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La tre giorni di poesia nei dialetti d’Italia a Ischitella nel Gargano

Introdotta dai canti popolari della tradizione garganica del Coro del Crocifisso di Varano diretto dal M° Peppino Blenx il 28 agosto 2010 si è svolta l’ultima delle tre serate dedicate alla poesia della rassegna Gargano Letteratura 2010. Fulcro centrale è stata la cerimonia di premiazione del Concorso nazionale di poesia nei dialetti d’Italia “Città di Ischitella – Pietro Giannone” 2010. Quest’anno la scelta della qualificata giuria del Premio ha premiato la friulana Nelvia Di Monte con la raccolta Dismenteant ogni burlaz (Dimenticando ogni temporale). Al secondo posto si è classificato il corregionale Silvio Ornella, al terzo il calabrese Alfredo Panetta. L’abruzzese Mario D’Arcangelo ha ricevuto dalla giuria una segnalazione speciale.
Dopo il saluto del sindaco di Ischitella Piero Colecchia in cui ha rinnovato l’impegno dell’amministrazione comunale a proseguire l’iniziativa, il direttore artistico di Gargano Letteratura Vincenzo Luciani, dopo la lettura a cura del prof. Gaetano Castorina delle motivazioni della giuria, ha introdotto la breve e applauditissima lettura di testi dei poeti vincitori, accompagnati nella lettura delle traduzioni in italiano da Cosma Siani, Riccardo Faiella e Roberto Martella.
Il sindaco Colecchia e l’assessore alla cultura Anna Maria Agricola hanno proceduto alla premiazione dei poeti alla presenza dei componenti della giuria intervenuti: G. Castorina, Rino Caputo, Cosma Siani, Vincenzo Luciani.
Il numeroso pubblico presente ha potuto godere i bei testi poetici ed i canti garganici magistralmente eseguiti dal Coro del Crocifisso di Varano, accompagnato dai musicisti Germano Lustri (chitarra), Michele Dattoli (tammorra), Giovanni Di Monte (fisarmonica).
L’assessore Anna Maria Agricola, molto soddisfatta dalla partecipazione alle tre serate di poesia ha dichiarato: “la sfida-provocazione di portare la poesia nella piazza principale del paese, luogo tradizionale dello struscio e dell’incontro, è stata vinta ed è stata compresa e gradita anche da cittadini non addetti ai lavori e non abituati a seguire la lettura di testi poetici. A questo risultato hanno contribuito l’apporto decisivo dei qualificati poeti che hanno preso parte alla rassegna ed il fascino delle esecuzioni musicali che hanno accompagnato le serate letterarie ischitellane”.

Il reading dei poeti del 27 agosto – Venerdì 27 agosto 2010 in piazza De Vera D’Aragona ad Ischitella i trascinanti suoni del duo Gargan Jazz (Daniele Delle Fave e Rocco Ioccolo di Rodi Garganico) e gli idiomi di diverse località italiane si sono intrecciati dando vita al reading di poeti dialettali “Altre Lingue”, seconda manifestazione di Gargano Letteratura 2010.
Cosma Siani dell’Università di Cassino e Roma Tor Vergata, ha sapientemente ed efficacemente introdotto le letture dei poeti con note biobibliografiche, alternandosi nella lettura delle traduzioni in italiano con Mario De Cristofaro dei testi dei poeti in lingua friulana Nelvia Di Monte e Silvio Ornella, in calabrese Alfredo Panetta e in abruzzese Mario D’Arcangelo, vincitori del concorso nazionale “Città di Ischitella-Pietro Giannone”.

La MaratonaPoesia – La prima edizione di MaratonaPoesia aveva introdotto il 26 agosto 2010 la seconda edizione della rassegna Gargano Letteratura. I poeti amatoriali sono stati protagonisti di una lettura di testi che si è protratta per oltre due in maniera affatto noiosa.
Si sono esibiti vari poeti provenienti dai diversi centri garganici da Manfredonia, a Vico del Gargano, a Margherita di Savoia oltre che da Ischitella. Il folto pubblico ha seguito attento e partecipe le composizioni in italiano e in dialetto.
La serata è stata abilmente condotta dal giovane giornalista de’ “L’attacco” Emanuele Sanzone (di Cagnano Varano), con coinvolgenti stacchi musicali di Michele Castelluccia alla chitarra elettrica.
In apertura Vincenzo Luciani ha letto due sue poesie dedicate all’ingegnere Damiano D’Errico, ischitellano, poeta e fine dicitore, morto recentemente. Di lui è stato proiettato un breve filmato che lo ritraeva in una lettura poetica in una iniziativa del 2004 a Settimo Torinese.
Hanno poi declamato i loro componimenti i poeti: Michele Di Pace (avvocato e giudice in pensione), Francesca Pia Voto, padre Remigio De Cristofaro, Nicola Angelicchio, Nino Visicchio, Michele Graziano; i giovani Valerio Agricola e Carmela D’Errico e la giovanissima Martina Castelluccia, Giuseppe La Sala. Le poesie di Leonarda Buo e di Rocco Martella sono state lette da Roberto Martella e Michelina Menonna. Ad ogni interprete sono stati consegnati dall’assessore alla Cultura di Ischitella Anna Maria Agricola un attestato di partecipazione, alcuni libri delle Edizioni Cofine e una penna della ditta Rocco Carbonella.

Assegnati i Premi Vico romanzo breve a Massimo Ubertone e Fratres a Maria F. Giovelli
Il 29 agosto a San Pietro premiati nella cittadina garganica anche gli altri scrittori finalisti

Domenica 29 agosto 2010 a Vico del Gargano nel Complesso monumentale di San Pietro nell’omonimo viale, sono stati assegnati i premi Fratres-Vico del Gargano II edizione 2010 (poesia) e “Città di Vico del Gargano” XII edizione (romanzo breve)

In apertura, dopo un’introduzione di Vincenzo Luciani in veste di brillante presentatore della serata (oltre che di membro della giuria e di direttore artistico) ed il saluto beneagurante del sindaco che si è complimentato con i vincitori dei due premi letterari, si è svolta dapprima la cerimenia di assegnazione del Premio “Fratres-Vico del Gargano” 2010 per poesia sulla “donazione” a Maria Francesca Giovelli di Caorso (Piacenza). Nata nel 1967, è laureata in lettere moderne ed è insegnante di scuola superiore. Ha pubblicato: Il silenzio sulla soglia (2004), Un feudo e nove ville (2006), Dove respirano i pioppi (2007), Sul sentiero dell’anima (2009).
La Giovelli ha letto la poesia “Ho incontrato Candida” vincitrice del concorso, con la seguente motivazione letta dal presidente della Giuria prof. Domenico Cofano: “Nel frastuono della Metropoli, in una frenetica Milano di settembre, proprio sotto il Duomo, c’è chi si ferma per ascoltare il grido di cerca disperatamente aiuto. Ed ecco che avviene l’incontro con Candida, una donna che vive di espedienti e il cui viso reca ancora “lo sconosciuto messaggio della bellezza di ieri”. Una sosta, una stretta di mano, la donazione di un momento di attenzione. L’invito è a compiere un gesto semplice, di tendere la mano verso le tante persone che vivono ai margini della nostra società, prima di rituffarci nella vita quotidiana, un gesto alla portata di ognuno di noi.”

Il premio, consistente nella sua pubblicazione nel calendario artistico curato dalla FRATRES, in un compenso di 300 euro e un pernottamento per un week end gratuito per 2 persone, è stato consegnato da Eleonora Tomaioli in rappresentanza del presidente dell’associazione Fratres Vincenzo Manzo.

Hanno presenziato alla serata anche gli altri membri della Giuria: Rino Caputo, Giuseppe Massara, Michele Afferrante, Grazia D’Altilia) che hanno preso parte anche alla successiva premiazione del Concorso “Città di Vico del Gargano” XII edizione 2010 per romanzo breve a Massimo Ubertone (Rovigo) Con il romanzo breve “Natale in famiglia”.
Sono stati premiati anche il 2° classificato Vanes Ferlini di Imola (BO); il 3° classificato Giorgio Galli di Roma; il 4° classificato Carlo Bonlamperti di Marina di Minturno (LT) e la quinta classificata Maria Lanciotti di Velletri (RM).
Il presidente della Giuria Cofano ha letto di ciascun vincitore le motivazioni della giuria (che riportiamo in fondo all’articolo con le note biobibliografiche degli autori), mentre ognuno di loro ha letto un breve brano del proprio romanzo e risposto ad alcune domande del presentatore Vincenzo Luciani sull’opera e sulle suggestioni del soggiorno nel Gargano.

Le premiazioni sono state effettuate dal sindaco di Vico del Gargano Luigi Damiani e dal Delegato al Turismo Pietro Notarangelo. Erano presenti alla cerimonia anche gli assessori alla Cultura del VII Municipio di Roma Leonardo Galli e Anna Maria Agricola, reduce dall’organizzazione delle serate ischitellane di Gargano Letteratura 2010: quella del 26 agosto dedicata ai poeti amatoriali della MaratonaPoesia, del il reading poetico nei dialetti d’Italia del 27 agosto, del 28 agosto con il conferimento del Premio di poesia nei dialetti d’Italia “Ischitella-Pietro Giannone” 2010.

“L’appuntamento è ora al prossimo anno – ha dichiarato, anche a nome del suo collega di Ischitella Piero Colecchia, il sindaco di Vico del Gargano Luigi Damiani. – Le amministrazioni di Vico e di Ischitella nonostante le note difficoltà finanziarie hanno mantenuto il loro impegno culturale con convinzione”
Gli assessori alla Cultura di Vico Piero Notarangelo e di Ischitella Anna Maria Agricola hanno ribadito l’impegno alla cooperazione culturale tra i due comuni garganici che con notevoli sacrifici e dedizione hanno sostenuto l’affermazione dei Premi letterari di Vico e di Ischitella, ormai divenuti punto di riferimento per gli scrittori e per i poeti a livello nazionale.

Profili dei vincitori della XII edizione del premio “Città di Vico del Gargano 2010, sinossi dei romanzi e motivazione della Giuria

Profilo del vincitore del Premio Vico del Gargano 2010 Massimo Ubertone – Massimo Ubertone è nato nel 1950 a Rovigo dove abita ed esercita la professione di avvocato. Solo nel 2009 ha deciso di tirare fuori storie e racconti vecchi e recenti e li ha inviati a vari concorsi letterari ottenendo numerosi riconoscimenti. in molti premi letterari. E’ inoltre un appassionato di giochi di parole e di enigmistica: a giochi di sua invenzione sono state dedicate alcune puntate della rubrica “Lessico & Nuvole” a cura di Stefano Bartezzaghi su “Il Venerdì di Repubblica”.
Sinossi del romanzo vincitore Natale in famiglia – Il filo di questo racconto parte da un anonimo locale di una città tedesca, e, in un lungo flashback,  si dipana tra  Milano, Madrid e Buenos Aires seguendo un percorso in bilico tra storia e psicanalisi che  rievoca gli orrori  della dittatura argentina degli anni ’70.
Dopo il suicidio della madre Damiano Montero scopre la verità circa  una terribile vicenda vissuta dai genitori tanti anni prima durante il regime di Videla; con la missione di vendicarli, giunge il giorno di Natale in una  Buenos Aires martellata dal sole estivo, e percepita come una dimensione parallela del tempo e dello spazio. Ritrova  il  Capitano Castoldi, che gli appare però come un vecchio fragile e gentile, ben diverso dal mostro sadico descrittogli dalla madre. Si rende conto, anche, che quell’uomo potrebbe essere il suo vero padre. La domanda di fondo è se la natura di un uomo può cambiare. E ancora: ha senso uccidere per dimostrare di non essere un assassino? La comprensione, e la chiave di tutte le scelte arrivano alla fine da un episodio apparentemente banale. –
Motivazione della Giuria del Premio – Natale in famiglia di Massimo Ubertone è il racconto retrospettivo, da parte di Damiano Montero, della sua incoercibile ricerca di verità e del suo desiderio di fare giustizia. I suoi genitori sono, infatti, le tragiche vittime degli orrori della dittatura argentina degli anni Settanta: il padre muore a seguito delle torture, la madre suicida per il peso delle violenze subite da parte dell’atroce carceriere, che addirittura potrebbe essere il suo vero padre e che, alla fine, il giovane protagonista ritrova in una condizione di tale disarmata solitudine, da fargli sospettare la possibilità di un suo cambiamento, e da indurlo a ritenere che possa essere, in fondo, anche lui, una inconsapevole vittima del delirio storico di quegli anni; meritevole, quindi, di una inopinata compassione.
La soluzione è affidata, con le risorse di una sapiente retorica del silenzio, all’improvviso lamento di un topo, che suona come la voce di tutte le vittime del mondo.
La storia, peraltro abbastanza originale, è condotta e orchestrata con sagacia, anche in virtù di una scrittura sicura, che si muove con disinvoltura nella varietà degli ambienti e dei toni, che vanno dalla forte presa emotiva dell’agghiacciante e coinvolgente interrogatorio alle emersioni psicanalitiche, dalla rappresentazione delle atmosfere contraddittorie di Buenos Aires agli accenti di tragica ironia che di tanto in tanto puntellano la narrazione.

Profilo del secondo classificato Vanes Ferlini – Vanes Ferlini, nato e residente a Imola (BO) nel 1964, lavora a Bologna presso la Banca Nazionale del Lavoro; ha compiuto studi tecnici e più tardi ha sviluppato l’interesse per la letteratura. Ha cominciato a scrivere poesia nel 2003 e successivamente narrativa, ottenendo diversi riconoscimenti in premi e concorsi per opere inedite. –
Sinossi del romanzo secondo classificato Isola 21 – Il protagonista (di cui non compare mai il nome) narra in prima persona l’esperienza a ISOLA 21, clinica per soggetti affetti da disturbi comportamentali. Si tratta di una reclusione volontaria, scaturita dalla necessità di attribuire un significato alla propria esistenza scialba e solitaria. Si porta appresso il fardello di una colpa di cui si è macchiato (o crede di esserlo) e dalla quale cerca una sorta di redenzione. L’umanità che egli incontra a Isola 21 lo rende consapevole che la sua unica possibilità consiste nell’aiutare gli altri ospiti della clinica, che si trovano in condizioni ben peggiori delle sue. Entrato a Isola 21 per un periodo di soli tre mesi, decide di rimanervi per sempre, recidendo i già labili legami con il mondo esterno. Decisiva è la storia d’amore con una ragazza conosciuta proprio a Isola 21, dalla quale il protagonista trae l’energia necessaria a superare i propri limiti e paure.
Motivazione della Giuria del Premio – Nel tentativo di riscattare la sua esistenza, costellata di rimorsi e sensi di colpa, di dare un senso alla sua vita, il protagonista di Isola 21 di Vanes Ferlini, che «si è staccato dallo zoccolo duro delle certezze» e vive con profonda consapevolezza una crisi esistenziale alle soglie della patologia, sceglie un percorso di purificazione che lo immerge nella realtà drammatica, ma emotivamente intensa e commovente, di una clinica psichiatrica, nella quale poi deciderà di rimanere, eleggendola a spazio alternativo rispetto alla oppressiva e insignificante routinarietà della vita quotidiana. Emerge così  – e non si può qui non richiamare il nome di Mario Tobino –, attraverso una scrittura di raffinata essenzialità e di asciutte sequenze, ma, al contempo, di emersioni liriche e puntate emotive,  che non  cedono quasi mai, tuttavia, ai toni sdolcinati e sentimentali che  poteva suggerire l’ambientazione e la tematica del racconto –, il paesaggio di un’umanità solitaria e dolente, alienata e talora grottesca, capace, tuttavia, di trasmettere quell’amore e quella solidarietà di cui il protagonista è alla ricerca. In questa umanità  prende particolare rilievo la figura di una giovane donna, con la quale il protagonista intreccia un delicato rapporto e che diventa, in qualche modo, la mediatrice della sua salvezza.

Profilo del terzo classificato – Giorgio Galli, è nato nel 1989 a Roma dove risiede. Studia giurisprudenza all’ Università Roma Tre. Ha partecipato per la prima volta ad un concorso letterario. –
Sinossi del romanzo terzo classificato Tra le stelle, la polvere e i fucili di Giorgio Galli  – Tra le stelle, la polvere e i fucili uomini stanchi cercano una giustizia che sa di vendetta, cercano la morte, che sia del nemico oppure la loro. Ma lì, tra le stelle e la terra, tra quelli che sono eroi ed assassini, può anche nascere un amore così immenso da dare un nuovo senso a tutto, anche a se stessi ed ai propri ideali. Queste pagine raccontano la crudeltà, il coraggio, le scelte difficili ma inderogabili di uomini che vivono in un Paese (la Francia) in un periodo buio (l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale). E mentre la guerra brucia i giorni e le anime, un pianoforte suona sulla spiaggia accarezzata dal vento… –
Motivazione della Giuria del Premio – Il romanzo di Giorgio Galli, dalla scrittura prevalentemente lirica, e ancora in via di maturazione, è imperniato sulla guerra che si combatte, in Normandia, nel corso della seconda guerra mondiale, da parte dei francesi, contro l’occupazione tedesca. Ne emerge un quadro desolato di eroismi e di violenze, ma anche di  illusorio e esasperato vitalismo, sul quale incombe continuamente la morte, ma nel quale sopravvive e si afferma, sull’odio, il valore alternativo dell’amore, di un amore che è tanto forte da contemplare anche il tradimento e la morte di altre vite innocenti. E poi, accanto all’amore, la musica di un pianoforte che, mentre segna,  per Gabriel, al ritorno nei luoghi della sua infanzia, sulle spiagge della sua terra, la ritrovata libertà, quasi  una  metafora della poesia della vita che si afferma sulle macerie della morte, suona anche come un canto funebre che sigla, in un estremo atto di amore, il rimorso e il conseguente suicidio del protagonista.

Profilo del quarto classificato Carlo Bonlamperti – Carlo Bonlamperti è nato nell’Isola di Ponza nel 1947 e vive a Marina di Minturno (LT). Autore di romanzi brevi ancora inediti, è un appassionato lettore e amante della letteratura e autore anche di poesie.
Sinossi del romanzo quarto classificato Il sentiero degli aghi di pino – Il sentiero degli aghi di pino è un racconto di guerra. Non una guerra combattuta durante lo svolgimento della narrazione, ma una guerra presente solo nei ricordi del personaggio principale, il soldato tedesco Franz che, a guerra finita, dopo rocambolesche vicissitudini torna in Italia proprio nei luoghi che lo hanno visto giovane combattente. La sua memoria, tuttavia, labile e a tratti assente per un incidente occorsogli durante la sua vita sbandata, non gli consente di riconoscere quei luoghi  rendendogli inspiegabile anche il motivo che lo ha spinto su quella collina affacciata sul mare di Gaeta. La famiglia di contadini che lo accoglie intuisce che quell’uomo custodisce un segreto, ma la vicenda vedrà la soluzione solo alla sua morte.
Motivazione della Giuria del Premio – Il racconto di Carlo Bonlamperti, dal titolo che sembra riecheggiare altre fortunate narrazioni, ripercorre l’allucinante esperienza di un soldato tedesco che, dopo la guerra – una guerra abietta che viene rivissuta solo nella memoria –, minato nella memoria e ridotto in una sorta di «relitto umano», quasi sospinto da una forza inconsapevole e misteriosa,  torna avventurosamente sui luoghi dove ha combattuto da giovane, e che in un primo tempo non riconosce, ma che sente familiari. Qui, sulla collina di Gaeta, dove, stremato, viene accolto dai massari di Villa Planciano, a poco a poco,  riacquista la lucidità del ricordo e «vede scorrere la sua vita», tra moti di tenerezza e consapevolezza dell’abbrutimento di una «tragica guerra insensata»: qui aveva sepolto, ai piedi di un grosso ciliegio, le banconote che avevano ricompensato il suo tradimento e che ora si propone di condividere con i suoi benefattori. Ma la morte lo coglie improvvisa; soltanto allora, con la decisione dei fattori di segare il vecchio albero, si svela il segreto che il vecchio soldato non aveva fatto in tempo a rivelare esplicitamente, ma che, per insondabili vie, aveva trasmesso loro quasi mediaticamente, nel desiderio di ricompensarli della benevolenza e della fiducia con cui l’avevano accolto. Il racconto è condotto con movenze sicure,  sul filo di un’intrigante suspence, e con una notevole capacità di adesione linguistica e stilistica alla varietà degli ambienti e delle situazioni.

Profilo della quinta classificata – Maria Lanciotti, nata a Roma nel 1942 e vissuta per lungo tempo a Ciampino, risiede  attualmente a Velletri (Rm). Giornalista pubblicista, collabora stabilmente con periodici di attualità e cultura  e con giornali e riviste web. Ha pubblicato numerosi libri fra raccolte di poesie, racconti autobiografici e della memoria, romanzi e un testo teatrale. Molto pubblica on line. E’ presente con poesie, racconti e riflessioni su numerose antologie e riviste culturali e con Anterem Edizioni nel circuito nazionale di ricerca poetica. Ha ricevuto significativi riconoscimenti tra cui Premio C.A.PI.T., E. Dickinson, Spazio Donna, Città di Salò, Lorenzo Montano, Monti Lepini.
Sinossi del romanzo quinto classificato Una faccenda da manicomio di Maria Lanciotti – Una faccenda da manicomio di Maria Lanciotti è il racconto di una settimana d’incubo iniziata una domenica mattina d’agosto con un viaggio in treno per un incontro d’amore ancora una volta mancato e rinviato, che segnerà l’avvio di una “fuga” e di un ritrovamento attraverso esperienze pericolose e traumatizzanti, che finiranno di spezzare il filo di una ragione già messa a dura prova da una serie di circostanze esterne contraddittorie e alienanti. Ma sarò proprio attraverso il cedimento di quella maglia strappata che la protagonista della vicenda riuscirà a sgusciare da un intreccio di inganni e autoinganni, che altrimenti non le avrebbe lasciato scampo. Una storia dura e insostenibile a tratti, narrata con ritmo incalzante fino alla fine, con estrema lucidità sconfinante talvolta con il delirio, e una conclusione inattesa che apre ad altra storia, ad altro modo di considerare il sentimento d’amore ed il senso dell’esistere, sempre prodigo di nuovi “miracoli” e nuove possibilità per chi osa porsi rispetto alla vita con sguardo obiettivo e puro.
Motivazione della Giuria del Premio
Un frustrante rapporto d’amore con quello che dovrebbe essere l’uomo del suo destino, inasprisce e aggrava una straziante crisi esistenziale, segnata da un matrimonio fallito e da fragili rapporti familiari, e segna, in un «ferragosto da tregenda», l’avvio dell’angosciante sequenza degli ossessivi e deliranti segmenti della vita della protagonista, resi con la convulsione e l’energia di un ritmo che asseconda e rende a pieno le sue deliranti ossessioni, la sua ‘lettura’ straniata e allucinata della realtà, i passaggi veloci di una mente sconvolta, la conturbante e cinica ‘verità’ dei tanti ‘luoghi’ che si trova ad attraversare, e, infine, la sua incalzante, sofferta ricerca di un ubi consistam capace di restituirle la fiducia e la speranza. Una fiducia e una speranza che ritrova, inattese e imprevedibili, forse proprio attraverso questa dolorosa discesa agli inferi e che affida alla finale immagine salvifica della rosa che sta fiorendo in pieno inverno sul balcone della sua nuova casa.