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Peschici/ “Non esiste nessun comitato d’affari”

Sindaco, assessore e imprenditori respingono le accuse.

 

Non esiste nessun comitato d’affari che pilotava gli appalti per favorire imprenditori amici in cambio di mazzette o di assunzioni di persone indicate dagli amministratori; gli appalti si sono svolti regolarmente e lecitamente. Hanno respinto le accuse i primi sei indagati dell’operazione «Clessidra» di Procura lucerina e carabinieri che il 3 dicembre ha portato all’arresto di 23 persone (11 in carcere, 12 ai domiciliari) accusati a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, corruzione, falso, truffa ed estorsione: coinvolti amministratori tecnici e dipendenti comunali vigili urbani, imprenditori e professionisti. Gli interrogatori di garanzia sono iniziati ieri nel carcere di Lucera proseguiranno sino a tarda sera con il gip Filomena Mari, firmatario delle 23 ordinanze di
custodia cautelare, che ha sentito 6 indagati dell’inchiesta, tra cui il sindaco Domenico Vecera e l’assessore Michele Vecera difesi dagli avv  Gianluca Ursitti e Domenico Afferrante: il consigliere
comunale Giovanni Corso assistito dall’avv Giovanni Maggiano; l’architetto Massimo D’Adduzio responsabile del terzo settore tecnico del Comune, difeso dagli avv. Paolo D’Ambrosio e Fasanella l’imprenditore foggiano Francesco Del Buono titolare della «D.B. srl» assistito dall’avv. Michele Curtotti. Agli interrogatori era presente anche il sostituto procuratore Alessio Marangelli che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Peschici e Vico del Gargano e chiesto l’emissione dei provvedimenti di cattura. Il primo cittadino e l’assessore hanno negato sia di far parte sia l’esistenza di un’associazione per delinquere (reato contestato a otto indagati) con una gestione clientelare finalizzata – dice l’accusa – a favore gli interessi di amministratori e imprenditori. I due amministratori hanno rimarcato la liceità degli appalti e la correttezza dei loro comportamenti. Quanto all’accusa di aver fatto assumere da un’impresa alcune persone per un appalto la difesa replica che non è certo corruzione: far lavorare gente del posto (non certo parenti) rientra pacificamente nell’attività politica di amministratori che tra le priorità hanno anche quelle di favorire l’occupazione locale, tant’è che in alcune intercettazione si parla di povera gente che non riusciva a mettere il piatto in tavola. Gli avv Ursitti e Afferrante hanno chiesto la scarcerazione di sindaco e assessore. Dichiarazioni di innocenza ribadite anche dal consigliere Corso: l’avv Maggiano ha chiesto la scarcerazione o in subordine gli arresti domiciliari. Corso ha negato d’aver intascato una mazzetta da mille euro per favorire un imprenditore che vinse l’appalto per riparare alcune strade, parlando di semplice prestito. Quanto all’accusa di far parte dell’associazione per delinquere, il consigliere comunale ha replicato d’essere in pessimi rapporti con il terzo settore tecnico comunale (la difesa ha depositato anche alcuni documenti per dimostrarlo) per cui- nell’ottica difensiva – come poteva essere presunto complice di persone con cui era in contrasto?
Anche l’imprenditore foggiano Del Buono si è dichiarato innocente. Come può far parte del presunto comitato d’affari se ha lavorato solo in un’occasione con l’amministrazione comunale, vincendo l’appalto da 35Omila euro per rifare le strade danneggiate dall’incendio del luglio 2007 (tant’è che quando gli fu proposto di partecipare alla gara perla costruzione dei loculi rinunciò perche non era economicamente conveniente). Per l’accusa l’appalto per riparare le strade fu pilotato per favorire l’impresa «D.B.», che era già d’accordo per subappaltare i lavori a imprese peschiciane e assumere persone indicate dagli amministratori (sarebbe questo il prezzo della corruzione): Del Buono ha ribattuto che non ci fu alcun subappalto; dovendo lavorare su Peschici assunse capocantiere e manovali del luogo, assicurandosi solo che fosse gente che lavorava, come in effetti fu. L’avv. Curtotti ne ha chiesto la scarcerazione.