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Vieste/ Fino a quando durerà il cattivo costume del “po’ pass a pagà” ?

Riceviamo e pubblichiamo.

 

Vieste, paese dove gli appoppatori la fanno sempre franca.
Spettabile redazione sono un giovane professionista che già prima di partire per gli studi universitari sognava di ritornare nel suo paese natale per mettere in pratica quello che con anni di sacrifici l’università prima e la gavetta poi mi avrebbero insegnato. Circa tre anni fa ho coronato il mio sogno ed ho aperto una mia struttura a Vieste. Purtroppo fin da subito ho dovuto fare i conti con una mentalità che si discostava anni luce dal modo in cui ero abituato a lavorare. Con il tempo ho
imparato sulla mia pelle a riconoscere di chi fidarmi, dei “clienti”a cui poter fare credito. A Vieste vige purtroppo il cattivo costume del “po’ pass a pagà” e quando dopo mesi di attesa ti permetti di ricordare che "accidentalmente" ti sei dimenticato di passare e quindi chiedere quando giustamente ti è dovuto ti senti rispondere “chi a pagà non ej ancor murt”. Mi trovo adesso in una condizione di dover ricevere soldi da diversi clienti, la maggior parte di questi debitori ha un lavoro fisso, è benestante, dovrebbe avere una cultura media, passa il proprio tempo libero al bar a sorseggiare
caffé e martini con gli amici ed a parlare di politica e sport. Per ogni singolo creditore le cifre da corrispondere non sono tali da poter affidare ad un’agenzia di recupero crediti la riscossione del debito, in quanto per ogni pratica mi sarebbe chiesto in alcuni casi un pagamento che supera il
debito. È mai possibile che non si può mai fare qualcosa di buono in questa città? È mai possibile che le persone che lavorano onestamente e hanno investito tempo e denaro nella propria formazione debbano soggiacere ai soprusi di una mentalità obsoleta?
Bisogna cambiare, investire in cultura e non concentrarsi su come fregare il prossimo e non pagare.
Mi scuso per lo sfogo, ma lo schifo è assai.

Dott. Antonio Latino