Menu Chiudi

Peschici/ La storia di Zaiana, il paradiso austropeschiciano dei Pelican

Carlo: Mio nonno comprò questa spiaggia. E noi l’abbiamo lasciata com’era: selvaggia e libera.

 

Regola numero uno: durante il proprio soggiorno nessuno è ospite ma padrone di Zaiana. Che ognuno viva il bello e anche di ció che non è perfetto. Regola numero due: chi abita qui dovrebbe lasciare almeno un ricordo scritto su questo libro dedicato alle cronache di Zaiana, o con
il proprio nome o con uno di fantasia. Terza regola: ognuno che abita qui dovrebbe fare almeno una cosa per fare di questo un posto piú bello, che lasci un ricordo del suo passaggio. Quarta regola di Zaiana: ognuno è libero di fare quello che vuole nel rispetto degli altri”. Queste sono le semplici
ed uniche regole da rispettare per visitare questa baia tra Peschici e Vieste. Le uniche che sono venute in mente a Carlo Pelican, suo fratello Marco e i loro genitori che hanno deciso nel 1958 di avviare una tradizione che dura fino ad oggi. Il decalogo appena riportato introduce il lettore ad uno dei 9 libri che da decine d´anni raccolgono le cronache di questa spiaggia, attraverso pensieri, disegni e fotografie lasciate da amici e conoscenti che sono stati accolti a casa loro, una villetta splendida nella sua semplicitá sullo spuntone destro della baia di Zaiana. Sembra impossibile riassumere la complessa ed affascinante storia di questo angolo unico del Promontorio garganico, incuneato in una piccola lingua di costa sulla litoranea tra Vieste e Peschici. Carlo è un fiume in piena, racconta aneddoti, saltando dall´attualitá a periodi indietro nel tempo risalenti a quando il
nonno, un medico che prestava servizio su una nave dell´Impero Austroungarico decise di comprare il terreno su cui oggi sorge la spiaggia, convinto dai figli. “L´appezzamento di terreno comprende una porzione di spiaggia e l´area subito confinante con la baia”, spiega Carlo, compreso il suolo su cui si trova la discreta villetta in calce bianca che dalla spiaggia é ben integrata con il verde in cui sorge. La casa sempre aperta per amici e persone fidate è il segno tangibile di una storia incredibile. “È stata costruita negli anni, con pazienza – spiega orgoglioso –. Ogni singolo sacco di calce e mattoni è stato trasportato sulle spalle a piedi o sui muli e anche io quando diventai abbastanza grandicello davo una mano. La prima volta che ho visto Peschici è stata a due mesi”. La villetta si sviluppa su due livelli, con un piccolo interno modesto, tipico delle residenze estive. È sulla veranda che la struttura – immaginata dal padre che ne fece un modellino in argilla per il progetto – dá il meglio di sé: è grande con un paio di tavoloni in legno e con due scalini che le permettono di segue la forma della roccia su cui sorge. Il pavimento è in coccio rosso e il muretto in calce bianca. Una delle colonne che reggono la tettoia si ferma su un pezzo di roccia che entra letteralmente nella veranda per una decina di centimetri. È la natura che accetta un intruso molto discreto e rispettoso. Era il 1957 quando i suoi genitori videro per la prima volta Peschici. Un paese che all´epoca era ben diverso da quello che è oggi, abitato da pescatori e agricoltori. Non era il loro primo viaggio in Italia: “era un´abitudine andare a trovare i cugini a Trieste – racconta Carlo –. Poi affrontarono quattro giorni viaggio e andarono a visitare Capri, ma cercavano un altro tipo di posto di mare dove acquistare una piccola proprietá. Videro Peschici e Zaiana e decisero che questo era il luogo giusto”. Carlo condivide con la sua famiglia un´idea di turismo molto particolare, quella che negli anni ´60 era per pochi illuminati e che oggi è stata riscoperta ed è desiderata piú dell´oro. “Un turismo che vive delle bellezze del luogo e le rispetta”. Carlo Pelican, 47 anni, non è un newage alla moda, né un idealista sprovveduto, ma un uomo capace e preparato anche dal punto di vista manageriale. Ha una biografia ricchissima: diplomato in chitarra e composizione al conservatorio di jazz di Vienna, ha avuto per 15 anni una societá, la Fastforward, con la quale creava progetti grafici, servizi informatici per compagnie telefoniche, televisioni e radio nazionali. “Ma ad un certo punto mi sono reso conto che non stavo facendo piú quello che mi piaceva – racconta – mi occupavo di amministrazione, carte e affari. Quindi ho chiuso tutto e ho continuato a fare quello che continuavo a fare anche con la societá: produzione di colonne sonore e documentari per la televisione”. Una cultura che semplicisticamente si potrebbe definire mitteleuropea Ma che è figlia del meltinpot di
culture e lingue che suo padre Karl e sua MadreIrmaportavano nel sangue. “Un vero europeo”
come definisce Carlo suo padre: nato a Praga nell´attuale Repubblica Ceca, vissuto in Aunstria a
Vienna e di origini tedesche. Karl ha viaggitato tanto per lavoro, iniziando come rappresentante del porto di Trieste in Austria per poi organizzare e dirigere la Camera di Commercio italiana
prorpio in Austria. Karl Pelican ha lavorato nel circuito delle fiere, mettendo in contatto commercianti italiani con quelli austriaci, lavorando anche con la Fiera di Foggia (“andava sempre al Cicolella a mangiare, credo che in cittá ancora lo ricordino in molti”, spiega Carlo) La madre Irma, non era da meno, ucraina, madre di tre figli, studentessa universitaria e laureata in Storia
delle Arti a 56 50 anni e guida turistica in giro per il Vecchio Continente.
Gli anni ´60 e ´70, sono stati l´epoca in cui Zaiana era conosciuta soltanto da pochissime persone, pressocché stranieri (spesso austriaci, incuriositi dalla sfida della famiglia Pelican) e dove la libertà era assoluta. Era anche un luogo in cui era possibile prendere il sole integrale in una natura incontaminata. È facile quindi immaginare quale forza dirompente potesse avere in una zona ancora poco ´cilivizzata ´un´impostazione tanto moderna ed europea (“alcuni la chiamavano la spiaggia del Diavolo”, ricorda Carlo). È il decennio successivo ad essere fondamentale per il futuro. “Io e mio
fratello ci interrogavamo su quale impostazione dare a questa baia, se seguire lo sviluppo turistico
che giá 20 anni prima aveva conquistato l’intera costa, oppure fare altro”. Peschici, Vieste sono
realtá dove la politica seguita da quasi mezzo secolo è quella degli alberghi e dei boungalow a
ridosso del mare (spesso senza autorizzazioni), delle animazioni in spiaggia e delle discoteche
che in ordine sparso e raramente con gusto intrattengono i turisti piú giovani. “La risposta che ci
siamo dati alla domanda ´cosa dobbiamo fare per Zaiana´ è stata semplice: nulla. Sarebbe dovuta
restare cosí com´era, selvaggia e libera”. Oggi Zaiana non è piú frequentata dai “fricchetoni” di una volta, molti i ragazzi, molti sono i foggiani, i sanseveresi, i peschi ciani e molti gli avvocati e liberi
professionisti che sono abitudinari di queste parti. La giornata passa tra sole, mare, spritz, bruschette
e paste fredde, ascoltando bella musica. “Cercano il relax, lontano dal turismo di massa che io comunque non condanno ma che vorrei rispettoso anche di altri modi di vivere il mare e la natura”
. Al bar davvero caratteristico che si trova in spiaggia ci sono Viktor e David, due ragazzi austriaci
che con altri connazionali e insieme a Salvatore gestiscono la piccola struttura costruita anche
con il legno che la corrente ha portato a riva. Insieme a loro ci sono anche foggiani che danno
una importante mano. Quello che tiene in vita Zaiana è un vero e proprio sistema di mutuo soccorso. “Devo dire grazie alle persone che la vivono, i clienti affezionati e chi sceglie di venire dall´Austria per curarla”. Persone a cui Carlo consegna le chiavi della casa e del bar dopo una seleziona basata su colloqui fatti durante l´anno. “Spesso sono artisti o persone che hanno bisogno di calma per lavorara o riflettere su se stesse – spiega Carlo – le seleziono anche grazie a Zara, il mio cane con un ottimo fiuto per la qualitá delle persone”.

Ho subito di tutto ma non mollo, questa è casa mia”

I problemi non sono pochi a Zaiana, compresi quelli di convivenza. Carlo: “Sono stato coinvolto in una guerra che avrei evitato

Dalla villa appostata di vedetta alla spiaggia la veduta della baia è completa: si vedono tutte
le capannelle in canna di bambú sulla spiaggia che sostituiscono i classici e invasivi ombrelloni. È proprio da dove parte la fila dei primi ombrelloni che inizia lo spazio dove prima c´era una spiaggia libera e ora sorge uno stabilimento balneare con tanto di megafono e musica sparate nelle casse per acquagym. Due mondi diametralmente opposti, in contraddizione costretti ad una convivenza
forzata. Quello stabilimento non ha l´etá della spiaggia di Zaiana, ma è sorto dal nulla, dopo che si spera sia stato messo in sicurezza il muro di roccia. È Carlo Pelican a portare avanti oggi Zaiana, dopo che il fratello si è disimpegnato per motivi di salute dopo22 anni passati a combattere per preservarla da interessi molto forti. A quanto pare l´incendio doloso che ha devastato questo tratto di costa nell´estate 2007 è stato il male minore. Gli alberi ricrescono sulla cenere ma non sul cemento che cerca di avanzare sempre di piú. “Sono tornato a gestire la spiaggia dopo qualche
anno a causa di problemi avuti con la concessione e grosse difficoltà che tutt´oggi ho con persone del luogo che non hanno a cuore questa baia”. È una vicenda dove la fanno da padrone avvocati,
giudici e danni voluti al bar in legno, alle capannelle e alla stessa casa che oggi viene abitata
anche d´inverno peroprio per evitare atti di vandalismo molto frequenti. Non si tratta di
un gioco né di qualche scaramuccia tra confinanti, ma di vere e proprei minacce. “Io sono stato coinvolto in una vera e propria guerra che avrei voluto evitare. Cosí come la volevano
evitare mio fratello e i miei genitori, ma non è stato possibile trovare un punto d’incontro con
chi vuole fare di questa baia un posto zeppo di ristoranti e cemento. Ho le carte, la proprietá
del suolo, sono in regola e non ho nessuna intenzione di lasciar andare. Ho subito di tutto: furti,
danni.ora sono pronto a tutto, cosa volgiono fare per cercare di farmi andare via? Uccidermi?
Questo posto è parte di me, della mia famiglia, è dove sono cresciuto e dove ancora oggi è possibile
immaginare e far vivere un diverso turismo sul Gargano – e aggiunge –. È per questo che voglio coinvolgere i media e le associazioni ambientaliste perché per far vivere Zaiana ci vuole l’impegno di tutti, è stato cos´in passato e lo sará anche in futuro”.

Quelli che a Peschici vogliono cacciare Carlo
Pelikan da Zaiana. Con le buone e con le cattive
La fitta rete di complicità tra ufficio tecnico e politica. Le decisioni di Carlo Follieri

Se ieri Carlo Pelikan ha voluto raccontare su l’Attacco la storia di Zaiana e di come la sua famiglia
l’ha creata nel corso di mezzo secolo, oggi torna a raccontare le difficoltà a cui deve far fronte per evitare di lasciarla dopo anni di sacrifici per seguirla e allo stesso tempo continuare la sua vita a Vienna, sua città natale dove d’inverno vive. Questa baia tra Peschici e Vieste è una delle poche che pur essendo usate per la balneazione continua ad essere lontana dalle grandi strutture alberghiere che affollano le coste garganiche. Una scelta bene precisa, quella di non vendere la terra attorno alla baia che i genitori acquistarono nel lontano ’57. “Sono molte le persone che mi hanno manifestato la loro vicinanza in paese dopo l’articolo. Sono molti i peschi ciani che ci vogliono bene – racconta
Carlo Pelikan a l’Attacco –, ma restano le difficoltà che ho con questa realtà. Vivo grandi
problemi causati dall’abusivismo che si trova attorno a baia Zaiana”. Paradigmatica è la vicenda della revoca della sua concessione per l’apertura di un lido in spiaggia. La storia inizia con la richiesta di questo austriaco peschi ciano di adozione, di spostare la licenza del suo vicino per recuperare la spiaggia libera – che esisteva prima dell’arrivo di quest’ultimo ma che ora non
c’è più – ricreandola tra i due lidi. Un vicino arrivato anni fa e stabilitosi senza autorizzazione,
in modo abusivo e che soltanto dopo molto tempo ha ricevuto un condono da parte del
comune diretto da Domenico Vecera. L’ex abusivo oggi ha un contenzioso legale con Pelikan, e chi lo difende, secondo fonti intere al comune e per stessa ammissione di Michele Vecera assessore all’Ambiente, è Memo Afferante, avvocato ma anche vicesindaco di Peschici e assessore ai
Lavori pubblici, assessorato che di certo si è occupato anche della baia di Zaiana, e del condono. L’ultima iniziativa del nuovo lido è stata quella di togliere la strada naturale che portava in spiaggia
Per farne una nuova con una scala in legno che porta direttamente in mezzo alla sua spiaggia, dove
i bagnanti sono accolti da un addetto all’affitto degli ombrelloni. La richiesta di spostare la concessione del vicino presentata dal proprietario e gestore del lido di Zaiana è stata respinta circa un mese fa dall’ufficio tecnico comunale. Nella stessa comunicazione, il municipio ha stabilito anche la revoca della concessione dello stesso Carlo Pelikan concessagli nel 2008. Le concessioni
per l’apertura di lidi balneari hanno durata di circa sette anni, è da più di vent’anni che la famiglia
Pelikan ha tale autorizzazione. Il capo dell’ufficio tecnico comunale, Carlo Follieri decise di revocare tale concessione perché per oltre due anni la spiaggia di Zaiana fu data in sub concessione
fino all’estate del 2007. Una pratica vietata dalla legge: chi è titolare deve essere anche il gestore. “Sì è vero, sbagliammo – ammette Carlo – la legge non lo permette, ma è anche vero che avevamo una situazione in famiglia che non ci permise per un lungo periodo di venire in Italia”. La stranezza sta nel fatto che dopo aver concesso una nuova licenza nel 2008, nel 2010 il comune cambi idea e
decida di revocarla per un illecito compiuto tre anni prima, se non di più. Ma la legge si rispetta e se ne accettano le conseguenze se trasgredita anche se vuol dire la revoca della concessione
a luglio, in piena stagione turistica. Carlo Pelikan decide quindi di presentare ricorso al Tribunale
amministrativo Pelikan che però la rigetta. Il Consiglio di Stato invece un mese fa gli ha riconosciuto la sospensiva della revoca fino al 31 agosto prossimo, giorno in cui è fissata l’udienza
per stabilire se la sospensione debba procedere oppure no. Una sospensione motivata anche dalla necessità di dare ai bagnanti un servizio di sicurezza adeguato. Intanto però, Pelikan deve occuparsi
di un altro problema: una dichiarazione di dissequestro del bar sulla spiaggia che tarda a venire.
Ma la storia non né finita. La persona a cui Pelikan – a causa di una sua lunga assenza dall’Italia
per oltre tre anni – diede in sub concessione la spiaggia nel momento in cui avrebbe dovuto
riconsegnare le chiavi rifiutò. Proprio ieri nel pomeriggio, i vigili urbani hanno dato ordine
di chiudere la piccola attività sulla spiaggia perché a norma di legge, non è possibile che
funzioni dato che risulta in tribunale ancora sotto sequestro. Il lo richiese proprio Pelikan un
anno fa per rientrare in possesso proprio della spiaggia ormai letteralmente occupata da quello che un tempo era un amico. Consegnate le carte per certificare davanti agli organi competenti di essere rientrato nel pieno possesso della sua proprietà l’unico passo che mancava per Pelikan era quella
di ottenere la dichiarazione di dissequestro da parte del tribunale di Lucera, atto che ancora non arriva e che oggi rende Carlo Pelikan vittima di una sua stessa azione in difesa dei suoi diritti.

FRANCESCO BELLIZZI

———————————————————————————————-

“Nessun conflitto d’interessi per Afferrante”

Vecera, assessore all’Ambiente, difende il collega dei Lavori pubblici e legale dell’ex lido abusivo.“ Pelikan? Hanno fatto molto per noi

La baia di Zaiana è piccola ma abbastanza capiente per contenere un bel casotto. Uno storico
gestore di un lido con una vita di oltre vent’anni condivide da tempo la spiaggia con un vicino che ha dopo un periodo da abusivo ha ottenuto concessione per tenere varie file di ombrelloni, un lido attrezzato ed un ristorante. Un condono ottenuto da un comune, quello di Peschici, che ha come assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco Memo Afferrante, che è anche un apprezzato avvocato
che ha tra i suoi clienti proprio l’ex abusivo. Intanto, Carlo Pelikan, austriaco, proprietario del terreno su cui sorgela sua casa e che a in questa Baia c’è da quando ha due mesi preservandola nel tempo dal cemento, si ritrova con una revoca della propria concessione – sospesa dal Consiglio di Stato – decisa sempre dal comune di Peschici. “Ho poche informazioni ma so che oggi quel lido è legale. Siamo abituati qui a Peschici alle attività abusive che poi vengono condonate. È triste ma
vero”. Chi parla è Michele Vecera, assessore all’Ambiente del comune peschiciano che non sa, così come raccontano in paese addetti ai lavori, se l’attuale stabilimento accanto al lido Zaiana sia oppure no a ridosso di una parete di rocce sulla quale un tempo c’era un avviso di pericolo per la caduta di massi. “Almeno non credo, ci sono altri casi in cui era proprio così, ma parliamo di altre
baie dove abbiamo provveduto con la messa in sicurezza”. Pelikan oggi si dice assediato dall’abusivismo. “E’ vero, ma è così cosa possiamo fare? è una realtà che ci ritroviamo. Zaiana? un tempo era naturale ormai è una spiaggia qualunque. Piace a voi foggiani, questo sì”. Abusivo era anche il parcheggio che si trova all’ingresso della baia, prima che fosse anche esso condonato.
“Non è opera nostra ma della precedente amministrazione”. Vecera però non conferma la notizia che siano stati condonati anche i bungalow che sono sorti vicino Zaiana in pieno Perco Nazionale del Gargano. “No. Abbiamo avviato l’istruttoria per l’abbattimento, non sono condonati. Perché non li abbattiamo? Perché non abbiamo le risorse finanziarie”. La voce di corridoio che gira in comune a Peschici che vorrebbe il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Memo Afferrante anche l’avvocatodel vicino di Pelikan viene confermata dall’assessore all’Urbanistica. “Sì, questo è vero. È un buon avvocato Domenico e non credo ci possa essere un conflitto tra i ruoli. Se lui ritiene che una certa questione di cui deve discutere la giunta non sia compatibile con la sua professione,
allora esce. E poi, il fratello del vicesindaco, Sergio è un architetto ed è l’architetto di Carlo Pelikan, quindi dove è il problema? Non credo che tra fratelli litighino”. Vecera conclude con un auspicio: “io penso che le parti vogliano porre fine a questi litigi e trovare finalmente un accordo. Carlo
e suo fratello Marco Pelikan sono stati con la loro famiglia forse i primi tiuristi di Peschici, hanno fatto tanto per questo paese, hanno portato turismo. Il comune è accanto a Carlo e lui lo sa – continua l’assessore – ma so anche che ha subaffittato la concessione e questo ha portato alla revoca. Ma il Consiglio di Stato ha sospeso la decisione del comune, ora la giustizia farà il suo corso”.

FRANCESCO BELLIZZI

———————————————————————————————————

Le spiagge libere sul Gargano esistono solo fuori stagione. Quando va bene…

La privatizzazione di fatto. Nobile:“Tutto in regola”

Una quota non inferiore al 60% del territorio demaniale marittimo di ogni singolo Comune
costiero è riservata “ad uso pubblico e alla libera balneazione”cita la legge regionale n. 17 del 23 giugno 2006. Dovrebbe quindi essere una buona fetta, quella maggiore, di ogni singola spiaggia della costa pugliese ad essere libera dai stabilimenti balneari. Ma non è così. Prendiamo in considerazione le spiagge di Peschici, in particolare la Marina, la spiaggia più famosa su cui si affaccia il bianco paese. Nei mesi di Giugno, Luglio, ed Agosto, sono sdraio, lettini e ombrelloni, altamente razionalizzati per infilarci il maggior numero di villeggianti possibile a farla da padrone.
Che fine ha fatto la spiaggia libera? Quel 60% di dorata e calda sabbia per tutti? C’è, ma è meno del 20%. La “quota pubblica” del 60%, va computata al netto della porzione di costa inutilizzabile e non fruibile ai fini della balneazione, di quella portuale e di quella ricadente nelle seguenti aree e relative fasce di rispetto: lame, foci di fiume o di torrenti o di corsi d’acqua, comunque classificati, canali alluvionali (nella suddetta ce ne sono tre, e un pezzo di quella è alla foce di uno dei canali,
ndr), a rischio di erosione in prossimità di falesie, aree archeologiche e di pertinenza di beni storici e ambientali. Nelle suddette zone demaniali è vietato il rilascio, il rinnovo e la variazione di concessione. Se il comune decide di destinare ad “uso pubblico e libera balneazione” la quota minima del 60% del territorio demaniale marittimo, al netto della porzione di costa inutilizzabile, all’interno di questa zona potranno essere realizzate strutture classificate “spiaggia libera con servizi”(che però a Peschici non esistono), nella misura non superiore al 40% della zona stessa suddetta, ovvero il 24%. Di conseguenza le spiagge libere, nel caso di attribuzione del suddetto 24%, potranno occupare il 36% del demanio “utilizzabile”. La restante parte del demanio, per una quota massima del 40%, è disponibile per ospitare lidi e stabilimenti balneari privati, con accesso a pagamento o di pertinenza degli alberghi. Nonostante ciò , la percentuale, è molto diversa. Ed inoltre il maleodorante lezzo proveniente dall’acqua che ristagna alle spalle di una dei due pezzi liberi della Marina, di sicuro non aiuta la permanenza di villeggianti in spiaggia, stipati come sardine. E la spiaggia della Marina non è la sola. Manaccora, la baia che ospita il villaggio dei D’Amato e centro turistico Julia, in profondo declino, una volta vanto di tutto il promontorio è stata quasi completamente ricoperta di ombrelloni. Fino allo scorso anno, le porzioni di spiaggia libera, sicuramente al disotto dei minimi stabiliti dalla legge, erano due: uno tra i D’amato e lo Julia ed uno alla fine della spiaggia sotto il costone roccioso di quaranta metri con il Grottone alle spalle. Da quest’anno, solo uno, ossia quello della grotta. L’altro pezzo, con alle spalle il canale di Santa Lucia è diventato un altro strampalato lido. Con ombrelloni tutti diversi, un improvvisazione per la stagione estiva insomma. Nel 2006 e nel 2007 le alluvioni provocarono danni ingenti e le condizioni
di quel canale ristretto dall’abusivismo e dalla strada “adagiata” sul letto del torrente ne sono il principale motivo. Pochi metri più in la i D’amato avevano un campo da beach volley che la capitaneria di porto ha fatto smontare, mentre per questi ha chiuso un occhio o tutti e due. In tutto ciò ci si è dimenticati della particolarità del Gargano, ovvero quella di essere un oasi fatta di boschi,
ormai in fumo, spiagge incontaminate, e casupole orientaleggianti, quasi tutte abbattute. Per Peschici e Vieste è stato il modello Rimini, quello da seguire: Hotel tutti uguali, ristoranti tutti uguali, lunghe fila di ombrelloni e lettini, ma anche qualche isolata eccellenza, che tiene alta la bandiera. Si è puntati ai grandi villaggi, ai residence, e grandi Babilonia o delle palazzine in piena ZONA A del Parco del Gargano. “Non mi risulta – ha dichiarato a l’Attacco il sindaco di Vieste Ersilia Nobile – pur non essendo una gran conoscitrice delle spiagge non c’è nessun problema nè di accessibilià, né tantomeno di estinzione di spiagge libere perché a Vieste ci sono dei pezzi enormi di spiagge libere che tra l’altro sono ben tenute. I privati hanno tutte le autorizzazioni”.
Gli operatori hanno però un’altra opinione a riguardo: “Noi cerchiamo tutti gli anni di fare presente questo problema – ha dichiarato a l’Attacco Franco Salcuni, esponente di Legambiente – ma non cambia mai niente. Inoltre il problemi da sottolineare, oltre al fatto che di spiagge libere ce ne sono
poche è che spesso sono difficilmente raggiungibili e Vieste è l’esempio più lampante”. Legambiente è riuscita a smuovere la Regione Puglia, ma non le amministrazioni comunali del
Gargano, più interessate all’aspetto economico che ai diritti dei cittadini: “Apprezzo l’attivismo
dell’assessorato al demanio della regione Puglia- ha proseguito Salcuni – che ha anche inserito un numero verde e che è molto attenta al problema, mentre le amministrazioni comunali non riescono a sopportare le pressioni dei privati e poi prevale la logica dell’economia turistica, comprensibile,
ma non quando poi va a ledere il diritti dei cittadini più deboli che non possono spendere soldi
per le spiagge private o semplicemente non vogliono”. Nonostante ciò il Gargano ha ancora molto da offrire, non tutto è poi così drasticamente perduto. È necessario abbandonare il suddetto modello e puntare sulla qualità del servizio offerto, che oggi è nella maggior parte dei casi, pessimo, e magari, lasciare qualche spiaggia libera in più.

DOMENICO OTTAVIANO JR

l’Attacco