione, rilancio e modernizzazione di un’offerta turistica da tempo in balìa di onde senza cresta. Un sistema territoriale solo teoricamente espresso che vorrebbe tornare a praticare la sua forte vocazione attrattiva, trovando il modo di recuperare, nel contempo, una smarrita capacità nel trattenere flussi turistici, attenzioni globali e domanda internazionale.

Per questo è forse arrivato il momento di chiedere conto alla Aeroporti di Puglia spa del suo apporto al processo di crescita economica e sociale dell’intera regione in virtù di quella posizione di concessionaria monopolista del sistema aeroportuale pugliese. E pertanto, al di là dei workshop e degli annunci di nuove destinazioni esotiche, in partenza dagli aeroporti di Bari e Brindisi, sapere quali programmi concreti siano stati pianificati per rispondere alle esigenze del Gargano e far sì che il suo potenziale ricettivo (il più grande della regione) possa essere funzionale al sostegno dei successi della decantata “Apulia for all Seasons”.

In altre parole: oltre a inviare turisti negli hotel di tutto il mondo, non sarà il caso di pensare anche a come riempire i posti letto e gli alberghi di questo pezzo di Puglia, semmai senza più voce, ma ancora meritevole di dignitoso rispetto?

Antonio V. Gelormini